Sguardo accattivante e sornione, gli occhi chiari che bucano lo schermo, Paolo Crepet accoglie i visitatori del suo sito con una serie di affermazioni celebri, una sorta di aforismi sul mondo contemporaneo sull’esempio di Oscar Wilde.
Una di queste, in particolare, rappresenta il nucleo di riflessione intorno al quale lo psichiatra ha costruito il suo ultimo lavoro, “ Baciami senza rete”, in uscita da Mondadori fra poche settimane:
“Riempite lo schermo del computer con le vostre idee, non con quelle scaricate da altri”.
Bell’impresa, questa, che richiede agli utenti dei social la volontà di essere solo e sempre se stessi, mai il clone di ciò che è stato già pensato, espresso, reso forse reale ma di certo virtuale da altri.
L’inno di Paolo Crepet al libero pensiero.
“Questo libro nasce da una scritta vista su un muro di Roma: SPEGNETE FACEBOOK E BACIATEVI. Fantastica sintesi di un pensiero non conformista, un’idea appesa come una cornice in mezzo al fumo degli scappamenti, una finestra abusiva, una sfida all’arrancare quotidiano di milioni di formiche, tra casa e ufficio, tra palestra e centri commerciali, obbligate a connettersi e a essere connesse senza requie, senza pensiero, senza dubbio. Una protesta probabilmente vana, sommersa dalla forzata consapevolezza di poter comunicare solo attraverso la lettura di uno schermo o lo scorrere di parole scarne o di immagini che uno strumento tecnologico può e deve trasmettere senza soluzione di continuità.»
Con queste parole lo scrittore introduce la sua riflessione, pacata ma incisiva, su una delle condizioni più disumanizzanti del mondo moderno e tecnologico, quella che ha visto la trasformazione di oggetti quali i cellulari in una sorta di protesi naturale, un’appendice delle nostre braccia e delle nostre mani.
Non è certo un bene vivere in perenne connessione col mondo, nella convinzione di condividere in tempo reale qualsiasi avvenimento relativo a una o più dei miliardi di persone che vivono sul nostro pianeta.
Questo, secondo Crepet, annulla la creatività del singolo individuo, lo trasforma in un monolite incapace di elaborare in sé e per sé un pensiero autonomo, che lo identifichi come unico e solo, diverso dagli altri.
Il titolo dato al lavoro contiene in sé una felice ambiguità di lettura: baciarsi senza rete implica sia distaccarsi dalla rete di connessioni che ognuno di noi intesse sia lasciarsi andare senza protezione, senza rete appunto, all’espressione dei propri sentimenti più autentici.
Dobbiamo porci nella condizione di chi deve essere rialfabetizzato a livello emotivo-espressivo, abbiamo perso ciò che avevamo acquisito quando la tecnologia muoveva i primi passi ed ancora non ne eravamo schiavi.
Elaborare un libero pensiero deve essere il nostro obiettivo, da perseguire individualmente e senza clamore, lontano dal palcoscenico fittizio dei social network.
Paolo Crepet ironico, sarcastico, provocatorio.
Come sempre quando scrive e quando parla Paolo Crepet abbandona i panni dello psichiatra, del sociologo, del cattedratico e indossa quelli dell’uomo affabile e comunicativo, attento a condividere la chiave d’accesso ad un mondo migliore da lui individuata.
Pensare che sia suo intento quello di demonizzare la tecnologia, di combattere la modernità è un errore grossolano: il difetto non sta mai nello strumento, ma solo nell’uso che se ne fa.
Nei suoi incontri il professore insiste sistematicamente su un punto cardine: ci sono individui preposti alla trasmissione dei fondamentali, quelli che servono e serviranno alle nuove generazioni per costruire un mondo in cui le relazioni tra individui tornino a d essere vere, sincere, non filtrate.
Si tratta dei genitori e degli insegnanti, in prima battuta, e in modo meno immediato dei politici.
A giudizio di Paolo Crepet un inefficace esercizio della propria funzione da parte di chi riveste questi ruoli è il danno maggiore che si possa arrecare ai giovani.
In questo ambito specifico, dunque, tocca a loro fare da traino, superare la dipendenza da tablet, cellulari e altre diavolerie, prestare occhi e attenzione a chi si rivolge loro come ad un esempio da imitare e trova un muro di indifferenza , di silenzio.
Tocca a noi adulti ripristinare il giusto distacco dalla rete, riscoprire e far riscoprire il fascino delle emozioni di cuore e di pelle, molto diverse e assai più profonde di quelle nate dalla condivisione di un post o da centinaia di “mi piace” relativi ad una propria ( ma troppo spesso non autentica) riflessione.
Il punto a cui siamo arrivati, secondo Crepet, è come l’orlo di un precipizio a cui noi siamo giunti: il senso di smarrimento che uno sguardo lasciato cadere nel vuoto del genera induce a fare un passo indietro, a salvarsi.
Nel baratro tecnologico stiamo precipitando tutti, senza distinzione alcuna: chi ha la vista più acuta faccia i primi passi, si ritragga, porti con sé chi gli sta vicino, raggiunga la salvezza insita nell’essere uomo e individuo autonomo e pensante, non burattino mediaticamente costruito.
Il mondo digitale, l’ultimo atto delle incessanti rivoluzioni industriali che hanno segnato la storia dell’umanità, sia al nostro servizio, sia strumento non da condannare ma da utilizzare al meglio: e invece di inviare cuoricini su WhatsApp o trascorrere le giornate a caccia di improbabili Pokemon rivitalizziamo la nostra emotività.
E baciamoci, baciamoci tanto, senza rete.
TITOLO : Baciami senza rete
EDITORE : Mondadori
Pagg. 180 e-book EURO 9,99
Sono d’accordo con Crepet fino ad un certo punto. Cosa pensa che servano il social network? Ad inventare un rapporto inesistente o rafforzare uno lontano? Eh si caro il mio dottore. Quando si vive nella stessa città e si condivide tempo con la persona che si vuole… il social network resta spento. Il brutto sa qual è? È quando si arriva a confrontarsi con un trattato come il suo libro e allora sentendosi schiavi della tecnologia ci si adatta alla prima persona che si incontra. Anche se non rispecchia i canoni cercati. Uno qualsiasi. Ma tanto va bene uguale no? Baciamoci senza rete o senza scelta?