Da che cosa dipende l’invecchiamento? Dallo stile di vita, oppure da radici genetiche? Si è portati a dire che la vita umana è definita al 50% dall’ereditarietà, al 50% dalle abitudini. Anche gli esperti si sono pronunciati. Si sono occupati della problematica il Salk Institute di La Jolla in California e l’Accademia cinese delle scienze, come riporta anche la rivista Science. Hanno studiato la sindrome di Werner, un disordine genetico che porta a invecchiare prematuramente e a morire, agisce sull’eterocromatina, cioè su fasci di DNA che in tal modo subiscono ingenti danni. Gli scienziati hanno ragionato in questo senso studiando le cellule staminali. La sindrome di Werner porta a capelli grigi, cataratta, osteoporosi, arterie che si induriscono e altri segni dell’età in persone di vent’anni. E’ il gene WRN, che produce la proteina WRN, a essere colpito. Invecchiamento: ecco la proteina chiave. A interrompersi è il replicarsi e ripararsi del DNA. Ecco quanto è stato scoperto. Lo stile di vita, però, incide ugualmente. Studiosi dell’università di Goteborg, in Svezia, hanno posto sotto indagine un campione di 855 uomini nati nel 1913. Hanno notato che dieci di essi hanno raggiunto il centesimo anno di età. Gli scienziati hanno fatto controlli quando i componenti del campione avevano raggiunto 54, 60, 65, 75, 80 e 100 anni. Hanno notato che comportamenti salutari come non fumare, prestare attenzione ai livelli di colesterolo e non bere più di quattro tazze di caffè al giorno possono aiutare. Incidono anche fattori come buone condizioni economiche, buona forma fisica e, dulcis in fundo, genitori longevi: torna a porsi in rilievo, dunque, il fattore genetico.
