Per il Parkinson, la stimolazione cerebrale profonda

Per il Parkinson, la stimolazione cerebrale profonda

La malattia di Parkinson è un disturbo del sistema nervoso centrale. Si parla di alcune cellule nervose, poste nella sostanza nera, una zona profonda del cervello, che degenerano. I movimenti diventano rigidi e lenti e si aggiungono disturbi di equilibrio, postura curva, andatura impacciata, tremore a riposo. Ma anche mancata percezione degli odori, stanchezza, irrequietezza, insonnia, depressione. Come agire contro questi sintomi? Con la neuro-stimolazione cerebrale profonda.

Dispositivi per la neuro-stimolazione

 

L’Unione europea li ha approvati, e sono disponibili anche in Italia: parliamo dei dispositivi per la neuro-stimolazione cerebrale profonda compatibili con la risonanza magnetica full body, adatti a curare la malattia di Parkinson. I pazienti che ottengono l’impianto possono sottoporsi, dunque, alla risonanza magnetica di tutto il corpo: sono 130.000, 2.500 dei quali si trovano in Italia. In passato tali strumenti venivano considerati compatibili con la Rmn soltanto per l’encefalo e in situazioni limitate. L’impianto è indicato anche per distonia, disturbo ossessivo compulsivo, epilessia, tremore essenziale. Come si è arrivati alla compatibilità con la risonanza? Con sistemi di indagine e rilevazione con strumenti avanzati di modellazione elettromagnetica, elaborati da Medtronic.

 

Neurostimolazione cerebrale profonda: come si fa?

 

Come si fa questa stimolazione? Si inserisce chirurgicamente un sottile elettrocatetere all’interno del cervello. Lo strumento viene poi collegato a un dispositivo detto neurostimolatore (simile a un pacemaker), che viene posto sotto pelle, nella zona toracica, oppure addominale. Il neuro-stimolatore, una volta acceso, invia gli impulsi elettrici, che esso stesso genera, al cervello. Ciò permette di interrompere o ridurre i segnali elettrici che sono la causa della malattia di Parkinson. Per regolare gli impulsi, il paziente si serve di un programmatore. E’ sveglio mentre l’impianto gli viene applicato: in questo modo si può registrare l’attività elettrica delle diverse strutture. Un test di stimolazione intraoperatoria dà un quadro prezioso degli effetti sul sintomo e dei possibili effetti collaterali, come afferma Domenico Servello, Responsabile del Reparto di Neurochirurgia dell’IRCCS Istituto Galeazzi di Milano. Il sistema di neurostimolazione funziona con una batteria, che può essere sostituita aprendo l’incisione in anestesia locale. Si collega la nuova fonte di alimentazione ai fili già esistenti

 

About Isabella Lopardi

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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