Romano, giornalista professionista e scrittore, Yari Selvetella ha fatto della sua vita materia prima per la narrativa.
Autore televisivo, inviato e presentatore, esordì nella scrittura con libri di argomento musicale, cimentandosi anche con i testi poetici.
Ama Roma ed è capace di vivisezionarla per portarne alla luce le pieghe più nascoste, celebrate nei suoi romanzi.
Di questa città ha saputo cogliere e narrare anche i lati oscuri, tanto da essere considerato uno dei maggiori esperti di storia della criminalità romana.
Negli ultimi anni, dopo che un lutto improvviso ha scardinato le fondamenta di una vita che si immaginava felice, ha scelto la via dell’autofiction in romanzi di carattere psicologico.
Quando, nel 1977, lo scrittore francese Serge Doubrovsky coniò questo termine, intendeva indicare il genere letterario in cui l’autore stesso è il protagonista delle vicende di finzione narrate.
Alla base di questa scrittura sta una chiara ispirazione psicoanalitica, che determina l’indagine sull’inconscio, sollevando la questione del rapporto problematico tra verità e menzogna.
Yari Selvetella dichiara pubblicamente il suo coinvolgimento autobiografico anche nell’ultimo suo romanzo, “Vite mie”.
Yari Selvetella e il suo alter ego, Claudio Prizio
Qualunque scrittore, se interpellato in merito, dichiara di aver trasferito nei suoi personaggi una parte di sé, ma Yari Selvetella fa di più, identifica il suo protagonista con se stesso.
Claudio Prizio, questo il suo nome, si trova in una fase della vita in cui il presente sembra pesare come un macigno, perché trascina con sé un passato di dolore.
Si può pensare, giunti a un certo punto della propria esistenza, di non essere più capaci di amare?
L’amore sembra essere diventato un’assuefazione, la normalità quotidiana.
Trascina con sé i ricordi, li rende tangibili, non riesce a spingerli oltre.
Il romanzo di Yari Selvetella ruota su questo esile perno, sulla domanda esistenziale che scuote le certezze di chi pensa che in fondo una sola vita non basti per imparare ad amare e continuare a farlo.
Claudio Prizio vive in una famiglia inconsueta, una costellazione di pianeti che ruotano intorno a lui, l’unico caposaldo riconosciuto.
Ogni giorno si ritrovano in sei per la colazione che lui prepara, ma i loro legami sono i più eterogenei possibili.
Ci sono Carlo e Tiziano, i figli ormai grandi e con una loro vita autonoma, che continuano però a rimanere legati alla casa sita nei pressi del Colosseo.
Sono i figli di G., la prima compagna di Claudio, morta di leucemia troppo presto e troppo in fretta.
Hanno padri diversi, non sono figli biologici di Claudio, ma questo non significa nulla, è l’amore a legare tra loro gli elementi di questa numerosa famiglia.
Poi c’è Nico, figlio di Claudio e G., ma è G. a non esserci più a chiudere il cerchio.
Poco dopo la sua morte, annaspando nel quotidiano alla ricerca di fondamenta, Claudio ha conosciuto Agata, che è entrata di diritto in queste parentele non reciproche, ed è la mamma di Micol, la loro bambina.
Tra tutti loro legami che si sono rimescolati all’interno di una casa che è di tutti e di nessuno, con la certezza che la loro è una famiglia che si è scelta, per amore.
Eppure è proprio qui che nasce la crisi di Claudio, il tormento che lo accompagna nelle pagine del romanzo mentre a poco a poco tornano a galla stralci di passato e di memorie ad esso legate.
Perché se una certezza esiste, è che con il passato i conti devono essere fatti sempre, anche quando non tornano.
La vita come infinita ricerca
La vita non ha fatto sconti a Yari Selvetella, che ha trovato nella scrittura la forza per concretizzare il dolore attraverso le parole, il racconto.
Questo gli ha permesso di arrivare a un altro punto fermo, la consapevolezza che il dolore e la morte sono purtroppo condivisi da un’infinità di altre persone, che non siamo gli unici colpiti dalla sorte.
Trasferito a Claudio, questo sentimento genera domande a cascata, legate alla paura dell’inadeguatezza, del tempo che trascorre troppo in fretta.
Basta una vita per dare un ordine a tutto, presente e passato in attesa del futuro?
Forse no, forse ce ne vorrebbero altre, anche se in fondo Yari e Claudio ne hanno già vissute più di una, delineate nei loro ricordi.
Ci si prende cura di tutti, legati o dal medesimo dolore o dalla medesima gioia.
E’ proprio nel momento in cui sembra essere sopraggiunta la quiete tanto desiderata che si scatena una forza interiore che svela l’inganno delle consuetudini e spalanca il cuore al ricordo.
Claudio racconta episodi della sua vita e si racconta nelle sue debolezze, nel lutto mai superato, nella certezza che deve esserci un modo per sopravvivere.
Un modo per tornare ad amare veramente, senza essere trascinato dalla corrente.
L’uomo fragile e determinato di Yari Selvetella
Si è detto di come Roma sia presente in questo romanzo, con le sue strade e i suoi quartieri.
Claudio la attraversa con il suo scooter per andare al lavoro, sfilandosi dai grandi ingorghi quotidiani.
La conosce da sempre, come Yari Selvetella, vive in centro per una casualità, non per estrazione sociale.
Quando lui e Agata cominciano a cercare un altro appartamento, più piccolo visto che ormai Carlo e Tiziano sono sul punto di prendere la loro strada in autonomia, il lettore percorre insieme a loro parte della metropoli, a caccia di offerte immobiliari.
Per Claudio potrebbe essere proprio la città a fornirgli l’alibi per sopravvivere alla memoria che si fa dolore.
Bisogna lasciar andare ciò che è stato e tornare saldamente nel presente, per se stessi e per gli altri, Nico, Micol, Agata.
Il punto di non ritorno si ha quando egli comincia a vedere la propria immagine riflessa in altri, li trova copie di sé, ma sono le proiezioni delle sue vite passate mai rielaborate.
Occorre un taglio netto con ciò che è stato, per forza di cose bisogna costruire l’ultima grande illusione per potersi sottrarre a questo peso.
Conscio del fatto che i ricordi vadano oggettivati per potersene separare, Claudio raccoglie memorie di G., le impacchetta a dovere e poi le abbandona in angoli desolati di Roma, cantieri abbandonati, edifici caduti in disuso, giardini con accessi vietati.
Un atto fisico che rispecchia una scelta psicologica, un abbandonarsi ai posteri che forse troveranno questi oggetti e ne faranno una improbabile analisi antropologica.
Intanto Claudio proverà a riappropriarsi del suo presente, a viverlo senza ospiti sgraditi frutto solo delle sue elucubrazioni, a riaprire una porta per poter chiudere finalmente appagato il cerchio della sua, anzi delle sue, vite.
TITOLO : Vite mie
EDITORE : Mondadori
PAGG. 252 EURO 18,50 (versione eBook euro 9,99)