Metodo Ikigai, la filosofia del "fare" per vivere a lungo, felici
Benessere

Metodo Ikigai, la filosofia del “fare” per vivere a lungo, felici

06/07/2021
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Ikigai è una parola giapponese breve ma dal significato molto profondo.

È composta da “iki”, che vuol dire “esistenza”, e “gai”, che indica lo “scopo“.
La sua traduzione letterale quindi è proprio “scopo della vita“.

È un’espressione che va ben al di là della cornice testuale, trattandosi di una vera e propria filosofia per vivere felici e a lungo.

Il metodo Ikigai, infatti, “spiega” come ritrovare sé stessi e la serenità interiore attraverso la pratica della presenza.

Esistono più strade per riconoscerlo e coltivarlo, dalla meditazione allo yoga passando per le attività più “insospettabili” come cucinare, fare bricolage o dedicarsi al riciclo creativo.
Perché l’Ikigai per qualcuno potrebbe essere la splendida arte di preparare torte, per altri confezionare abiti su misura e per taluni… chissà…

Conosciamo meglio questo pensiero che arriva da Oriente, per capire come applicarlo anche a Occidente e le caratteristiche che lo definiscono.

Lo scopo della vita con il “fiore” del metodo Ikigai

Spesso l’affascinante concetto dell’Ikigai viene rappresentato graficamente come un fiore i cui petali, incontrandosi, formassero tutte le componenti necessarie a dare vita a questa fantastica filosofia.

Nella raffigurazione emerge come il metodo Ikigai nasca dall’incrocio perfetto tra:

  • passione: ciò che si ama
  • vocazione: ciò in cui si è bravi
  • missione: ciò di cui il mondo ha bisogno (e si è in grado di offrire)
  • professione: qualcosa per cui si ha così talento e motivazione da poter essere pagati

Tutte queste condizioni sono quindi necessarie per far sì che l’Ikigai germogli.
Un’altra condizione essenziale per la sua “coltivazione” è l’intenzionalità.

Solo dedicandosi con costanza, consapevolezza e contatto, inteso come la presenza nel qui e ora, alla cura del proprio valore aggiunto è possibile effettivamente farlo crescere e donarlo al mondo.

Le “3 C” (costanza, consapevolezza e contatto), in generale, sono utili per il raggiungimento di qualunque tipo di traguardo nella vita.

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Da dove iniziare

Per cominciare a vivere positivamente ed essere maggiormente focalizzati sul riconoscimento del proprio Ikigai occorre innanzitutto:

  • permettersi la possibilità di riposare in maniera adeguata
  • dialogare con se stessi ponendosi obiettivi raggiungibili (della giornata prima ancora che di vita), parlandosi in maniera tollerante e realista.

Siate il migliore amico di voi stessi, in poche parole.

  • correggere gli schemi di pensiero, sostituendo frasi e convinzioni depotenzianti con una versione più costruttiva.

Ad esempio:

NO “Non sono capace”
“Sto imparando” oppure “Voglio imparare” o ancora “Ho altre priorità e preferisco concentrarmi su quelle”

  • pensare che le cose possano andare per il verso giusto… e non sempre in direzione opposta ai propri desideri.
    E anche se dovesse succedere è bene fermarsi, fare un bel respiro e capire qual è l’opportunità migliore da cogliere dal cambio programma.
  • stop al giudizio.

Classificare con “giusto” e “sbagliato” è umano: la mente ha bisogno di semplificare e inserire le cose in categorie ben precise.

Ma emettere sentenze troppo rigide rende poco flessibili, difficilmente inclini al cambiamento e al miglioramento.

  • trasformare la parola “problema” in “opportunità”, “situazione temporanea e risolvibile”
  • mettersi al centro: il che non significa ignorare o trascurare le altre persone ma comprendere cosa veramente si fa per il proprio benessere e cosa per compiacere gli altri
  • sorridere, a sé stessi, agli altri, alla vita
  • esprimere gratitudine, magari aiutandosi tenendo un taccuino da aggiornare quotidianamente (o quando si è più giù di corda) in cui annotare i doni e gli avvenimenti che hanno riempito la giornata di significato
  • ultimo, ma non per importanza, ricordarsi della parola “equilibrio”.

Da scrivere su un post it e attaccare in punti ben visibili, da ripetere mentalmente: fatelo diventare il vostro mantra.

Ricordiamo che l’Ikigai è nato in Giappone, Paese da sempre legato all’immaginario e alla cultura della morigeratezza

Le domande utili per avvicinarsi al metodo Ikigai?

A questo punto vi starete chiedendo: “come faccio a capire se davvero ho trovato il mio Ikigai?” oppure “da dove parto per ricercarlo?”.
Magari, leggendo, avete individuato un’attività di cui già vi occupate che ha due o tre delle quattro caratteristiche necessarie per definire l’Ikigai: va bene, siete sulla buona strada e il passo per arrivare alla completa realizzazione potrebbe essere più vicino di quanto crediate.

Nel frattempo ecco alcune semplici domande da porsi, la cui risposta vi può aiutare a orientarvi meglio nel perseguimento dell’Ikigai:

  • Cosa amate più di ogni altra cosa?
  • In cosa siete bravi e vi piace dedicare tempo, energie e giorno dopo giorno con impegno, ma senza percepire fatica, migliorate sempre?
  • Questa cosa può permettervi di essere riconosciuti anche a livello economico?
  • Qual è la cosa a cui non rinuncereste, nemmeno se tutte le persone attorno remassero contro?
  • In che modo potete aiutare gli altri con questa attività, migliorando in un certo senso il mondo?

I libri per approfondire

Esistono numerosi libri per esplorare il significato dell’Ikigai, che contengono anche molti spunti pratici come esercizi di yoga e meditazione.

Tra questi suggerisco “Ikigai. Il metodo giapponese” di Bettina Lemke e “Il metodo Ikigai. I segreti della filosofia giapponese per una vita lunga e felice” di Héctor García, Francesc Miralles.

Entrambi illustrano la possibilità di condurre un’esistenza piena e appagante e, riassumendo, spiegano come essere felici nella quotidianità.

Uno, ma anche più di uno

Dedicarsi quotidianamente a ciò che si ama è la chiave per vivere bene.
E non è mai né troppo presto né troppo tardi per farlo.

Perché non esistono limiti all’Ikigai.

Nella sua semplicità si tratta di un concetto profondo e come tale è caratterizzato da innumerevoli sfaccettature.

Per esempio le motivazioni che spingono ognuno a ricercare il proprio Ikigai sono diverse da persona a persona.

Il numero stesso di Ikigai può variare.
Ebbene sì; se ne può avere più di uno. E lo si può scoprire da giovanissimi (tutti abbiamo sentito parlare dei cosiddetti bambini prodigio) oppure in età adulta.

Quindi mai porsi di alcun tipo di blocco (di denaro, età, formazione e così via) davanti al raggiungimento dell’Ikigai.

Tutti siamo nati con almeno un Ikigai.
Quindi cosa aspettate?

Giocate come da piccini e sarà la caccia al tesoro più meravigliosa della vostra vita.

Ricordate solo di portare sempre le “3 C” con voi.

Vi do l’arrivederci con una frase significativa di Marie Kondo, autrice e ideatrice del sistema KonMari per riordinare al meglio gli spazi abitativi con lo scopo di migliorare la qualità della propria vita.

L’Ikigai spinge le persone a fare ciò che le rende felici. È un concetto ovvio che però, nello stesso tempo, può non essere scontato, soprattutto se vivi immerso in una cultura in cui il successo si misura sui soldi e sul ruolo che occupi nella società”.

Valentina Pitozzi, giornalista e divulgatrice olistica Laureata in Scienze Antropologiche ed Etnologiche, collabora con agenzie di comunicazione, giornali e blog in qualità di giornalista e copywriter. Da sempre interessata ai temi del benessere e dell’equilibrio della persona ha intrapreso lo studio di diverse discipline olistiche tra cui il Thetahealing e il Dien Chan. Nulla di esoterico: queste tecniche si occupano di capire le disarmonie dell’organismo, lavorando sulla radice. Autrice di due libri in uscita, la sua frase è: “Le parole sono energia” e la sua mission è occuparsi di linguaggio consapevole.

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