Stenosi della carotide: si interviene con la tecnologia robotica
Secondo i dati dell’associazioni chirurghi italiani, entro 10 anni in ogni sala operatoria sarà presente un robot per coadiuvare il lavoro degli specialisti. Si stima, infatti, che ben il 74% dei pazienti in futuro prenderebbe in considerazione il fatto di essere operato da un robot. In realtà, già oggi in diversi ospedali italiani viene applicata la tecnologia robotica in molte branche mediche.
Recentemente Maria Cecilia hospital al Maria Cecilia Hospital, in provincia di Ravenna, Ospedale di Alta Specialità di GVM Care & Research accreditato con il SSN, si è svolto un intervento per l’inserimento di uno stent carotideo con l’utilizzo di un robot.
Il sistema di guida robotico Corindus CorPath GRX, aumenta la precisione del medico specialista che opera in campo vascolare e in particolare nell’inserimento e posizionamento dei cateteri per l’applicazione di stent.
Questo sistema permette di eseguire movimenti automatizzati e misurazioni anatomiche più accurate: un vantaggio per il paziente che giova così di un ancora più elevato livello di sicurezza e affidabilità delle procedure operatorie.
Il supporto della robotica consente una scelta maggiormente appropriata della lunghezza dello stent e un’accuratezza submillimetrica dell’impianto, dimezzando così la necessità di un reintervento di rivascolarizzazione entro un anno e riducendo di un terzo le probabilità di infarto entro tre anni.
Dalle coronarie alla stenosi della carotide
“Presso il nostro ospedale utilizziamo la tecnologia robotica principalmente per interventi complessi sulle coronarie”, dice Paolo Sbarzaglia, Cardiologo Interventista del Laboratorio di Cardio-Angiologia Diagnostica ed Interventistica. “Considerato che i device, stent e cateteri, utilizzati per l’interventistica sulle coronarie sono analoghi a quelli impiegati per le procedure delle arterie carotidi, abbiamo studiato la possibilità di poter intervenire con il sistema robotico per ottenere una maggior precisione nel trattare una stenosi della carotide. Si tratta del primo intervento fuori dagli USA eseguito con Corindus CorPath GRX sull’arteria carotide”.
Il paziente, un 76enne romagnolo, era già stato operato in passato per un’angioplastica carotidea dovuta all’aterosclerosi, patologia caratterizzata dall’accumulo di placche sulle pareti interne dei vasi che impediscono il corretto afflusso di sangue.
“Durante un controllo è emerso che una placca ostruiva la carotide in maniera importante. Ho contattato il Maria Cecilia Hospital per tutti gli esami necessari e sono stato sottoposto all’intervento con il sistema robotico. Oggi sto bene, seguo le cure prescritte e mi sottoporrò alla visita di controllo tra un mese”, racconta il paziente appena operato.
Nel futuro, l’utilizzo di questa tecnologia d’avanguardia potrebbe permettere di eseguire anche procedure a distanza: “Grazie all’impiego di nuove connessioni web sempre più performanti, si potranno utilizzare i sistemi robotici in remoto, a molti chilometri di distanza, permettendoci di intervenire prontamente anche da luoghi lontani dalle strutture ospedaliere”, conclude Sbarzaglia.