Che cos’è la stenosi aortica? E’ un restringimento dell’anello aortico, molto diffuso, in ispecie, in soggetti con difetti valvolari. L’aorta è la più grande e importante arteria del corpo umano. La stenosi aortica è una malattia sottovalutata: per questa ragione si ritiene necessaria un’attenzione maggiore alla cura, con abbattimento degli ostacoli che limitano il trattamento attraverso un preciso intervento di Ministero della salute e Regioni. Un convegno in questo senso è stato organizzato oggi a Roma con il patrocinio del Senato della Repubblica, a Palazzo Giustiniani. Al centro del dibattito sono stati posti lo studio “Analisi del consumo di risorse sanitarie nei pazienti affetti da stenosi aortica” e le linee guida per la codifica delle procedure relative a protesi valvolari trans-femorali e trans-apicali (Tavi) e degli altri interventi strutturali transcatetere sulle valvole cardiache. In Italia tali procedure non sono riconosciute dal sistema sanitario. Dovrebbero esserlo? Sentiamo gli esperti.
Secondo Luca Degli Esposti, ceo di Clicon health, è da valutare “il consumo di risorse sanitarie, in termini di ricoveri, visite specialistiche, trattamenti farmacologici, esami clinici e via dicendo, nei pazienti con stenosi aortica diagnosticata, a seconda del tipo di cura cui siano stati sottoposti”. Che cosa è stato fatto in argomento? “Abbiamo preso in esame i database amministrativi di tre Asl distribuite sul territorio nazionale, valutando, nel periodo 2009-2013, 3.698 persone di oltre 70 anni, che erano state ricoverate o operate per stenosi aortica.”
Stenosi aortica, un risultato che salta agli occhi
Un risultato evidente nell’analisi dei dati: soltanto il 20% dei pazienti era stato sottoposto a un intervento di sostituzione della valvola aortica. Così si è espresso Sergio Berti, presidente della Società italiana di cardiologia invasiva (Gise): “Il dato non sorprende, ma deve far riflettere. In Italia si stima che il 4% degli over 70 soffra di stenosi aortica: il restringimento della valvola aortica provocato da depositi di calcio, che altera la funzionalità della struttura preposta a regolare l’afflusso di sangue ai vari distretti dell’organismo. Parliamo di quasi 300.000 persone, circa 50.000 delle quali soffrono della forma più grave e sintomatica.”
Stenosi aortica, sostituire la valvola danneggiata
Queste le parole di Francesco Musumeci, Vicepresidente della Società italiana di chirurgia cardiaca (Sicch): “In questo caso, le linee guida internazionali e nazionali raccomandano l’intervento per sostituire la valvola danneggiata. Ciò è possibile per due strade: la sostituzione chirurgica, a cuore aperto o con procedura minimamente invasiva, e quella per via transcatetere, nota come Tavi. Tra l’una e l’altra, in Italia si effettuano poco più di 15.000 interventi l’anno sui 50.000 potenziali”. Aggiunge Degli Esposti: “Altri due risultati rilevanti, peraltro attesi, emersi dall’indagine sono una mortalità 3 volte più elevata in chi non sia operato, 18,6% rispetto a 6,3% nell’arco di 12 mesi, e un maggior rischio di riospedalizzazione, con crescente assorbimento di risorse. Ovviamente, tali risultati vanno letti anche in relazione alla maggiore gravità intrinseca di questa popolazione rispetto a quella operata e non solamente in relazione all’assenza di un intervento. Comunque, se un paziente operato costa, nei 12 mesi successivi, in media 4.000 euro, un non operato riospedalizzato costa mediamente 5.000 euro, con punte fino a 11.000 euro in coloro che presentano maggiore gravità.” La risposta di Musumeci: “E qui sta il punto. Quando si ha di fronte un malato di stenosi aortica grave, spesso la sua condizione è compromessa da malattie concomitanti: ricordiamoci che parliamo di persone di oltre 70 anni. In molti casi non possono sottoporsi a un intervento cardiochirurgico, potrebbero invece essere soggetti a Tavi, indicata quale procedura di elezione nei pazienti inoperabili”.