I nutraceutici, altrimenti detti alimenti-farmaco, hanno un fatturato invidiabile: 2,5 miliardi di euro in Italia, con volumi di vendita in crescita costante e una presenza sempre più diffusa. Parliamo di un trend positivo del +9,1 % a valori e con oltre 176 milioni di unità vendute in dodici mesi, fino a luglio 2015 (+8,9%). Definiti alimenti-farmaco per le loro proprietà nutrizionali e terapeutiche, i nutraceutici sono sempre più diffusi fra i consumatori italiani. Oltre a prevenire, sono utilizzati come complemento alle cure. I dati di vendita relativi all’anno 2014 sono stati discussi questa mattina nel corso dell’incontro “Pensare Nutraceutico, riflessioni e metodi”, che si è svolto al livello di Expo 2015. I più venduti sono integratori di vitamine e sali minerali, seguiti dai probiotici e dagli energetici. Al quinto posto ci sono i coadiuvanti nel controllo del colesterolo e al sesto i coadiuvanti nel controllo del peso; gli antiossidanti occupano la nona posizione e precedono i prodotti per la circolazione, quelli per la salute degli occhi e quelli per le articolazioni. L’articolo relativo al link che vedete propone una distinzione tra nutraceutici e integratori alimentari, indicando “nutraceutico” come neologismo, non come categoria legalmente riconosciuta. Ma approfondiamo il discorso.
Alimenti-farmaco: siamo in ritardo?
Il nutraceutico è innocuo: questo pensa il consumatore, che acquista. Nonostante ciò, un certo ritardo è manifestato dal nutraceutico nella percezione dei consumatori, dal punto di vista delle evidenze scientifiche a supporto dell’efficacia e della sicurezza dei prodotti, ma anche sul fronte delle strategie di comunicazione e di marketing.
Alimenti-farmaco: la parola agli esperti
Così si è espresso il professor Alberto Martina, medico, che insegna nel master di II Livello in Nutraceutica presso il dipartimento di Scienze del farmaco dell’Università di Pavia: “I prodotti nutraceutici sono studiati come veri e propri farmaci e utilizzati sia in fase di prevenzione sia in fase di co-trattamento nelle patologie cardiovascolari, per il controllo del peso, nei dismetabolismi, per colesterolo e glicemia, e nelle patologie dell’apparato gastrointestinale. Tra le nuove aeree terapeutiche nelle quali la nutraceutica ha fornito un valido contributo ci sono quella osteoarticolare e quella dei disturbi cognitivi e della memoria. L’utilizzo degli alimenti-farmaco in aree terapeutiche sempre più diverse è stato possibile grazie agli studi in vitro, cioè su cellule umane coltivate, e a quelli in vivo, cioè su pazienti, che servono a dare indicazioni importantissime e a definire un perimetro di impiego sempre più mirato e scientifico per i nuovi nutraceutici”. Ha aggiunto Francesco Cappitelli, consulente tecnico-scientifico di prodotti nutraceutici:
“Nello sviluppo, così come nella produzione degli alimenti-farmaco, molte materie prime sono di origine vegetale. Quindi i processi produttivi dei nutraceutici dipendono da molte variabili, tra cui l’origine e la parte della pianta dotata di attività terapeutica, ma anche il tempo e la modalità di raccolta. Offrire un prodotto di qualità significa, quindi, poter impiegare senza rischi per l’uomo piante medicinali originarie dei paesi in via di sviluppo, garantendo il controllo di qualità e verificando eventuali sofisticazioni, deterioramenti e riduzione di titolo dei fotocomplessi contenuti. Ad oggi sono disponibili liste di materie prime il cui impiego è autorizzato e regolamentato dal Ministero della Salute, sia per quanto riguarda gli estratti vegetali, sia per altri componenti attivi, come vitamine, aminoacidi e oligoelementi che abbiano una comprovata attività terapeutica”.