Patologie di origine ambientale? Tutta colpa del ciclo “NO-ONOO”

Patologie di origine ambientale? Tutta colpa del ciclo “NO-ONOO”

I media, periodicamente, denunciano la situazione: sempre più spesso si parla di patologie di origine ambientale e leggiamo di segnalazioni riguardo a sostanze chimiche tossiche “nascoste” negli alimenti, nei vestiti e nei mobili o persino nei giocattoli.

Negli ultimi 50 anni sono state immesse sul mercato 30.000 nuove sostanze chimiche, senza che fossero state prima testate in riferimento alla sostenibilità ambientale ed ai possibili effetti sulla salute. Molte sostanze chimiche non rimangono legate in modo indissolubile alla plastica o ai tessuti (quindi indumenti) ma volatilizzano ed entrano in soluzione andando in contatto con l’acqua o con la cute.

Anche attraverso l’alimentazione assumiamo sostanze chimiche potenzialmente pericolose: molte di esse sono difficilmente metabolizzabili e si vanno a depositare, per tutta la vita, a livello del tessuto adiposo o nelle strutture corporee che contengono acidi grassi. Per molte di queste sostanze è ancora in gran parte sconosciuto il modo in cui esplicano il loro effetto nocivo. Alcune sostanze sono in grado di causare allergie, altre danneggiano il sistema immunitario, quello neurologico e quello endocrino; altre ancora esplicano la loro azione altamente nociva a bassi dosaggi, nella fase di sviluppo dell’embrione”, spiega il Dr. Antonio Maria Pasciuto, Presidente ASSIMAS (Associazione Italiana Medicina Ambientale e Salute).

Patologie di origine ambientale sempre più frequenti

Secondo il Prof. Martin Pall, esperto di medicina ambientale e professore di biochimica alla Washington State University, alla base delle patologie di origine ambientale agisce un meccanismo molto complesso, noto come “ciclo NO-ONOO” che si autoalimenta diventando cronico nel tempo.

“Il ciclo NO-ONOO- ha spiegato il Prof. Pall – è un ciclo che si attiva in più sensi. Si tratta di un circolo vizioso in cui le sostanze tossiche con le quali veniamo in contatto a livello “locale” (attraverso la cute, gli occhi, nel tratto delle alte vie respiratorie o anche di quello gastrico-intestinale), e cioè molte sostanze chimiche o anche altri fattori stressogeni di tipo “naturale” come i virus o i batteri e le muffe, attivando a più livelli i recettori NMDA (N-Metil-D- Aspartato), molecole presenti in diversi organi, portano alla trasformazione continua di NO (Ossido nitrico) in ONOO (perossinitrito).

Tale trasformazione, una volta “cronicizzatasi”, genera, poi, processi di tipo infiammatorio e ossidativo e la diminuzione delle capacità “detossificante” negli organi deputati allo smaltimento delle scorie metaboliche, processi difficili da fermare e che scatenano meccanismi di sensibilizzazione locale che agiscono, di fatto, “aprendo la porta” a pesanti patologie di tipo “sistemico”.

“Oltre ad eliminare tali sostanze dall’ambiente, un’altra importante strategia è quella di rinforzare e rendere sempre più performanti i nostri sistemi di “detossificazione”. – spiega il Dr. Pasciuto – “L’organismo deve poter smaltire con efficacia quante più sostanze nocive e tossine grazie ai propri sistemi endogeni.

Per questo è fondamentale puntare su un’alimentazione detossificante, che comprenda molte fibre, acqua, succhi naturali e fare un’attività fisica regolare che ci permetta, attraverso il sudore, di eliminare le tossine. Concederci una volta alla settimana, inoltre, una bella sauna rilassante che aiuta in questo senso”.

Secondo il Prof. Pall anche alcuni tipi di Sali minerali, il magnesio in primis, vitamine (tra cui la Vitamina C) ed integratori di tipo antiossidante aiutano ad arrestare il ciclo “NO-ONOO” che sembra essere il “fattore comune” di tutte le patologie di origine ambientale, tra le quali la fibromialgia, la sensibilità chimica multipla e la sindrome da stanchezza cronica.

Ma oggi anche malattie molto diffuse e comuni quali, per esempio, il glaucoma, sembrano imputabili, almeno in parte, a cause di tipo ambientale.

Anche in Italia, dove fino ad oggi si sapeva poco del problema e non c’erano strumenti di diagnosi e prevenzione, qualcosa inizia a muoversi.

E’ di questi giorni, infatti, il lancio sul mercato di un presidio medico a base di “zeolite”, un minerale di origine vulcanica che si forma dall’incontro tra la lava e l’acqua del mare e si presenta con una struttura microporosa costituita da migliaia di piccoli canali che, con un procedimento puramente fisico, sono grado di legare rilevanti quantità di tossine, metalli pesanti, radicali liberi e ioni ammonio.

“Grazie al suo effetto “scavanger”, spiega il dr. Pasciuto, la zeolite elimina le sostanze tossiche già presenti a livello organico: attraversa il tratto gastro-intestinale senza essere assorbita, lega mediante scambio cationico i metalli pesanti eliminandoli, e ha attività detossificante, assorbente e antiossidante, riducendo il danno da radicali liberi”.  

 

 

 

 

 

 

 

 

Immagine copertina di Pixabay https://www.pexels.com/it-it/foto/primo-piano-del-microscopio-256262/

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