Siamo in Val di Fassa: rocce grigie, a punta e arrotondate, ampi strati di neve che si alternano nei punti più fitti o più aperti creando un contrasto piuttosto piacevole soprattutto endemico; tutt’intorno un paesaggio di montagne quasi a perdita d’occhio, e in lontananza il ghiacciaio della Marmolada, un po’ spento, un po’ ridotto nelle dimensioni ma comunque sempre bello, solitario e fiero contro un orizzonte che si sperde e si ritrova in prospettiva di continuo.
Val di Fassa, il senso di libertà
Quando arrivai in cima al Canazei mi sentii non entusiasta per aver raggiunto una vetta piuttosto alta (Sass Pordoi, 2950 mt), né felice ma direi libera… si, ecco, ho provato un grande senso di libertà interiore.
Era una splendida giornata di sole dei primi giorni di ottobre, faceva piuttosto caldo e il cielo, di un azzurro cristallino, era terso e incredibile. Val di Fassa, in provincia di Bolzano, dunque in Trentino Alto Adige, altrimenti conosciuta come “la terrazza delle Dolomiti”.
Gli appassionati della montagna conoscono bene questi luoghi, li apprezzano e ne sono innamorati. Chi preferisce altre mete, ne rimane comunque colpito e affascinato, li vive e col tempo, inspiegabilmente, finisce con l’amarli, forse senza capire mai il perché.
Un spianata sospesa nel cielo
L’aria è pura, sottile. Personalmente riesco a respirare bene nonostante l’altitudine e un poco di rarefazione, anzi i miei polmoni si sentono più leggeri qui, piuttosto che in pianura, giù a valle. Il senso di vastità è percepibile a pelle. Capisco subito perché proprio questo punto è chiamato “la terrazza delle Dolomiti”.
La cima è piatta, una splendida spianata liscia e lineare come una terrazza dove la gente cammina, passeggia, si siede per terra, gioca, si rotola, insomma fa di tutto come se fosse su di un pianoro. Parapendii colorati si avvicinano e si allontanano lenti come in una strana sequenza irreale in cui la scansione del tempo si dilata sempre di più e a seconda della forza del vento, della sua direzione, della sua spinta.
Val di Fassa: cucina rustica e deliziosa
Quasi attaccato alla stazione della funivia vie è un bar – ristorante arredato in tipico stile montano (anche a quella quota) che offre ai clienti specialità del posto. Qui la gente viene per passeggiare, per fare il pieno di ossigeno, per rinfrancare lo spirito e la mente e per tonificare il corpo.
La scelta del cibo è oculata, rispecchia l’offerta gastronomica del posto; per me si presenta un tantino difficile in quanto sono tutte pietanze del luogo sconosciute ai più, almeno per quanto riguarda il nome del piatto.
Alla fine opto per un piatto a base di carne di manzo, che l’uomo mi dice essere genuina e fresca, di manzi allevati negli alpeggi, semplicemente cotta al fuoco e un poco aromatizzata con erbe alpine e un contorno di verdure d’alta quota soffritte nel burro fresco e condite con panna altrettanto fresca. Una vera delizia al palato!
Spumeggiante bionda del Nord
Ma forse, almeno per me, la vera rivelazione di questo luogo di ristorazione che sembra toccare il cielo, è la birra. Birra alla spina chiara, bionda, schiumosa, dissetante fatta dal cuore del luppolo con procedimenti antichi e naturali che rimandano indietro nei secoli, servita in grandi boccali di ceramica decorata perché ne mantiene l’aroma anche a lungo.
Val di Fassa, di montagne di cielo e di vento
Dal mio rustico tavolo di legno, attraverso la vetrata che prende un’intera parete del locale, vedo un paesaggio che incanta e insieme sconvolge destando perfino paura. Picchi bianchi e grigi, alti e meno alti, appuntiti o erosi, a strati e a sedimentazioni, dalla colorazione che varia con la luce del sole nelle diverse ore del giorno. Percepisco, a tratti, l’incommensurabilità di ciò che mi circonda, mai come qui credo che la terra e il cielo siano così vicini fino a toccarsi.
Cosa custodiscono nel loro ventre queste montagne? Quali segreti di ere geologiche passate racchiudono nei loro crepacci, nei loro anfratti, nella pietra che ingloba e trasforma nei milioni di anni? Sono all’incirca questi i miei pensieri in quegli attimi un poco fuori dal tempo ordinario.
All’aperto, quando cammino sulla “terrazza”, respiro profondamente e intensamente, in modo ritmato e lieve per dare maggiore beneficio a tutto il corpo… e si sente! Non c’è vento (solo una leggera brezza che indirizza i parapendii), non ci sono nuvole; i rumori sono ovattati.
Le cabine della funivia salgono e scendono silenziose, esse non creano un traffico congestionato come in città.
Fascino di ghiaccio d’inverno
Nei mesi invernali è quasi impossibile tenere aperta la piccola struttura rifugio, per il freddo, per la neve alta, per le condizioni atmosferiche talvolta proibitive. Nei mesi di gennaio e di febbraio la temperatura può scendere anche a -15° -16°, eppure c’è gente che sale fin quassù: persone che non sono alpinisti incalliti o fanatici della montagna, persone normali sì, che hanno un rapporto con la montagna piuttosto semplice, perché desiderano camminare tra le nevi di questa meravigliosa terrazza d’alta quota, e respirare, sì respirare la gelida e purissima aria che la sovrasta e la avvolge. Allora la funivia si rimette in moto e il bar – ristorante si riscalda e diventa ancora più accogliente e ospitale dando a tutti buon cibo, buona birra e calore, molto calore, sia al corpo che alla psiche.