Nicola Lagioia: un Premio Strega ottenuto con ferocia
Nicola Lagioia è Premio Strega 2015.
L’attribuzione è avvenuta a maggioranza, ma non sono mancate e certo non mancheranno le polemiche relative al romanzo premiato, “La ferocia”, edito da Einaudi.
In primo luogo si va a sottolineare come ancora una volta sia stata una grande casa editrice a fagocitare l’attenzione dei giurati, sottraendo spazio a chi promuove la lettura senza possedere la stessa forza economica.
In secondo luogo, e certo con un riscontro ben più oggettivo, in quanto evidenziabile da chiunque si avvicini a questa lettura, si va a discutere sulla effettiva validità di questo lavoro, sulla sua fruibilità a largo spettro, sulle fondamenta su cui esso è costruito.
Nicola Lagioia, un uomo del Sud
Nato a Bari nel 1973, Nicola Lagioia non è di certo un esordiente nel campo letterario ed ha al suo attivo la pubblicazione di romanzi e racconti,con cui si è proposto ad un pubblico specifico sin dal 2001.
La Puglia in cui è nato è ora protagonista de “La ferocia”, fa da sfondo ad una vicenda familiare alquanto complessa, in cui tutto ciò che appare nasconde segreti e conflitti atavici.
Da questo racconto emerge un Sud irrimediabilmente corrotto, una terra che certo contrasta fortemente con le immagini patinate che popolano le pagine dei depliant pubblicitari di città come Lecce o di zone famosissime e ampiamente riscattatesi come il Salento.
Non sta a noi il compito di giudicare quale sia l’immagine più vera, è però facile ipotizzare che chi una terra l’ha vissuta di certo l’ha conosciuta e ne ha individuato i lati oscuri nascosti tra le pieghe.
Nicola Lagioia non costruisce una implicita critica generalista, ma tocca sfere sociali specifiche, una società ricca e compiaciuta di se stessa, in cui vivono famiglie come i Salvemini, ricchi costruttori che si trovano all’improvviso a fare i conti con una realtà difficile come quella della morte della propria figlia.
Il perbenismo imperante in questa famiglia borghese (nell’accezione negativa del termine) scatena reazioni forti, l’imprevedibile diventato reale sconcerta, la superficie della palude è stata smossa da un sasso lanciato da Clara, la vittima, e le conseguenze sono inarrestabili.
La narrazione di Nicola Lagioia si snoda intorno a questo fatto iniziale (un suicidio?), trasformandolo in uno spunto per analizzare i rapporti centripeti e centrifughi di questi individui, quelli che li annodano tra di loro all’interno del nucleo Salvemini e quelli che li legano in modo non certo trasparente e pulito all’esterno coi poteri forti.
Attraverso un cammino a ritroso lo scrittore recupera il passato della vittima e secondo la migliore tradizione narrativa moderna lo identifica come causa di una serie di effetti a catena, che il lettore è portato a scoprire poco alla volta.
Il risultato finale è la considerazione della ferocia come modello di comportamento sociale imperante, su cui non si danno valutazioni, lo si identifica e lo si porta alla luce tra le righe del racconto.
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Tante novità per Lo scaffale di febbraio 2024, nel mese della bizzarria carnevalesca, dell'amore celebrato, del…Uno stile forte (e discutibile) nel romanzo di Lagioia
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Tutto questo, però, è raccontato da Lagioia con uno stile che lascia in più di una occasione sconcertato il lettore.
La regola del “tutto è concesso” sembra, in numerosi passaggi del romanzo, aver abbattuto tutte le altre regole.
Il linguaggio diventa ostico, metafore o più spesso analogie ardite e manieristiche inducono a chiedersi il senso del passo letto, la volontà di abbandonare uno stile narrativo che metta in comunicazione diretta autore e lettore lascia nel dubbio interpretativo chi affronta queste 400 pagine.
E’ vero che la lingua muta, che esiste solo nell’espressione di chi la usa, che le formule ingessate delle Accademie non hanno valore perenne, che l’evoluzione rapida ha investito anche il linguaggio, ma Lagioia sembra talora voler violare la più elementare delle regole che costituiscono un patto narrativo: la comprensibilità.
Su questa base si sono scatenate le polemiche relative allo Strega, un premio che punta ad un’ampia diffusione di mercato del testo premiato, ad una sua diffusione capillare nel nome di un recupero della letteratura e della letteratura.
Non si può negare che le scelte ardite di Lagioia siano quanto meno discutibili e inducano gli amanti della bella lingua a tenersi lontano dalla sua narrazione, a chiedere altro ad uno scrittore.
Nel piacere dell’accostarsi ad un libro domina l’elemento soggettivo, questo è un principio indiscutibile, ma di certo riesce difficile condividere il giudizio di chi sostiene che lo stile di questo autore è l’abito pregiato che riveste le sue storie.
Soggettivo per soggettivo, non piacciono infine né la fosca rappresentazione della città di Bari con i suoi difetti né il modo in cui questa viene effettuata: a chi voglia avvicinarla con tutt’altra leggerezza conviene addentrarsi nei racconti di un altro suo figlio, Gianrico Carofiglio,la cui duttilità e leggerezza narrativa sono un indiscutibile pregio.
AUTORE : Nicola Lagioia
TITOLO : La ferocia
EDITORE : Einaudi
PAGG. 412, EURO 19,50