Sono appena stati presentati a Roma i dati della produzione di miele per l’anno in corso, che sono tutt’altro che confortanti; da ormai cinque anni la tendenza è al ribasso e il 2016 si aggiudica il titolo del peggiore in assoluto, tanto che nei prossimi mesi non ci sarà prodotto sufficiente da mettere sugli scaffali dei supermercati, almeno per quanto riguarda quello degli oltre 600 soci del Conapi, il Consorzio nazionale apicoltori i quali, dal Piemonte alla Sicilia gestiscono all’incirca 75mila alveari.
Secondo i dati del consorzio, su una capacità produttiva media degli associati di circa 3.000 tonnellate, quest’anno si arriverà a stento a mille; una crisi di produzione senza precedenti che inevitabilmente provocherà anche un aumento dei prezzi per il consumatore di circa il 20 per cento per tutte le varietà, dal più pregiato Acacia al più comune Millefiori. Situazione critica che è del resto estesa all’intera Europa, comprese aree geografiche come i Paesi dell’Est, solitamente grandi produttori di miele.
Miele: anche la produzione bio sconta la crisi
Anche il raccolto del miele bio non è esente dalla crisi: il raccolto di quello di acacia è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 tonnellate di quest’anno; l’acacia convenzionale è precipitato da 266 a 91 tonnellate; il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per la produzione bio e da 174 a 148 tonnellate per quella convenzionale, nonostante il costante aumento degli alveari messi a produzione e di una base sociale di apicoltori che rimane sostanzialmente inalterata.
I Consumatori, a detta del Consorzio, dovranno aprire bene gli occhi al momento dell’acquisto del prodotto nei negozi e supermercati perché la situazione contingente, oltre ad aprire la strada alle contraffazioni, si presta all’ingresso nel nostro Paese di prodotti sofisticati provenienti da altri Paesi extraeuropei e dalla Cina, dove il miele viene spesso addizionato con zuccheri di riso.
Miele: pesticidi e cambiamenti climatici le cause
I cambiamenti climatici e l’abuso di pesticidi in agricoltura sono i due fondamentali problemi alla base della crisi del settore; le api infatti, vere e proprie sentinelle ambientali, bioindicatori capaci di intercettare immediatamente le sostanze inquinanti, risentono in modo impressionante di questi fenomeni che già da qualche anno stanno provocando lo spopolamento improvviso di intere colonie e la moria di api nelle arnie.
Il Ministero per le Politiche Agricole si è recentemente impegnato non solo a rafforzare i controlli contro le frodi ma anche a far ripartire il programma Beenet che monitora lo stato di salute delle api, interrotto nel 2014 per mancanza di fondi, con uno stanziamento di 680.000 euro destinato al settore apistico, nella consapevolezza che le api vanno salvaguardate al massimo perché grazie all’impollinazione contribuiscono in maniera decisiva al mantenimento della biodiversità agricola italiana.