Pif e Marco Lillo, la migliore declinazione del verbo “potere”
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Pif e Marco Lillo, la migliore declinazione del verbo “potere”

23/10/2021
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Torino, 17 ottobre, Salone del libro 2021: quando Pif e Marco Lillo entrano nella grande arena destinata ad accogliere il pubblico giunto per ascoltarli esplode un applauso che diventa un’ovazione.

Di solito simili accoglienze sono riservate a nomi noti e acclamati soprattutto dai più giovani, come attori e calciatori che si sono dati alla scrittura (indimenticabile fu la dimostrazione di affetto e stima tributata ad Alessandro Del Piero nel 2012).

Questa volta, però, la situazione è ben diversa, chi è seduto in sala sa che si parlerà di un argomento spinoso, difficile, per decenni rimasto nascosto sotto la cenere, o meglio ancora in una colata di cemento o in un barile d’acido.

Con Pif e Marco Lillo si parlerà di mafia.

Entrambi gli autori non sono nuovi a questa materia scottante: Pif, all’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, è stato sceneggiatore e regista del film “La mafia uccide solo d’estate” e come inviato ha spesso cercato di scoperchiare pentole contenenti segreti spinosi; Marco Lillo, giornalista e scrittore, da vent’anni ha messo la denuncia contro la mafia al centro dei suoi articoli e documentari, senza che neanche le citazioni in giudizio potessero fermarlo.

Insieme a loro, venuti a parlare del libro scritto a quattro mani “Io posso”, siede sul palco una donna minuta, schiva e di poche parole, emozionata e quasi intimidita dal pubblico che le sta fronte: in realtà è una donna con una forza inimmaginabile, da trent’anni in prima linea contro gli abusi mafiosi, per la quale davvero il verbo volere si è coniugato con potere.

Savina Pilliu con Pif e Marco Lillo

La donna si chiama Savina Pilliu ed è la protagonista di una storia di tenacia e di coraggio combattuta al fianco della sorella Maria Rosa, deceduta la scorsa estate senza la soddisfazione di vedere conclusa la loro battaglia.

Pif e Marco Lillo, interessati e coinvolti dalla forza che hanno manifestato le due sorelle Pilliu contro lo strapotere mafioso, hanno deciso da tempo di sostenerle nel loro procedere ed ora ne hanno fatto le protagoniste del loro libro, “Io posso”.

Lo stesso titolo, in realtà, sottostà ad una duplice possibile interpretazione. Da una parte ricorda come le organizzazioni criminali abbiano sempre piegato il concetto di potere alle loro esigenze: io posso fare tutto ciò che voglio perché io sono più forte della legge, più forte dello Stato, più forte dell’onestà e della verità.

Dall’altra, invece,  io posso diventa il grido di reazione di chi alla mafia non vuole più cedere, di chi ha deciso che la giustizia e l’onestà possono vincere e mettere a tacere la menzogna e la sopraffazione.

La storia di Savina e Maria Rosa assume così i contorni dell’exemplum, il libro che la racconta costituisce un mezzo e non un fine, deve essere e sarà uno dei modi in cui la società civile potrà dire io posso, non tu.

Quando Pif e Marco Lillo dicono di aver rinunciato ai diritti d’autore sulle vendite e di averli devoluti interamente a Savina e Maria Rosa per iniziative antimafia la sala al Salone del libro esplode in un applauso che è un boato, una standing ovation, mentre sul palco Savina si commuove.

“Chiunque leggerà il libro – dice l’autore – avrà dato il suo contributo per cambiare la società, per fermare il cammino di una associazione criminale che non è più quella che Falcone e Borsallino sono riusciti a mettere in crisi, ma che purtroppo non è ancora stata debellata”.

Chiunque leggerà questo libro e soprattutto lo farà leggere alle nuove generazioni contribuirà a mettere le fondamenta di una società più onesta e più pulita.

Sarà ancora Davide contro Golia, ma la Bibbia ci insegna che sfidare il male e la prepotenza si può e si deve.

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La storia delle sorelle Pilliu

La vicenda delle sorelle Pilliu ha inizio trent’anni fa, nei primi anni Novanta, quando Palermo era dominata dalla mafia e voci scomode venivano ridotte al silenzio anche e soprattutto con la lupara bianca.

Non si parlava di collaboratori, di maxiprocessi, di uomini animati dalla volontà e dalla forza di difendere la legge: in ogni campo era la mafia a dire io posso, anche e soprattutto nel contesto dell’edilizia.

Tra Palermo e la spiaggia di Mondello, la più amata dai palermitani, si trova il parco della Favorita, all’ingresso del quale sorgono varie case, tra cui quelle della famiglia Pilliu.

Molti proprietari hanno venduto o permutato la loro vecchia casa con uno dei nuovi appartamenti che saranno costruiti.

Le  “proposte” di acquisto in vista della costruzione di un grande palazzo non scalfiscono però la volontà delle sorelle e della loro madre: non venderanno e resteranno lì.

Il fatto che il costruttore si chiami Pietro Lo Sicco e sia protetto dal boss Stefano Bontate non intacca la resistenza opposta dalle donne alle crescenti pressioni ai loro danni: si parte dalle minacce per arrivare ai bidoni di calce scaricati di fronte alle case e al loro negozio, alle corone di fiori listate a lutto, ai gravi danneggiamenti provocati dall’abbattimento delle case ai piani superiori e delle palazzine intorno.

Savina e Maria Rosa non possono più rimanere nella loro abitazione e si trasferiscono, ma non vendono.

Le manovre del costruttore, in grave malafede, lo portano ad erigere un mostro di nove piani, un condominio in cui abiteranno personaggi dalla dubbia reputazione, malavitosi e mafiosi ( un esempio per tutti è quello di Giovanni Brusca, che vivrà da latitante in uno degli appartamenti).

Le sorelle Pilliu, come raccontano nel libro Pif e Marco Lillu, non cedono di fronte a nessuna intimidazione, spendono in avvocati tutti i loro risparmi, ne fanno una questione di principio, arrivano a sporgere negli anni 44 denunce, a sostituirsi agli avvocati quando i soldi finiscono, a non arrendersi neppure di fronte alla più palese ingiustizia, che odora di connivenza.

Dopo vent’anni di fatiche e di lotte, nel 2008 sembra che le due sorelle possano dichiararsi vittoriose: Lo Sicco viene condannato anche per concorso esterno in associazione mafiosa.

Ma è solo un’illusione, una beffa che lo Stato in cui le Pilliu hanno avuto cieca fiducia non può far altro che infliggere loro.

Sebbene le loro case siano ridotte a due ruderi senza tetto a fianco del grande palazzo, sebbene dopo trent’anni vincano la causa civile per il danno patrimoniale, non ricevono un solo centesimo: tutte le quote societarie e i beni del costruttore sono stati confiscati, per un cavillo a Savina e Maria Rosa non viene riconosciuto lo status di vittime di mafia e per di più dovranno versare allo Stato una percentuale del risarcimento che mai hanno ricevuto.

Le due donne sole contro la mafia hanno vinto una battaglia straordinaria, ma solo sulla carta: le tasse devono essere pagate allo Stato.

Ed ecco il mezzo di cui si parlava, il libro: dalla sua vendita si spera di ricavare quanto necessario per pagare la somma richiesta dall’Agenzia delle Entrate e forse anche per ristrutturare le due case e trasformarle in sede di un’associazione antimafia.

E’ una sfida affinchè la storia delle due donne non venga dimenticata ma resa nota a tutti, nella speranza che il loro io posso serva per portare a termine l’impresa che uomini come Falcone e Borsellino – che tra le altre cose incontrò quattro volte le Pilliu nei giorni precedenti l’attentato di via D’Amelio – iniziarono mettendo a repentaglio la loro stessa vita.

Savinia e Maria Rosa hanno insegnato che si può dire no all’ingiustizia, anche se è un no che costa caro.

Quando la storia raccontata nel libro e presentata da Pif è giunta alla conclusione, i due autori lasciano la sala quasi proteggendo la piccola Savina, mentre tutto il pubblico è in piedi, commosso e sinceramente turbato da questa insolita presentazione.

Pif ha ricordato in ultima battuta che il loro è un libro senza finale, perché sarà grazie all’aiuto di tutti noi, che siamo lo Stato, che sarà forse possibile chiudere la storia con un lieto fine, un esempio di vita da rendere indimenticabile.

“Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no.”

Pif e Marco Lillo, la migliore declinazione del verbo “potere”AUTORI : Pif e Marco Lillo

TITOLO : IO POSSO: Due donne sole contro la mafia

EDITORE : Feltrinelli

PAGG. 153     EURO 15,00 (disponibile versione eBook euro 9,99)

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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