A Padova, per la prima volta in Italia, è stato impiantato un piccolo cuore artificiale totale, il CardioWest 50cc, il quale per le sue caratteristiche, essendo di dimensioni ridotte, è adatto a giovani e donne. Per la prima volta al mondo viene impiantato in un giovane già sottoposto a trapianto. Se ne è occupato il team del professor Gino Gerosa, direttore di Cardiochirurgia dell’Azienda ospedaliera/università di Padova. L’intervento, delicato, ha avuto durata pari a undici ore.
Il paziente, un ragazzo già sottoposto a trapianto
Il paziente scelto, con una grave insufficienza cardiaca terminale, aveva quindici anni quando subì il primo trapianto: la sua vita era continuata normalmente ed egli si era dedicato allo studio e allo sport. Durante la scorsa estate, tuttavia, gli è stata fatta diagnosi di linfoma in fase avanzata. Sono seguiti cicli di chemioterapia, che hanno danneggiato il cuore trapiantato, in maniera irreversibile. La risorsa, in un quadro clinico sempre più complesso, era la macchina cuore-polmone Ecmo, che però poteva essere utilizzata soltanto per qualche settimana: permette il recupero del cuore, tenendolo a riposo, ma non può essere utilizzata all’infinito.
Non essendo stata recuperata la funzionalità cardiaca, secondo le parole del professor Gerosa l’unica via percorribile per il ragazzo, che non avrebbe potuto subire un nuovo trapianto di cuore umano per la neoplasia in atto, era questo nuovo tipo di cuore artificiale per giovani, al primo impianto sulla nostra Penisola. Prima, su adulti, era stato impiantato nella stessa struttura, nel 2007, il CardioWest 70 cc. Le conoscenze maturate in quest’ambito hanno portato alla decisione di procedere all’intervento nel caso del ragazzo, dopo un’attenta valutazione.
Ecco l’intervento sul cuore del ragazzo
E’ risultato complesso espiantare il cuore trapiantato dodici anni prima, data la situazione anatomica legata al precedente intervento. Il nuovo cuore artificiale totale, che pesa soltanto duecento grammi e costa circa 80.000 Euro, è stato inserito e attivato: è stato in tal modo possibile il recupero dei vari organi danneggiati. E’ stato necessario connettere lo strumento “con i grandi vasi sanguigni del torace del paziente”; una consolle esterna gli fornisce l’aria, che muove “i diaframmi presenti all’interno del cuore artificiale, in grado di eiettare il sangue”.
La consolle ha sei ore di autonomia e il paziente può ricaricarla direttamente. Le condizioni del giovane sono buone: dimesso dall’ospedale, è guarito dal linfoma, posto che il cuore artificiale, come tale, non necessita di farmaci immunosoppressori.