Un incontro internazionale, organizzato dal Coordinamento dei comitati popolari palestinesi (che si rifà idealmente all’esperienza della Prima Intifada del 1987) e da AssoPace Palestina (che intende rispettare e valorizzare le differenze) avrà luogo dal 24 al 26 luglio: se ne parla oggi alla Camera presso la sala Aldo Moro, nel pomeriggio, con un incontro con i rappresentanti dei comitati. Sarà presente nel corso del seminario, oltre ai rappresentanti dei comitati popolari palestinesi, una delegazione di undici attivisti della Cisgiordania. Qual è l’obiettivo? Rafforzare la cooperazione internazionale per la lotta popolare nei Territori. Ecco un’azione che interessa il Coordinamento dei comitati popolari di resistenza nonviolenta palestinesi e le associazioni europee che agiscono a sostegno di questa forma di lotta politica. Il coordinamento rappresenta quasi tutte le forze che resistono con la non violenza al muro e all’occupazione dei Territori. Parliamo di forze di liberazione nazionale, costituitesi nel 2005 nel villaggio di Bili’in, presso il Governatorato di Ramallah in Cisgiordania. I comitati si sono dati un’organizzazione, a partire dai singoli villaggi, per arrivare a operare su più larga scala. Saranno undici i rappresentanti presenti in Ciociaria, a Supino: uomini e donne che provengono da villaggi e campi profughi: Bi’lin , Nabi Saleh, At Tuwani, Bab Al Shams, Aida Camp, Azzarieh, Al Masara e altri. Luisa Morgantini, presidente di AssoPace Palestina e già vice presidente del Parlamento europeo, afferma che il fine del seminario è rendere tangibile per l’opinione pubblica italiana l’attività dei Comitati popolari palestinesi. La lotta popolare in Cisgiordania e nella striscia di Gaza richiede una strategia condivisa, al fine di intessere una collaborazione internazionale. Ecco quanto si intende elaborare durante questi tre giorni. Sono trascorsi anni, da quando gli attivisti dei comitati popolari hanno incominciato a organizzare battaglie non violente contro Israele. Come è noto, gli israeliani si sono mossi verso il nuovo stato, in molti casi dopo essere scampati dal nazismo, come verso la Terra promessa, pronti a combattere per difenderla. Per i palestinesi autoctoni, tuttavia, il popolo israeliano altro non è, se non un invasore. Si aggiunge il fatto che la lotta per la terra diventa anche una lotta per l’acqua.
Le armi della non violenza
I comitati palestinesi non prendono le armi: si esprimono attraverso scioperi, manifestazioni, boicottaggi, azioni legali. Lamentano a gran voce i diritti umani, dal loro punto di vista costantemente violati, nell’ambito della Palestina occupata. Queste forze senz’armi intendono rompere il silenzio e muovere contro gli stereotipi, che dipingono i palestinesi come vittime, o come estremisti, senza sfumature. Domenica si inaugurerà la Porta del sole: “Bab al Shams”, il centro di formazione di AssoPace Palestina. Il nome è lo stesso dato al villaggio costruito dai comitati popolari in Palestina, distrutto dall’esercito israeliano nel gennaio 2013.
Un seminario aperto ai sostenitori
Coloro che intendono sostenere i comitati e il diritto alla libertà del popolo palestinese sono i benvenuti nel corso del seminario. E’ previsto che ogni movimento o rete designi uno o due rappresentanti. Saranno presenti organizzazioni come Operazione colomba, Lo sci, Un ponte per, Interventi corpi civili di pace.