Tre italiani su quattro sono preoccupati dell’impatto del cibo sulla salute, il 53% utilizza internet per raccogliere informazioni sul cibo purtroppo pero, spesso, si tratta di fake new, cioè di notizie false. Le ”bufale” infatti attirano l’attenzione dei lettori. L’effetto shok riguardo a un determinato alimento consigliato o, al contrario, demonizzato perché ritenuto dannoso diventa virale guadagnando condivisioni e migliaia di like. Purtroppo le fake news sono quasi sempre frutto di strategie dietro cui si nascondono interessi economici.
E’ quanto emerso, qualche giorno fa, a NUTRImi, congresso scientifico che ha visto protagonista la dieta mediterranea e le sue applicazioni in campo medico e culturale. La prima edizione romana si è svolta sotto il patrocinio istituzionale del ministero della salute, dell’Universita Sapienza di Roma, del Consiglio nazionale delle ricerche, e di altre prestigiose istituzioni scientifiche.
”Wurstel e carne cancerogeni come il fumo”,” La dieta meditteranea favorisce l’ictus”, ” La pasta di sera fa dimagrire”. sono soltanto alcuni esempi noti di frasi shok crcolate negli ultimi tempi. Un vero e proprio terrorismo alimentare sostenuto da studi scientifici interpretati male o superficialmente, informazioni distorte che creano scoop di comodo.
Per contrastare il fenomeno delle fake news, è necessario tornare alla ”verita’ scientifica” e per questo, i ricercatori, gli scienzati e gli studiosi del settore stanno lavorando a un progetto comune di informazione per combattere le false notizie con lo stesso metodo in cui esse si propagano: articoli, siti tematici nonche la sensibilizzazione dei professionisti del settore.
Le fake news riguardano spesso l’alimento singolo
Il burro? No! Sono grassi saturi! La pizza? Scherzi? Sono carboidrati! Meglio il fruttosio perche è dietetico!
Quante volte ci capita di sentire o di leggere frasi come queste. Negli ultimi anni siamo stati spinti a credere che esistano alimenti assolutamente “buoni” e altri assolutamente “dannosi”, in particolare riteniamo i singoli alimenti come “la” causa del colesterolo, dell’ipertensione o del diabete e così via. Anche in questo caso parliamo di fake news. A essere dannose per l’organismo sono invece le quantità esagerate di cibo che ingeriamo unite a uno stile di vita inadeguato.
Ancora una volta gli esperti ribadiscono l’importanza di un’alimentazione variata ma con quantità moderate; principio cardine della dieta mediterranea. Naturalmente non bisogna esagerare con i cibi piu calorici e prediligere sempre gli alimenti consigliati dallo stile mediterraeno.
Il ruolo della dieta nella cura delle malattie cronico degenerative
Purtroppo gli effetti della globalizzazione stanno snaturando la dieta mediterranea. Facciamo l’esempio del pane, un alimento semplice composto da grano, acqua e lievito oggi lo ritroviamo confezionato per bene e con data di scadenza, con l’aggiunta di additivi, conservanti, coloranti e altro ancora.
Il consumatore purtroppo è condizionato dalla pubblicità e molte volte anche dal parere di pseudo esperti che appaiono sui media, magari sostenuti da questa o quella industria alimentare. In molti si improvvisano nutrizionisti o dispensatori di ”dritte ” alimentari, giornalisti, cuochi o semplicemente personaggi pubblici che parlono di diete di vario genere dichiarandosi a favore o contrari a carni, verdure, pesce.
Olio d’oliva extra vergine: quasi un farmaco
La dieta mediterranea, cosi come Ancel Keys l’ha illustrata, ha nei suoi alimenti più importanti (l’olio extra vergine di oliva, il pane e la pasta, il pesce azzurro, legumi, frutta, verdura e vino rosso) tutti i principali elementi per un’alimentazione sana e bilanciata. Alimenti ricchi di anti infiammatori ed antiossidanti che diventano parte del piano di cura di pazienti affetti da diverse patologie.
L’olio extra vergine d’oliva possiede piu antiossidanti ed antinfiammatori dell’ibuprofene. E ricordiamoci che la malattia (anche grave) spesso inizia proprio da un’infiammazione. Ebbene, gli esperti confermano che fattori di rischio come l’ossidazione cronica, l’infiammazione cronica e le patologie cronico-degenerative, si possono combattare con l’aiuto dell’alimentazione.
In tal senso la dieta mediterranea, intesa come stile di vita, associata ad una buona attività fisica, contribuisce a mantenere il peso forma e a vivere di più. Inoltre i metodi di coltivazione e allevamento della tradizione mediterranea, hanno un bassissimo impatto ambientale che contribuisce a limitare l’ inquinamento e incentivando la sostenibilità.
Obesità in crescita: le diete chetogeniche
La dieta mediterranea contribuisce a mantenere stato di salute e il peso forma. Ma come comportarsi in caso di obesità?
L’approccio multidisciplinare a diete e piani alimentari si è dimostrato insufficiente in moltissimi casi: lo dimostra il continuo aumento dei dati che riguardano l’obesità. Quanti di noi hanno provato diversi metodi per perdere peso riuscendo a raggiungere l’obiettivo ma, a distanza di tempo, recuperando tutti i chili perduti più una quota di peso?
Una delle soluzioni da seguire sotto sretto controllo medico sono le diete chetogeniche, alternativa alla chirurgia bariatrica (in ascesa negli Usa ma anche nel nostro paese). Non è una dieta ma una vera e propria terapia con numerose controindicazioni (insufficenza renale, epatica, cardiaca, infarto del miocardio, artimie, gravidanza, infanzia, diabete mellito 1) per questo necessita assolutamente del controllo medico. Sostenere che una dieta chetogenica si possa affrontare in autonomia è un errore pericoloso, una fake news. Il trattamento consiste in un regime alimentare rigidissimo di circa 900 kcal al giorno privo o quasi di carboidrati, cosa che potrebbe danneggiare organi e tessuti. La durata non deve superare le 12 settimane ma i risultati sono davvero sorprendenti. E divisa in quattro step o fasi coloriche, prima fase da 690 kcal al giorno, seconda da 820kcal, terza da 1100 kcal e quarta fase da 1250 kcal. La dieta consiste in questo apporto calorico ridotto, glucidi inferiori (zuccheri) a 50 g al giorno, integratori di sodio, potassio, magnesio, calcio e somminisrazione di ortaggi a basso contenuto di zuccheri.
Ristorazione collettiva: un segmento di punta
Sono in fase di stesura pronte ad essere pubblicate nel 2018, le nuove linee guida del ministero della salute riguardo all’alimentazione collettiva assistenziale, scolastica e ospedaliera. Un settore di enorme importanza sociale considerando che 1/3 degli italiani mangia in mense collettive.
Uno degli obiettivi più significativi è preservare la qualità nutrizionale degli alimenti tenendo conto dei nutrienti che si perdono durante le varie fasi di trasformazione (taglio, sminuzzamento, cottura, e ) adottando tecniche che mantengano il più intatte possibile le qualità organolettiche dei vari alimenti. E’ importante inoltre tenere conto delle molecole pro-ossidanti ed evitare le tecniche di cottura e trasformazione che possono produrre radicali liberi.
Mense scolastiche come laboratori d’apprendimento
Le mense scolastiche dovrebbero essere il luogo in cui far avvicinare i più piccoli al mondo della nutrizione. E’ al vaglio in Senato una proposta del 2015 che vedrebbe gli insegnanti, anche in mensa, a formare gli studenti su come alimentarsi correttamente. L’educazione alimentare infatti è il miglior antidoto all’obesità, educazione che dovrebbe partire dalle famiglie. I nostri bambini però hanno spesso diete poco equilibrate: la maggioranza degli scarti alimentari delle mense scolastiche sono frutta, verdure e pesce, risultato di cattive abitudini apprese in famiglia. I giovanissimi, in generale, mangiano troppi affettati, dolci, bevande zuccherate e hanno abitudini sbagliate come saltare la colazione o mangiare monotonamente le stesse cose. Altro dato allarmante: l’aumento il consumo di alcol tra i minorenni, e purtroppo non è una fake news.
La mensa scolastica potrebbe quindi essere educativa, potrebbe insegnare il rispetto delle quantità, la corretta frequenza dei pasti, i valori nutrizionali e l’impatto calorico. Non meno importante l’acqua, dovrebbe sempre essere presente nelle nostre scuole un dispencer igienico d’acqua visto che i nostri ragazzi non sono abituati a bere e risultano il più delle volte disidratati.