Cadono i lacci alla creazione di nuova vita. La Corte Costituzionale, riunita in Camera di Consiglio il 14 maggio, rimuove uno dei limiti alla legge 40/2004, che disciplina la fecondazione assistita. Sono incostituzionali gli articoli della normativa che vietano “il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche trasmissibili, rispondenti ai criteri di gravità… accertate da apposite strutture pubbliche”.
Corte Costituzionale, coppie fertili con malattie ereditarie: la fecondazione assistita è possibile
Quindi la procreazione assistita non è più limitata alle coppie non fertili, ma riguarda anche quelle che, procreando, trasmetterebbero al nascituro le proprie malattie genetiche. Una decisione di buon senso da parte della Consulta, posto che tali coppie sono nella pratica impossibilitate a procreare tanto quanto quelle non fertili. Da ogni dove, tuttavia, si reagisce a questo pronunciamento, posto che in Italia mancano i donatori di ovuli e la situazione deve essere regolamentata a partire dalle strutture e a partire, naturalmente, dalla cultura delle persone. In precedenza, la Corte costituzionale aveva dichiarato illegittima la norma della legge che vieta il ricorso a un donatore esterno di ovuli o spermatozoi nei casi di infertilità assoluta, il 9 aprile 2014. L’attuale pronunciamento, a quanto pare, corrisponde dunque a un orientamento di fondo della Consulta. Una decisione che risponde a un Paese, quello italiano, con una procreazione scarsa, il cui albero genealogico viene di fatto rinvigorito dalla presenza della prole di immigrati da Paesi la cui crescita in termini di popolazione è maggiore. La volontà di avere un figlio ha limiti sempre meno evidenti, resta l’impossibilità di adottare da parte di un single.