Alzheimer, come individuare gli individui più a rischio
Durante la vita adulta, si modificano alcuni biomarcatori della malattia di Alzheimer, che potrebbero portare a riconoscere gli individui più a rischio di svilupparla. Trattamenti di prevenzione potrebbero essere possibili, posto che questi indicatori sono disponibili molti anni prima dell’emergere dei primi sintomi cognitivi. Muovono in questo senso i primi risultati dello studio dei “Biomarcatori del liquido cerebrospinale nell’Alzheimer preclinico durante la mezza età”, posto in essere dal Knight Alzheimer’s disease research center della Washington University di St. Louis, Missouri.
La ricerca ha preso in considerazione le variazioni di tali biomarcatori in adulti cognitivamente integri, di mezza età, con differenti profili di rischio (i profili di rischio dipendono da età e storia familiare, ma anche dal genotipo Apoe, il maggior determinate genetico per le forme comuni di morbo di Alzheimer ad esordio tardivo).
Ecco la ricerca
I partecipanti allo studio erano 169 ed avevano un’età compresa tra i 45 e i 75 anni. Costoro sono stati sottoposti a prelievi di liquido cerebrospinale e a follow up clinici (visite mediche ed esami) a intervalli di 3 anni, che sono stati attuati tra il gennaio e il novembre del 2013.
Alcuni dei biomarcatori valutati nel liquido cerebrospinale prelevato hanno un ruolo nella neurodegenerazione e nell’infiammazione cerebrale. 74 soggetti sono stati sottoposti a tomografia ad emissione di positroni.
Sulla base dell’età, i partecipanti sono stati divisi in tre gruppi: prima mezza età (45-54); media mezza età (55- 64); e tarda mezza età (65-74). Sulla base dei profili di rischio, poi, sono stati definiti due macrogruppi. Le variazioni nei biomarcatori, riscontrate con il procedere dell’età, sono più pronunciate in coloro che hanno un alto profilo di rischio.
Le traiettorie di questi biomarcatori, rilevabili precocemente all’inizio della prima mezza età, sono coerenti con la patologia sottostante ad Alzheimer e sono associati al declino cognitivo.
In questo modo è possibile fare esami su individui di mezza età che non abbiano sintomi di Alzheimer, in modo da attuare sperimentazioni terapeutiche tali da prevenire il declino cognitivo stesso.