L’arte terapia può essere un percorso di insegnamento. Dalla tematica si può partire per sperimentare nuovi metodi. Applicare tecniche che ancora non sono state utilizzate, ampliare la rosa degli argomenti a disposizione dei discenti, è una maniera per potenziare la propria attività, come un prisma che nello spazio diffonde sfumature di colori a milioni, e crescere noi stessi come persone. L’insegnamento è comunicazione e cambiando il modo di comunicare si fa un passo avanti, si aggiunge una dimensione in più, raggiungendo persone che diversamente non sarebbero state raggiunte. E l’insegnamento può farsi tridimensionale, può diventare teatro. Può seguire le dinamiche di gruppo. Come per gioco può intessere il gioco delle parti. Da ciò si muove, quando si rendono i corsi universalmente accessibili.
Artedo Trento-Bolzano propone il Modello trasformativo gruppale integrato, non conosciuto nel Nord Italia. Facendo ciò si muove appunto dall’idea di progetto, dall’idea di percorso. Il soggetto interagisce con il gruppo in modo ordinato e si differenzia nel medesimo: così si avvia il processo di trasformazione. Il tutto è superiore alla somma delle parti.

Ne abbiamo parlato con Cinzia Zeni, direttore didattico.
Ecco le sue parole.
Dinamica di gruppo e linguaggio creativo. Come ti sei avvicinata all’Arte terapia per la prima volta? Come si è svolta e si svolge la tua attività?
La prima volta che nella mia vita ho avuto a che fare con l’arte terapia è stato parecchi anni fa, in un periodo in cui mi ero persa ed avevo bisogno di riconnettermi con il mondo. Lì ho capito l’importanza del linguaggio creativo. A distanza di anni la mia cara amica, la dottoressa Paola Taufer, aveva aperto a Trento una sede Artedo che promuoveva corsi di arti terapie. Conoscendo la mia passione per l’arte e per tutte le espressioni artistiche, mi ha subito proposto una formazione nella sua scuola. Anche l’insistenza di mia figlia, che ha sempre creduto nelle mie potenzialità, ha fatto in modo che mi iscrivessi per diventare arteterapeuta. Dopodiché mi sono fermata all’interno dell’organizzazione, dapprima per dare una mano, per poi diventare tutor e infine anche direttore didattico. A noi si è aggiunta ultimamente anche Annamaria Frioli, presidente della cooperativa sociale Penelope Onlus, per darci una mano nella gestione. Da direttore-tutor, mi occupo di tutte le esigenze degli iscritti, sia per quanto riguarda la didattica che per il funzionamento della piattaforma: organizzo i laboratori, in presenza ai quali alle volte partecipo io stessa, perché lo ritengo un ottimo modo per tenersi aggiornati. A costo di sembrare banale, diventare arteterapeuta mi ha veramente cambiato la vita in meglio, mi ha fatto scoprire una me stessa completa con grandi potenzialità.
La dinamica di gruppo e le sue applicazioni. Come si determina un laboratorio nella pratica?
Vi racconto volentieri un’esperienza laboratoriale che ho fatto, dal titolo: “Il fotoromanzo cartaceo e il fotoromanzo multimediale come esperienze creative di narrazione, espressione e revisione di sé”.
Abbiamo raccontato una storia attraverso le immagini e le fotografie, che il docente Gianluca Lisco aveva chiesto di portare. Abbiamo giocato come se fossimo in uno studio di produzione fotografico, teatrale e cinematografico, rivestendo sia i ruoli del regista che coordina gli attori e i lavori sul set sia lo scenografo che l’attore; per realizzare un corto fatto di scatti fotografici, che doveva rappresentare quella parte della storia che il gruppo aveva scelto di narrare e raccontare. Come dice Lisco, attraverso le immagini e le fotografie, fermato in uno scatto fotografico un frammento, un istante di una drammatizzazione o di una rappresentazione scenica, si possono costruire trasformare e ritrovare tracce di sé all’interno delle fotografie e della teatralizzazione delle nostre percezioni.
La dinamica di gruppo e come funziona. Una settimana intensiva è stata organizzata per giugno e propone un modello per l’Arte terapia non conosciuto nel Nord Italia. Possiamo avere qualche dettaglio in più? Qual è il metodo classico e qual è invece il sistema che proponete?

Questa è la docente che condurrà la settimana intensiva dal 14 al 21 giugno. Ilaria Caracciolo, iscritta nel registro degli operatori specializzati in Arte terapia dell’Istituto di Arti terapie e scienze creative, è psicoterapeuta, arte terapeuta ed è laureata presso l’Università degli Studi di Roma La Sapienza, con una tesi in “Teorie e tecniche delle dinamiche di gruppo” presso la cattedra del dottor Claudio Neri. Psicoterapeuta a orientamento psicoanalitico e gruppo-analista formata presso la scuola di specializzazione Coirag nella sede di Bari, è diventata arteterapeuta plastico-pittorica presso la Scuola di arti terapie onlus di Roma. Fondatrice dell’Associazione per le arti terapie di Taranto, svolge la sua attività nel campo della terapia e della formazione, con particolare riferimento all’uso di strumenti gruppali. In ambito istituzionale propone modelli integrati, che attingono alle aree delle arti terapie e della gruppo-analisi. Il modello che sarà insegnato e sperimentato in questa settimana è stato messo a punto dalla dottoressa Ilaria Caracciolo, la sua definizione è: “Modello trasformativo gruppale integrato”.
Scrive la dottoressa Caracciolo: “In generale, il Modello trasformativo gruppale mette al centro dell’azione arteterapica la possibilità di migliorare la propria condizione di vita, favorendo processi di armonizzazione tra l’Individuo e ciò che lo circonda, con particolare riferimento alle interazioni con gli altri esseri umani e con il mondo naturale che circonda l’individuo. Tra gli altri fattori terapeutici attivabili attraverso percorsi arteterapici, questo modello mira a fornire strumenti efficaci per restituire ai partecipanti ai laboratori, gradi di libertà nella loro esperienza espressiva e comunicativa. Per fare questo, il modello suggerisce, oltre ad una struttura stabile declinata in una serie di fasi che garantiscono un corretto divenire dell’esperienza dell’individuo, tecniche di conduzione definite come orizzontali o democratiche, uso simbolico su di un piano esperienziale e manipolativo-espressivo e non performante dei materiali, un atteggiamento anti-interpretativo nella relazione con le produzioni dell’individuo e del gruppo.
Ecco come creare un gruppo di discenti. Artedo Trento prevede come scuola corsi pensati in maniera versatile. Come è organizzata la didattica?
La nostra scuola, denominata Artedo-Trento e gestita dalla s.c.s Penelope onlus, propone corsi in Musicoterapia, Danzamovimentoterapia, Arteterapia e Teatroterapia; sono tutti accreditati al Miure qualificati dal Cepas, in riferimento alla scheda SH241.
L’offerta didattica si articola in corsi di formazione in Musicoterapia, Arteterapia, Teatroterapia, Danzamovimentoterapia.
Abbiamo pensato di offrire percorsi che siano frequentabili da chiunque, nonostante gli impegni pre-esistenti nella propria vita. Si basa su un modello che prevede tutta la teoria, compresa di materiali test e prove di verifica online. Invece per quanto riguarda la pratica sono organizzati laboratori in presenza nei fine settimana per la durata di 16 ore ognuno. Anche la tipologia dei corsi che proponiamo è volta a favorirne la scelta da parte di persone che hanno esigenze diverse rispetto alla propria vita. L’offerta parte da corsi che durano un anno a corsi della durata di tre o quattro anni.