La preparazione della frutta sciroppata ha origini antiche, legate alla scoperta della fermentazione alcolica, infatti lo zucchero presente naturalmente nella frutta o il saccarosio che da qualche secolo impieghiamo in cucina, aggiunto alla frutta, sono in grado, attraverso processi fermentativi, di diventare alcol e conservare la frutta a pezzi nel liquido che si viene a formare, lo sciroppo appunto.
La frutta sciroppata non è frutta
L’errore più comune che si fa è quello di accomunare la frutta fresca a quella sciroppata, parliamo invece di due alimenti completamente diversi.
La frutta fresca, come sappiamo, apporta all’organismo molecole benefiche e indispensabili come le vitamine ed i minerali, micronutrienti che mancano completamente nella frutta sciroppata.
Se proprio volessimo associare la frutta sciroppata ad un altro tipo di alimento, questo sarebbe il dessert!
Così perdiamo i micronutrienti
I metodi di preparazione della frutta sciroppata possono essere sia casalinghi che industriali e prevedono in alcuni casi una cottura preventiva al vapore o per sbollentatura (le classiche pesche sciroppate industriali sono un esempio).
La cottura della frutta è responsabile della perdita di vitamine e sostanze antiossidanti tanto benefiche.
Lo sciroppo che si viene a formare con la fermentazione degli zuccheri o quello aggiunto utilizzato dall’industria inoltre, favorisce la fuoriuscita per osmosi di moltissimi minerali benefìci per l’organismo. Al posto dei minerali come potassio, calcio, fosforo che escono dalla frutta, osmoticamente si inseriscono glucosio e fruttosio, due zuccheri semplici molto dannosi per la nostra salute.
L’igiene è fondamentale
Se decidiamo di preparare frutta sciroppata fatta in casa è importante essere molto rigorosi in quanto a igiene.
Anche se ad occhio nudo, il contenitore che stiamo usando ci sembra pulito, potrebbe invece essere contaminato da batteri patogeni resistenti all’alcol o peggio, contaminati da spore in gravido causare patologie anche gravi al momento del consumo. E’ fondamentale quindi passare i contenitori in acqua bollente per alcuni minuti ed una volta riempiti e tappati, pastorizzarli di nuovo in acqua bollente. Tutto questo calore, neutralizza i patogeni ma compromette anche la componente nutraceutica della frutta.
Con le visciole si fa così
Altri metodi tradizionali casalinghi provengono l’impiego del comune zucchero da cucina come nelle classiche visciole sotto spirito.
Le visciole, un frutto a metà tra la ciliegia e l’amarena, vengono raccolte in estate, a maturazione raggiunta. Ua volta raccolte e lavate, le visciole vengono messe in barattoli di vetro aggiungendo lo zucchero in rapporto 1:1 (1 kg di visciole: 1 kg di zucchero). Il barattolo viene poi esposto al sole estivo per quaranta giorni durante i quali, il contenuto del barattolo dovrà essere scosso una volta al giorno. Il calore del sole, i lieviti presenti nelle visciole ed altri processi fermentativi permetteranno la trasformazione dello zucchero in sciroppo alcolico che conservarà le visciole al suo interno.
Frutta sciroppata solo in qualche occasione
Inseriamo la frutta sciroppata nella lista egli alimenti 0 in condotta perché l’altissimo contenuto di zuccheri e l’assenza di vitamine e minerali ne fanno un alimento fortemente energizzante con un impatto molto negativo sulle persone obese e sui soggetti diabetici (soggetti sempre più in aumento fra la popolazione).
Deve essere consumata con moderazione e considerata un vero e proprio dolce.
La grande disponibilità di cibo che oggi abbiamo, ci consente di scegliere frutta fresca e di stagione tutti i giorni in ogni momento dell’anno. Conservare frutta in casa o addirittura comprare frutta sciroppata, dal punto di vista nutrizionale non ha proprio senso. Forse potremmo dire che a guadagnarci è solo il gusto e praticamente scegliamo di mangiare frutta sciroppata perché è dal sapore dolce e gradevole in grado di deliziare il palato.