Valtellina: ambiente, natura, storia, e gusto e molto, molto di più

Valtellina: ambiente, natura, storia e gusto… e molto, molto di più

Situata al centro delle Alpi Retiche, ai confini con la Svizzera e l’Alto Adige, considerare la Valtellina come una delle tante vallate alpine, seppur bella e ospitale, è assolutamente riduttivo ed ingeneroso, in quanto questo territorio è un insieme di culture, economie, prodotti, umanità, che ne fanno quasi un mondo a sè, piuttosto isolata com’è dal resto della regione circostante, in forza delle alte montagne che la circondano da tutte le parti: il Bernina, lo Stelvio, l’Ortles, il Cevedale, il Gran Zebrù, l’Adamello, la Presanella, oltre che da infrastrutture, stradale e ferroviaria, che per una località che vuol puntare molto sul turismo estivo e invernale, ha ampi margini di miglioramento

Situata nel bacino idrico del fiume Adda fino all’immissione nel Lago di Como, la Valtellina comprende anche alcune vallate laterali: la Valchiavenna, la Val Malenco, la Val Masino, la Valgerola e la Val Poschiavo, nel Canton Ticino, in Svizzera.

Nella parte a nord, invece, la vallata principale termina nella vasta e verde conca di Bormio, da cui si dipartono da una parte la Val di Dentro verso Livigno ed i cantoni svizzeri, e dall’altra la Val Viola e la Valfurva.

Valtellina: la Rupe Magna di Grosio

Valtellina: ambiente, natura, storia, e gusto e molto, molto di piùLe bellissime incisioni rupestri della “Rupe Magna” ritrovati nell’abitato di Grosio, dell’età del ferro, certificano che questa zona fu abitata da celti, liguri ed etruschi che tra altro vi introdussero la vite e che conoscevano le tecniche di vinificazione; lo stesso nome della valle potrebbe venire da uno di quei popoli, presumibilmente i “tellini” abitanti di Teglio, a centro valle, uno dei centri principali in età romana, anche se su questo le opinioni differiscono, come sempre succede quando non vi siano prove a confortare una tesi o un’altra.

Nonostante la sua conformazione orografica e la protezione dei monti, la vallata fu oggetto di conquista dei diversi popoli che approfittarono della caduta di Roma, dai Longobardi, ai Franchi, ai Grigioni, oltre che sotto il dominio dei potentati ecclesiastici e fu anche teatro di scontri tra cattolici e protestanti al’epoca della riforma luterana ed anche dopo; moltissime le rocche, i castelli ed i torrioni sparpagliati lungo i pendii delle montagne che sovrastano le valli.

Valtellina: i Castelli

Valtellina: ambiente, natura, storia, e gusto e molto, molto di più
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Durante il tardo ‘500 e il primo ‘600 in Valtellina si diffuse, più che in ogni altra zona dell’arco alpino italiano, la coltura del grano saraceno, che tuttora condiziona molto la cucina locale.

Le vicende napoleoniche hanno coinvolto la vallata, prima con le occupazioni civili e militari ed il transito delle truppe, poi, dopo la sua uscita di scena, nel Trattato di Vienna, con le discussioni se annettere la Valtellina alla Svizzera o mantenerla sotto l’influenza dell’Austria. Le due guerre del ‘900 non l’hanno tenuta indenne dal disastro generale, alla quale la valle ha partecipato come il resto del Paese con il sacrificio della vita di molti suoi figli.

Valtellina: il turismo volano di sviluppo

Quasi trent’anni fa la Valtellina fu sconvolta da una catastrofe naturale: Sant’Antonio Morignone, frazione del comune di Valdisotto, nei pressi di Bormio, fu raso al suolo da una grande frana staccatasi dal vicino Pizzo Coppetto, la quale finì nel letto dell’Adda, ostruendolo con gravissimi rischi di esondazione, evitati solo grazie ad ingegnose e complesse opere di riassestamento messe in atto dalla Protezione Civile.

Da sempre la Valtellina è un territorio rimasto piuttosto isolata dal resto del territorio circostante, con una viabilità non adatta alle esigenze di quest’epoca; per lo sviluppo delle sue attività economiche, soprattutto del turismo, che ne è la principale risorsa, per poter dare ulteriore impulso alle numerose stazioni sciistiche, tra cui Livigno, in territorio soggetto a porto franco, alle antiche terme di Bormio e di Masino, alle sue verdi e tranquille vallate laterali, al magnifio Parco Nazionale dello Stelvio che ne delimita il confine superiore, la Valtellina avrebbe la necessità di qualche infrastruttura più moderna ed adeguata, come la superstrada attesa da cinquant’anni, i cui lavori stanno procedendo; con la conformazione del terreno e la necessità di scavare gallerie sotto diverse montagne, probabilmente i valtellinesi vedranno terminata parecchie generazioni più avanti.

L’artigianato è un settore piuttosto attivo, con la produzione del pezzotto, un tappeto costituito di scarti di tessuto intrecciati con filo di canapa, oppure la lavorazione della pietra ollare, con la quale vengono costruiti camini e piastre per cucinare.

Valtellina: un’enogastronomia di alto profilo

Valtellina: ambiente, natura, storia, e gusto e molto, molto di piùIl settore agro-alimentare è sicuramente quello tradizionalmente più forte in Valtellina, con specialità gastronomiche come la bresaola, la “slinzega”, i formaggi Bitto e Casera, le mele, le marmellate, prodotti conosciutissimi in Italia e nella vicina Svizzera ma venduti anche in diverse altre parti in giro per il mondo. Piuttosto ricca anche la cucina valtelliese, con i “pizzoccheri”, spesse tagliatelle di grano saraceno condite con verze, patate e formaggio locale; la polenta taragna, sempre di grano saraceno, condita con 4 tipi diversi di formaggio; gli “sciatt” ed i “chiscioi”, frittelline croccanti ripiene di formaggio fuso, o i vari piatti a base di cacciagione e di funghi di cui le vallate sono piene, la “bisciola” dolce e le torte di farina nera ai frutti di bosco.

Ad accompagnare una cucina ricca, saporita e piuttosto calorica, ci sono grandi e corposi vini prodotti principalmente con le uve Nebbiolo, collecate negli ampi vigneti a terrazzo che il faticoso ed incessante lavoro dei valligiani ha saputo creare lungo le pendici della media e bassa valle.

Tra i più noti ci sono l’Inferno, il Grumello, il Sassella, il Valtellina, il Valgella, il Maroggia, senza dimenticare l’ottimo Sforzato, ottenuto lasciando appassire l’uva, che raggiunge anche i 15°, oltre al tipico amaro Braulio, distillato nel territorio di Bormio.

About Massimo Tommasini

Massimo Tommasini, esperto in editoria aziendale e ambiente

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