Possono essere respiratorie ed alimentari: parliamo delle allergie, che sulla nostra Penisola colpiscono 15 milioni di persone. Si tratta di un numero che crescerà: secondo le stime, nel 2025 la metà della popolazione italiana diventerà allergica. Da che cosa dipende mai? Dall’igiene spropositata del nostro stile di vita e dall’inquinamento; e ancora: dal ritardo diagnostico, ma anche una diffusa banalizzazione dei sintomi. L’aumento delle allergie, secondo le previsioni, sarà costante nel tempo. A Bergamo, dal 22 al 24 ottobre, si discuterà sull’argomento, nel corso del Congresso nazionale dell’Associazione allergologi immunologi territoriali ospedalieri (Aaito). La dottoressa Maria Beatrice Bilò, presidente Aaito, ha dichiarato: “Nonostante le allergie siano un argomento sempre più di attualità, c’è molta confusione, il che aggrava spesso i costi socio-economici di queste patologie. Il continuo peregrinare dei pazienti tra vari specialisti e figure non mediche con conseguente ritardo della diagnosi, la mancata appropriatezza prescrittiva e l’inevitabile peggioramento della qualità della vita del paziente sono solo alcune delle conseguenze di questa confusione e banalizzazione, in un momento in cui è forte la richiesta di uno sforzo generale per garantire la sostenibilità del Sistema sanitario nazionale”.
Sulla base dei dati in nostro possesso, l’epidemiologia dell’allergia alimentare non è chiara, ma c’è un generale consenso sulla differenza esistente fra la percezione di allergia alimentare nella popolazione (circa il 20%), rispetto all’incidenza reale del fenomeno, che stima la prevalenza dell’allergia alimentare intorno al 2-4 % della popolazione adulta.
Per non confondere allergie e intolleranze
Quando parliamo di allergie e intolleranze, dobbiamo tener presente che i due termini non sono sinonimi. I numeri divergono sensibilmente. Così si è espressa Bilò: “Le intolleranze hanno per lo più sintomi gastrointestinali e nessuna mediazione immunologica, il cui esempio più classico è rappresentato dalla intolleranza al lattosio. Invece le allergie implicano l’intervento del sistema immunitario e la produzione di anticorpi specifici, detti immunoglobuline di tipo IgE e possono provocare sintomi che vanno dall’orticaria generalizzata alla difficoltà respiratoria grave, fino nei casi più gravi allo shock anafilattico”. Quando distinguiamo intolleranze e allergie, parliamo anche di percorsi diagnostici e terapie diversi.
Per quanto riguarda le diagnosi delle allergie alimentari, molto spesso è lo stesso paziente che banalizza la propria sintomatologia e/o si avvale di test diagnostici non attendibili, come quello del capello, la biorisonanza, l’iridologia, il test da sforzo muscolare (Dria) durante somministrazione di allergene. Si assiste a un utilizzo indiscriminato di queste metodiche diagnostiche: ciò porta a danno economico per i pazienti. Ma non soltanto. C’è un altro dato da non sottovalutare: i pazienti si vedono indotti ad eseguire troppo spesso diete ristrette, in grado di determinare carenze nutrizionali e disturbi del comportamento alimentare.