Alimenti 10 e lode. Tradizione: originalità nel piatto
Tradizione: può essere definita come alimento? In senso pratico non lo è ma, pensandoci bene e analizzando ogni suo aspetto, ci rendiamo conto di come i piatti tipici delle nostre regioni — quelli tramandati dai nostri avi e presenti in famiglia da secoli, o semplicemente quelli che diamo per scontati, perché fanno parte della nostra quotidianità — siano un valore assoluto per la nostra salute.
Tradizione: orginalità nel piatto?
Spesso non si ragiona su quanto originale, singolare possa essere un piatto della tradizione. Il tocco del cuoco lo rende nuovo in un momento. Purtroppo soltanto da qualche anno a questa parte la cucina tradizionale, quella legata al territorio, quella che rispetta la stagionalità, è valorizzata come si deve, mentre la versione appiattita e standardizzata della cucina italiana e i prodotti industriali sono largamente diffusi sia nella ristorazione professionale, sia in ambito domestico: la causa è da ricercarsi nel recente passato.
Quale acqua dare ai neonati?
L’acqua non è indispensabile solamente per gli adulti. Lo è anche nei bebè. Basti pensare che…Tradizione sì, tradizione no… il boom economico del Dopoguerra
Quale acqua dare ai neonati?
Fu infatti il boom economico del Dopoguerra il responsabile della perdita della tradizione culinaria dello Stivale. Parliamo di un popolo, quello italiano, che per secoli aveva sempre lottato con mille difficoltà per sfamarsi e all’epoca del secondo Conflitto mondiale era ancora molto arretrato, con un notevole distacco tra le classi povere e quelle più agiate. Dalla seconda metà del Novecento le cose però iniziarono a cambiare: si riscontrava un livello economico più equo, la possibilità di accedere alla carne quasi tutti i giorni e soprattutto l’arrivo degli elettrodomestici, come il frigorifero e il televisore. Il primo dava la possibilità di programmare la spesa, fare scorte e conservare a lungo il cibo in casa, la seconda si occupava di pubblicizzare e diffondere i prodotti che l’industria alimentare metteva sul mercato. Si diffuse l’idea che quei prodotti, quelli che la televisione proponeva, erano più nutrienti, completi, equilibrati. Soprattutto, essi davano l’illusione alle persone di non essere più povere. Prodotti come bibite gassate, carne in scatola, cioccolate spalmabili e olii di semi, ma anche pasta e pani bianchi, che con le conoscenze attuali sappiamo non essere assolutamente tali.
Tradizione lasciata in ombra dal boom economico?
Le famiglie fino a quel tempo si nutrivano di prodotti della terra, cibi che rispettavano la stagionalità e non erano trattati artificialmente. Erano visti come insufficienti per sfamarsi, poiché sino ad allora lo erano stati. Una condizione dovuta però non soltanto alla qualità del cibo e alla disponibilità dello stesso, ma soprattutto alla qualità della vita, fatta di stenti, pochi soldi e uno Stato sociale che vedeva private le persone di un’assistenza sanitaria adeguata, nell’ambito di conoscenze mediche ancora agli albori, se paragonate all’oggi.
La straordinaria crescita di tutti questi fattori fu per gli italiani l’inizio di una nuova vita, ma a morire fu proprio la tradizione, che fu relegata alla sola realizzazione di piatti domenicali, al cospetto della famiglia riunita dopo una settimana di lavoro nelle nuove fabbriche e nei nuovi cantieri.
Anche i ristoratori proponevano da Nord a Sud menù italiani standard, tanto che per tutto il 1950 e il 1960 era praticamente impossibile trovare in un ristorante romagnolo la piadina o in uno di Roma i rigatoni con la pajata.
A far le spese di tutto ciò fu la salute degli italiani, che vide e vede tuttora crescere il numero di persone in sovrappeso o obese, con il conseguente aumento delle patologie come il diabete, le malattie cardiovascolari e quelle neurodegenerative.
10 buoni motivi per consumare pasti tradizionali
- Sono buoni da mangiare e buoni da pensare, evocano ricordi e fanno viaggiare nel tempo.
- Rispettano la disponibilità degli ingredienti del momento, la famosa ‘’stagionalità’’.
- Non contengono conservanti, coloranti o altri additivi chimici.
- Mantengono viva la nostra memoria e stimolano la nostra fantasia nelle preparazioni domestiche.
- Sono d’insegnamento per i nostri figli e nipoti: certe cose devono essere tramandate.
- Sono a favore dell’ambiente. Un prodotto tradizionale fatto in casa inquinerà molto meno di un prodotto industriale.
- Ci darà la possibilità di fare economia domestica, poiché ci sarà la possibilità di recuperare gli avanzi e gli alimenti che deperirebbero.
- Fanno bene al fisico e alla mente.
- Danno la possibilità di apprendere l’importanza, la provenienza e il valore di ogni singolo ingrediente.
- Sono le nostre radici.
Come potrebbe essere la tabella nutrizionale dei cibi tradizionali
INFORMAZIONI NUTRIZIONALI | PER 100 g |
Valore energetico | Anche se alto, si tratta di calorie ‘’sane’’ |
Proteine | Tutti gli amminoacidi essenziali sono presenti |
Carboidrati | Complessi |
di cui zuccheri | Pochi |
Grassi | Buoni |
Di cui saturi | Ottima riserva energetica |
Di cui monoinsaturi | Olio extra vergine d’oliva |
Di cui poli-insaturi | Omega 3 e Omega 6, pesce e frutta secca |
Fibre | Molte: Evviva la regolarità intestinale. |
Sodio | Quanto basta. E’ sufficiente quanto già presente naturalmente. |
Perché non consumare i cibi della tradizione
Potremmo dire che per gli alimenti tradizionali non ci sono controindicazioni, a eccezione delle allergie e delle intolleranze.
Una raccomandazione tuttavia è d’obbligo: le ricette per la realizzazione di pasti tradizionali a volte prevedono l’impiego di ingredienti molto calorici, per esempio lo strutto, il burro o il lardo. E’ bene dunque associare sempre all’alimentazione una sana attività fisica.