Dopo che si è dimostrata utile contro il melanoma e il cancro al polmone, l’immunoterapia può essere applicata anche contro il tumore alle ovaie e alla mammella: questa possibilità è allo studio. Si tratta di agire sul sistema immunitario, in modo che riconosca e distrugga il cancro. Si tratta di riattivare, grazie a una terapia, le difese dell’organismo. Le cellule cancerose in tal modo non possono trasformarsi in tumore: i nuovi farmaci attuano una tecnica che lo impedisce. I geni mutati sono utilizzati dai ricercatori per aggredire nel miglior modo possibile il tumore.
Con queste terapie, sarà possibile conservare per la donna, una volta guarita, la fertilità e la sessualità.
Tumore al seno, “Meet the professor”
Se ne parla da oggi fino al 12 settembre a Padova, in occasione del congresso internazionale sul tumore al seno “Meet the professor”. Si mettono in gioco gli esperti di questa patologia: patologi, radiologi, chirurghi, genetisti e oncologi. In argomento si registra, in generale, un numero sempre maggiore di successi negli interventi medici, con un continuo declino della mortalità, nonostante l’incidenza crescente della malattia. L’evento, organizzato dall’Accademia nazionale di medicina Accmed, vede dirigere Pier Franco Conte, coordinatore della Breast Unit dell’Irccs Istituto oncologico veneto-Iov di Padova e direttore di Oncologia medica all’università della stessa città e Gabriel Hortobagyi dell’University of Texas Md Anderson Cancer center di Houston. I 9 membri del comitato scientifico provengono da Svezia, Egitto, Polonia, Regno Unito, Germania, Spagna e Olanda. Due di loro sono italiani.
Secondo gli esperti i tumori con più mutazioni, o maggiormente capaci di mutare, vengono riconosciuti con più facilità dal sistema immunitario, una volta “risvegliato” dalle nuove terapie, durature nel tempo. Si tratta di rimedi sperimentali, che muovono evitando il rischio di reazioni autoimmuni: non stimolano il sistema immunitario ma ne depotenziano il freno. “Il cancro può svilupparsi perché il sistema immunitario non ha funzionato o non funziona bene, magari perché è poco capace di riconoscere le cellule cancerose”, afferma Conte.