Il sintomo principale è il dolore, al pube, naturalmente, ma anche alla schiena, nel tratto lombare e soprattutto nell’area sacro-iliaca. E poi difficoltà a girarsi nel letto, a salire e scemdere dall’auto, dalle scale. Difficoltà a camminare, soprattutto dopo un breve periodo di riposo e un curioso rumore, come uno schiocco che arriva dal bacino. Addirittura problemi di incontinenza urinaria. Sono tutti fastidiosi disturbi causati dalla pubalgia, una sindrome dolorosa che colpisce le pelvi.
Le vittime preferenziali sono gli atleti, soprattutto i calciatori, e per ovvie ragioni fisiologiche, anche le donne in gravidanza.
Che cos’è la pubalgia
Si tratta di una tendinopatia dovuta a un’infiammazione che colpisce le inserzioni dei muscoli adduttori della coscia e che è dovuta al superlavoro cui sottoponiamo l’articolazione oppure a microtraumi. I muscoli adduttori sono quelli che permettono di sollevare e aprire la gamba, il movimento quindi provoca dolore, anche forte. Semplici movimenti come infilarsi i pantaloni, sedersi o sollevarsi da una poltrona, uscire dall’auto, peggio ancora affrontare una rampa di scale, diventano insopportabili.
Naturalmente i sintomi variano da una persona all’altra, di comune c’è il fastidio più o meno intenso nella zona pelvica, soprattutto le donne provano dolore anche solo alla palpazione. L’infiammazione è di solito associata con diversi gradi di lesione dei muscoli della zona frontale e bassa dell’addome.
Come si fa la diagnosi di pubalgia
Oltre a una radiografia e a un’ecografia di routine che però possono mostrare soltanto eventuali problemi di osteo-artrite, lesioni ossee pubiche dovute a microtraumi o tendiniti delle inserzioni, è importante sottoporsi ad altri test.
A volte, infatti, la pubalgia deriva da un problema al tratto lombare della colonna vertebrale che spesso di pende da atteggiamenti posturali scorretti.
“Negli atleti, per esempio, la pubalgia è spesso conseguenza di altri fattori, legati a delle alterazioni statiche o dinamiche della colonna nel suo complesso, del bacino e degli arti inferiori”, spiega il dottor Giuseppe Massei, fisiatra e allenatore della squadra di calcio Associazione medici Palermo. “L’iperlordosi lombare, vale a dire la curva fisiologica eccessivamente pronunciata, la displasia dell’anca congenita come la dismetria degli arti inferiori, in pratica avere una gamba anche leggermente più lunga dell’altra, sono tutte probabili cause di pubalgia. in assoluto, comunque una delle cause predisponenti più comuni è l’asimmetria del bacino. Questa ipotesi può essere facilmente evidenziata con un attento esame della postura“.
L’incrocio dove si contrano le forze
La zona pubica è molto delicata, soprattutto per gli sportivi, rappresenta infatti il punto dove si incontrano e forze opposte: quelle che arricano dal basso determinate dall’impatto del piede con il suolo e quelle discendenti, cioè le forze prodotte dal peso del tronco e dal movimento. “L’atleta non subisce conseguenza dallo scontro di queste forze opposte fino quando i suoi muscoli sono abbastanza lunghi ed elastici da poter assorbire bene l’impatto”.
Un muscolo ipertonico può essere la causa della pubalgia
Qualche volta il problema è causato da ipertonicità muscolare della coscia. Succede che i muscoli posteriori della coscia si sviluppino eccessivamente, cioè aumentino di vlume, di conseguenza si accorciano, impedendo di conseguenza all’atleta di estendere completamente il ginocchio, per esempio durante la corsa. In questo modo la gamba non si puà più estendere del tutto e i muscoli adduttori mom possono più lavorare correttamente. Il movimento non è più completo, ampio e fluido come dovrebbe essere perché il muscolo si contrae e diventa rigido.
Durante l’attività fisica invece il corpo deve essere al massimo dell’efficenza per sviluppare la massima potenza, invece in questo caso viene sollecitato mentre il muscolo è bloccato.
Nel momento in cui uno o più gruppi di muscoli diventano ipertonici si verificano delle congestioni che alterano anche il corretto metablismo muscolare. L’atleta sentirà dolore soprattutto ai muscoli adduttori, in realtà il problema risiede nei muscoli posteriori della coscia che devono essere prontamente allungati e riequilibrati altrimenti gli adduttori non saranno mai in grad di funzionare correttamente.
Come interviene il fisioterapista in caso di pubalgia
La prima cosa è riallineare la struttura osteo-articolare, i legamenti e i tessuti molli restituendo loro il movimento fisiologico.
“Nella fase acuta è importante anche contrastare il dolore e l’infiammazione con farmaci adeguati e riposo”, continua Massei.
“Il trattamento fisioterapico della pubalgia punta a realizzare esercizi e manovre specifiche a seconda del problema”.
Fondamentale è considerare anche la ripresa di una corretta forza muscolare e la mobilità completa di tutte le articolazioni. Un eccesso come una diminuzione di tensione in una o più catene muscolari, per esempio l’ipertono dei muscoli posteriori della coscia o addominali poco sviluppati, ha conseguenze importanti sulla mobilità articolare del bacino e un superlavoro dei muscoli adduttori.
Quand’è così la manipolazione del fisioterapisca non sarà sufficiente. E’ indispensabile invece la cura delle catene muscolari con appositi esercizi di postura, potenziamento e stretching.