Grasso epatico: si cura solo con la dieta e l’attività fisica
Alimentazione

Grasso epatico: si cura solo con la dieta e l’attività fisica

03/11/2021
3 Visite

Foie gras, il prelibato piatto francese a base di fegato grasso d’oca era già conosciuto nell’antichità. Anche gli egizi avevano capito che iperalimentando le oche con alto contenuti di carboidrati e grassi riuscivano a far sviluppare il grasso epatico alle oche. Ancora oggi è il metodo utilizzato per ottenere il fegato grasso d’oca.

L’accumulo di grasso epatico è una condizione che questi animali hanno, talvolta, in comune con gli umani, nel caso specifico si parla di statosi epatica, cioè  una serie di alterazioni a carico del fegato causate da un aumento del contenuto di grasso nell’organo epatico. Queste alterazioni possono compromettere, anche irrimediabilmente, il fegato. L’accumulo di grasso epatico, infatti, comporta spesso complicazioni che possono portare a fibrosi, cirrosi epatica e tumore del fegato con danni gravi per l’organismo e conseguenze fatali.

Quando il fegato è grasso non sempre è presente infiammazione tuttavia, circa una persona su cinque, svilupperà la cosiddetta steatoepatite, cioè un’ infiammazione a carico del fegato dovuta proprio al grasso epatico. È importante ricordare che per la steatosi epatica non esiste cura farmacologica (anche se si stanno sperimentando alcuni principi attivi), ma solo dietoterapia e cambio dello stile di vita.

Grasso epatico: perché accade

Attualmente la steatosi epatica non alcolica (cioè non necessariamente correlata al consumo di alcol) è la malattia più comune nei paesi occidentali  e i dati epidemiologici indicano che  la patologia è in costante ascesa. Dieta e sedentarietà sono le principali cause: troppi zuccheri semplici e grassi saturi che fanno aumentare i fattori di rischio come l’obesità, il diabete mellito di tipo 2, colesterolemia e trigliceridemia.

L’origine della malattia è complessa, prevede sia fattori genetici che predispongono la persona ad ammalarsi, ma molto più severamente i fattori ambientali come lo stile di vita sedentario e l’alimentazione scorretta.

La maggior parte dei pazienti non presenta sintomi ma se il fegato si infiamma cioè si sviluppa la steatoepatite si può avvertire affaticamento a livello fisico, malessere generale e sintomi vari.
Il più delle volte, la malattia viene individuata casualmente per i livelli troppo alti di transaminasi epatiche riscontrati nelle analisi del sangue di routine o durante un’ecografia addominale dove è visibile il fegato notevolmente ingrossato.

Purtroppo l’ecografia non è in grado di stabilire se sia presente infiammazione o no, per la corretta diagnosi è necessario un prelievo bioptico, cioè un prelievo di cellule epatiche da sottoporre ad analisi di laboratorio.

Immagine di copertina
Benessere
Infradito e company. D’estate, sono davvero la soluzione migliore per i nostri piedi?
Sono sicuramente un intramontabile must estivo. Parliamo di infradito, ma non soltanto, anche di ciabattine, sandaletti…
 La cura non esiste

Dal momento che non esistono farmaci adatti, il trattamento della steatosi epatica, come detto, è esclusivamente basato sul cambio dello stile di vita.

Bisogna quindi prevedere l’aumento dell’attività fisica, dieta mediterranea, riduzione del peso corporeo, evitare l’assunzione di alcol e smettere di fumare. Anche il fumo fa la sua parte anche se indirettamente: la steatosi epatica è una condizione che può portare a ipertensione e malattie cardiovascolari, per questo è importate evitare di fumare.

Ma il vero pilastro della cura è la perdita di peso. Tutti gli studi dimostrano che un calo ponderale a seguito di una dieta ipocalorica associato all’attività fisica, riduce la statosi epatica fino alla completa regressione.

Vediamo che cosa escludere assolutamente dalla dieta.

Zuccheri semplici come glucosio e fruttosio contenuti principalmente nel pane bianco, pasta bianca e farine raffinate nel caso del glucosio e bibite zuccherate nel caso del fruttosio. Molti bambini infatti si trovano in età precoce ad affrontare il problema della steatosi epatica a causa dell’elevato consumo di bibite gassate zuccherate.

Grassi saturi contenuti in carni processate e conservate come i salumi, le carni in scatola e gli insaccati. Inoltre i grassi saturi sono presenti anche nei dolci industriali come merendine e creme spalmabili.

Grasso epatico: quale la dieta migliore?

L’alimentazione deve portare il paziente a perdere peso e quindi la dieta migliore è quella che si riesce a seguire nel tempo.

Naturalmente il fattore nutrizionale è fondamentale. È importante cioè che la dieta apporti tutti i principi nutrizionali per evitare, a lungo andare, che l’organismo abbia delle carenze.

La scelta più saggia è quella di optare per la dieta mediterranea fatta di:

  • Carboidrati complessi come pane e pasta integrali e farine non raffinate.
  • Pesce azzurro ricco di grassi polinsaturi salutari.
  • Frutta secca anch’essa ricca di grassi polinsaturi
  • Olio extra vergine d’oliva a crudo, fonte di acidi grassi monoinsaturi… antinfiammatorio naturale.
  • Legumi, ottima fonte di fibre
  • Frutta e verdura fresca di stagione (il fruttosio presente naturalmente nella frutta non è dannoso per il fegato al contrario di quello contenuto nelle bibite industriali, questo perché la frutta contiene molte fibre che rallentano l’assorbimento dello zucchero ma anche minerali e vitamine).

Inoltre, per ottenere una riduzione del grasso accumulato nel fegato è indispensabile praticare due ore e mezza di attività fisica a settimana: mezz’ora al giorno per cinque giorni.

Daniele Sciotti, biologo nutrizionista, dott. in Scienze della nutrizione umana Origini contadine e un amore incondizionato per la dieta mediterranea. Nato a Velletri, in provincia di Roma, da sempre a contatto con il verde e la natura di quei meravigliosi luoghi ricchi di tanta storia e soprattutto di tradizioni, inizia lo studio della scienza dell’alimentazione dopo aver sofferto di obesità. Una laurea magistrale in scienze della nutrizione umana conseguita presso l'Università San Raffaele di Roma Una laurea in scienze dell’alimentazione e gastronomia presso l’Università San Raffaele di Roma. Iscritto all’ordine nazionale dei biologi a seguito del superamento dell’esame si stato presso l’università di Tor Vergata Roma. "100 Alimenti 10 e lode" è la sua prima opera letteraria pubblicata ad agosto 2020.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »