Carcinoma mammario e sistema immunitario

Carcinoma mammario e sistema immunitario

Sistema immunitario: la nuova frontiera per la cura dei tumori. Sulla base di nuovi studi dell’Ospedale San Raffaele e dell’Istituto nazionale dei tumori, il sistema immunitario ha un ruolo chiave, in particolare, per curare il carcinoma mammario. Può, infatti, contribuire a identificare le pazienti che possono trarre maggior beneficio dai trattamenti disponibili e a definire le pazienti ad alto e basso rischio di una recidiva, offrendo la possibilità di impiegare nuove terapie immunoterapiche.

Carcinoma mammario e sistema immunitario, sono rilevanti due studi italiani

Dati in questo senso emergono da due importanti studi, pubblicati sulle riviste scientifiche Annals of oncology e Clinical cancer research. Li hanno condotti i ricercatori del dipartimento di Oncologia medica dell’Irccs ospedale San Raffaele e dall’ Istituto nazionale dei tumori di Milano, in collaborazione con altri gruppi di ricerca stranieri e italiani.

Carcinoma mammario, qualche elemento

Parliamo della neoplasia più frequente per le donne, la quale da sola rappresenta il 19% dei tumori che le colpiscono. Ne esistono molti sottotipi, diversi dal punto di vista molecolare, biologico e clinico. I principali sono tre: i tumori luminali (che esprimono il recettore per gli estrogeni ma non la proteina Her2), quelli Her2-positivi (che esprimono la proteina Her2) e quelli triplo-negativi (che non esprimono nessuna di queste proteine).

Carcinoma mammario e sistema immunitario, entriamo nel dettaglio delle ricerche

Il primo studio, coordinato dai ricercatori dell Osr e pubblicato su Annals of oncology, ha preso in considerazione pazienti con carcinoma mammario Her2-positivo, trattate con anticorpi monoclonali contro la proteina Her2 e chemioterapia: si tratta dello standard attuale di trattamento. In queste donne, la risposta al trattamento era estremamente eterogenea: in alcune di esse la malattia scompariva completamente grazie al trattamento, in altre invece la terapia non aveva alcun beneficio. Da che cosa dipende? Secondo gli scienziati, in buona parte dal sistema immunitario. Una proteina individuata, Pdl1, è coinvolta nell’inibizione del sistema immunitario: secondo i ricercatori funzionerebbe come un freno all’efficacia dei trattamenti.

Nel secondo studio i ricercatori hanno individuato un ruolo fondamentale del sistema immunitario nel definire il rischio di recidiva e la possibilità di beneficiare della chemioterapia per le pazienti affette da tumore mammario triplo-negativo, un sottotipo in genere molto aggressivo, che rappresenta il 15% dei tumori mammari e viene trattato con la sola chemioterapia. In particolare, studiando il profilo di espressione genica di più di 3000 pazienti, è stato definito un marker immune, composto da sei geni associati a specifiche componenti del sistema immunitario (ai linfociti T). Grazie a questo marker gli studiosi hanno suddiviso le pazienti in tre gruppi, corrispondenti a un’alta, intermedia e bassa presenza di cellule immunitarie. Gli scienziati hanno potuto osservare che le pazienti con elevato numero di cellule del sistema immune (elevata espressione del marker) avevano una buona prognosi anche senza alcun trattamento e la prognosi era ancora più favorevole grazie alla somministrazione di chemioterapia. Al contrario, le pazienti con scarse o assenti cellule del sistema immune (bassa espressione del marker) avevano un’alta probabilità di presentare una recidiva se non trattate, ma il loro rischio rimaneva elevato nonostante la somministrazione di chemioterapia, con più del 40% di possibilità di sviluppare metastasi.

Carcinoma mammario e sistema immunitario, la parola agli esperti

Giampaolo Bianchini del dipartimento di Oncologia medica dell’Irccs ospedale San Raffaele ha dichiarato: “Identificare le pazienti ad alto rischio di recidiva nonostante l’uso di terapia standard consente di offrire preferenzialmente a queste pazienti l’opzione di partecipare a studi clinici nei quali vengano proposti nuovi farmaci e nuove strategie terapeutiche.” Ha aggiunto Luca Gianni, direttore del dipartimento di Oncologia medica: “Complessivamente questi risultati ci suggeriscono di estendere al tumore mammario l’impiego di farmaci immunoterapici (inibitori dei checkpoint immuni) mirati a sbloccare l’effetto inibitorio sul sistema immunitario di proteine come Pdl1, che in molte altre neoplasie hanno già mostrato grande efficacia. Sulla base di questi dati è stato avviato in questi giorni uno studio internazionale da noi coordinato, per valutare l’utilizzo di queste molecole immunoterapiche in associazione alla chemioterapia nel carcinoma triplo-negativo localmente avanzato”.

Queste le parole di Maria Grazia Daidone, direttore del dipartimento di Oncologia sperimentale e Medicina molecolare dell’Istituto dei Tumori: “Indubbiamente il risultato ottenuto è di forte impatto per le pazienti con carcinoma mammario a più elevata aggressività, fino ad ora ‘orfane’ di terapie specifiche. L’attuale disponibilità di farmaci immunoterapici potenzialmente attivi rappresenta per loro una grande opportunità terapeutica”. In conclusione, così si è espresso Maurizio Callari: “Complessivamente questi risultati vanno nella direzione di consentire una medicina sempre più personalizzata”. L’Associazione italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e la Fondazione Michelangelo hanno sostenuto questi studi.

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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