Un tema di attualità, sul quale conviene riflettere, riguarda qualcosa che va oltre il sesso biologico: stiamo parlando di genere.
Divisioni dicotomiche quali bianco e nero, giusto e sbagliato, giorno e notte, non possono spiegare la complessità umana.
Per questo motivo, se si parla di persone, uomini e donne, più che alla domanda “che cos’è che sono?”, sarebbe opportuno rispondere a “chi è che ho davanti?”.
Questo perchè le divisioni nette rischiano di portarsi dietro stereotipi, pregiudizi, differenze, prevaricazioni.
Tuttavia, in alcuni casi, sono proprio le differenze a renderci così simili.
Perchè, in fin dei conti, che cos’è una società, se non un insieme di individualità?
Uomini, donne e genere: quanto siamo uguali e quanto siamo diversi?
L’essere umano ha sempre cercato di semplificare il mondo intorno a sé per poterlo razionalizzare e comprendere, ma chiudere in compartimenti stagni e imporre rigide categorie, spesso non è la soluzione.
La società, forse per una forma di praticità nelle relazioni, ha legato nel tempo al sesso biologico alcune “aspettative” che caratterizzano il genere.
Tuttavia, il sesso biologico prende in considerazione, alla nascita, i connotati naturali e biologici come il patrimonio genetico, gli organi genitali e il quadro ormonale. Il genere, invece, non si basa su connotati naturali, ma su costrutti e caratteristiche culturali. Infatti, la cosiddetta identità di genere, è una scelta personale.
Molti studi odierni suggeriscono di pensare alla nostra società come a qualcosa di “liquido“, e quindi mutevole, meno rigido e schematico, dai contorni non definiti. Una cultura di questo tipo permette agli individui di sperimentare nuove affermazioni di sè, perchè, al contrario, è solo con un rigido standard che il diverso è sinonimo di sbagliato.
-
Le differenze
In molti avranno sentito dire che gli uomini provengono da Marte, le donne da Venere. Ma, negli ultimi anni, sono stati condotti molti studi per “sfatare” questo solco profondo che divide i due sessi.
Uno studio condotto dall’Università di Torino, e pubblicato sulla rivista Public Library of Sciences, ha preso in esame 10 mila soggetti e 15 tratti della personalità. Le donne hanno registrato valori più alti in apprensione, minor sicurezza di se stesse e sensibilità, gli uomini in equilibrio emotivo, tendenza a voler dominare e all’essere meno fiduciosi. Altri tratti quali perfezionismo e vitalità vedono, invece, una parziale parità tra i due sessi.

Alcuni psicologi inglesi dell’Università di Warwick hanno messo a confronto uomini e donne nell’ambito del decision making. I primi, secondo i risultati, sembra che giudichino in maniera più frettolosa, le donne in maniera più attenta e analitica.
Sembra, quindi, che le differenze esistano eccome.
“È naturale che esistano differenze di questo tipo. Il problema si crea nel momento in cui le differenze sono indotte dalla società, quando si creano aspettative e stereotipi“, afferma Sveva Avveduto, Dirigente di ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche, presso l’Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali (IRPPS) in Roma.
-
Pregiudizi e stereotipi
Gli uomini sono più portati per le materie scientifiche, per i lavori manuali, sono più bravi a guidare e vestono di blu. Le donne frequentano materie umanistiche, svolgono meglio degli uomini lavori domestici e di cura della persona, non sanno guidare e amano indistintamente il rosa.
Eppure, non tutti gli uomini e le donne rientrano in queste visioni stereotipate dei sessi.
Tuttavia, se esistono degli stereotipi, da qualche parte saranno pur nati. Dove sta, quindi, la verità? Facciamo due esempi.
Moltissime donne, tempo fa, guidavano poco o non lo facevano per nulla. Le auto servivano solo agli uomini che le usavano principalmente per raggiungere il posto di lavoro. Ed è proprio da lì che è nato lo stereotipo. Vedere una donna alla guida era strano, e come tutto ciò che non capiamo può farci paura.

“Le donne, al giorno d’oggi, possono guidare esattamente come gli uomini. Anzi, ci sono statistiche che evidenziano come queste facciano molti meno incidenti degli uomini“, spiega Francesca Sartori, Ricercatrice presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale (DSRS) dell’Università degli Studi di Trento.
O ancora, come ci comporteremmo davanti a una donna che fa l’idraulico o il meccanico? Questi lavori, proprio perchè svolti storicamente quasi esclusivamente da uomini, potrebbero farci storcere il naso se fatti da una donna. Ma, anche in questo caso, ci stiamo facendo influenzare da un pregiudizio, prima ancora constatare la qualità del lavoro svolto ( che, alla fine, è quello che ci interessa per davvero).
In questi casi, quindi, si parla di differenze stereotipate. E sono queste a essere pericolose poichè plasmano il pensiero di un’intera società e, di conseguenza, anche i suoi comportamenti.
- Gender gap
Il gender gap è un termine nato per indicare il divario di genere. Può indicare le professioni e i ruoli ricoperti nella società, le differenze di retribuzione, le differenze di diritti e molto altro.
“Il Global Gender Gap Report 2022, pubblicato ogni anno dal World Economic Forum, vede l’Italia in 63esima posizione sui 146 Paesi in esame, per quanto riguarda l’assottigliamento del gender gap“, spiega Sveva Avveduto.
Se riteniamo che questo punto sia essenziale per una società che può definirsi “civile e progredita”, è evidente che ci sia ancora molto lavoro da fare. Infatti, secondo alcune stime e ipotesi, servirebbero più di 130 anni ancora per sanare il gender gap a livello mondiale.
Una società di genere: chi comanda tra uomini e donne?
In molti, toccando questi temi, avranno sentito parlare di patriarcato.
Il patriarcato è un tipo di organizzazione familiare in cui i vari membri ruotano attorno alla figura del padre che, solitamente, provvede anche economicamente. I figli ereditano il cognome e, spesso, anche le donne dopo il matrimonio.
Molte lamentele, riguardanti le questioni di genere, sottolineano proprio questo punto. La nostra società, infatti, deriva da uno schema di questo tipo. Tuttavia, in altri posti del mondo e anche in altre epoche, sono esistiti sistemi diversi.
Una società matriarcale, per esempio, vede la figura della donna al centro della famiglia. Alcuni esempi si hanno in Polinesia francese e nelle isole Trobriand parlando di esseri umani, nella mitologia con le Amazzoni, nel regno animale con le api e gli elefanti.
Anche questa volta, quindi, non dobbiamo fare l’errore di pensare che la verità sia una soltanto.
Donne e lavoro
Di certo, pensando alla nostra cultura, lo stampo patriarcale ha plasmato l’intera società. Un tempo pochissime donne lavoravano, ora invece, molto spesso, si ritrovano costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, poichè figlie di un sistema non adatto a loro.
Parlando di donne e lavoro non si può non far riferimento, proprio per questi motivi, alla maternità.
“Lo Stato deve incentivare il cambiamento. Bisogna promuovere servizi per la maternità, rivedere gli orari e le assunzioni per rendere le strutture lavorative accessibili alle donne esattamente come agli uomini”, afferma Francesca Sartori.
Orari agevolati nelle professioni odontoiatriche
A tal proposito, la Cooperativa Sociale “Odontocoop” in Lombardia, vuole creare le condizioni perché le donne possano avere maggiore flessibilità nella professione odontoiatrica. Infatti, registrano una difficoltà di accesso alla professione odontoiatrica da parte delle professioniste donne, speso a causa degli orari prolungati di ambulatorio. Per questo motivo, creando una fascia flessibile di lavoro dalle 9 alle 13 del mattino, possono favorire l’ingresso e la permanenza delle donne all’interno del mondo odontoiatrico, andando incontro alle loro esigenze come, per esempio, la maternità.
In altri settori, invece, è difficile trovare un connubio tra lavoro e maternità. Basti pensare all’Astronauta italiana Samantha Cristoforetti che, partendo per alcuni mesi verso la stazione spaziale internazionale, ha scatenato sui social risposte come “quale madre si comporterebbe così”, “ma non pensi ai tuoi figli” e molte altre ancora.
Tuttavia, se tutte le donne disoccupate in Italia lavorassero, il PIL del Paese si alzerebbe del 7%, secondo i dati della Banca d’Italia. “Alcuni studi dimostrano che per ogni donna che inizia a lavorare ed esce di casa si creano 3 posti di lavoro: il suo, e quello di altre due persone che vengono retribuite per svolgere i lavori di cura di cui si occupava lei prima, gratis”, spiega Azzurra Rinaldi, Docente di Economia Politica presso l’Università Unitelma Sapienza di Roma, e Direttrice della School of Gender Economics.
“Inoltre, rendere il mondo del lavoro più accessibile alle donne potrebbe contribuire a contrastare la denatalità che dilaga in Italia”, spiega Francesca Sartori.
Ci sono settori in cui gli uomini sono pagati meno?
I lavori domestici corrono in controtendenza rispetto ad altri settori economici. Il IV Rapporto annuale di DOMINA, Associazione nazionale datori di lavoro domestico, infatti, evidenzia che le lavoratrici domestiche guadagnano il 9% in più rispetto ai colleghi uomini.
“Le donne, in particolare quelle straniere, svolgono prevalentemente lavori di assistenza a persone non autosufficienti, in molti casi in convivenza con il beneficiario. Questo determina più ore di lavoro in mansioni più delicate, con un evidente impatto sulle retribuzioni annue”, commenta Lorenzo Gasparrini, Segretario Generale dell’Associazione DOMINA.
Ideologia di genere: consumo ergo sum
Il tema riguardante l‘ideologia di genere, tuttavia, suscita anche molte polemiche e c’è chi si schiera contro.
Tra i tanti nomi, si può citare Diego Fusaro, saggista e opinionista, che più volte ha espresso il suo pensiero al riguardo.
“L’ideologia gender è la manifestazione di una fase del capitalismo che si può definire assoluto“, spiega Fusaro in un video sul suo canale personale di YouTube.
Con il termine “assoluto“, intende il superamento di ogni restrizione rispetto al fatto che qualsiasi oggetto al mondo, persone comprese, può essere considerato merce nell’ottica del capitalismo.
L’ideologia gender, per Fusaro, è nel giusto quando afferma che molte differenze tra uomo e donna si siano formate a partire da costrutti sociali e culturali. Ma, tuttavia, sbaglia quando prova a negare che esista un dualismo che caratterizza la nostra specie, differenziando l’uomo e la donna per natura, perchè su di loro si basa, banalmente, la riproduzione stessa della specie.
“Uomini e donne sono diversi per natura, ma devono essere portatori di pari diritti“, continua Fusaro.
Su cosa si basa, nello specifico, la sua critica?
Fusaro, riallacciandosi al pensiero del politico Antonio Gramsci, parla di come gli uomini stiano diventando tutti “unisex“, esseri ideali per il consumismo sfrenato. Se invece fossero più caratterizzati da tratti specifici, sarebbero più difficili da soddisfare, sempre in ottica di mercato e di vendita di prodotti di qualsiasi tipo.
L’ideologia gender, o ideologia del medesimo come la definisce Fusaro, è figlia della globalizzazione. Punta ad appianare le differenze, vede ovunque solo merce. “Questo è ciò che critico, perchè non ha nulla a che fare con il rispetto del diverso. Anzi, punta a eliminare tutte le diversità“, continua Fusaro.
“Bisogna riconoscere e sottolineare che i sessi siano solamente due. Discorso diverso per gli orientamenti sessuali che, invece, sono infiniti“, afferma Fusaro.
Infine, Fusaro riprende le parole del sociologo Zygmunt Bauman “Consumo ergo sum” per parlare della società odierna. Vale a dire “consumo, quindi sono/esisto“, parafrasando il famoso “cogito ergo sum” ( penso quindi sono) del filosofo Cartesio.
Il linguaggio inclusivo di genere
Il linguaggio inclusivo di genere si propone di evitare pregiudizi nei confronti di un determinato sesso o genere.
Alcuni esempi possono essere gli asterischi a fine parola (es. alcun*), oppure i nomi di professioni declinati al femminile, come la ministra.
Per quanto possano sembrare virtuosismi non necessari o ridondanti, dietro di loro si nasconde molto.
Declinare al femminile una professione, dalla sola grammatica, forma nella nostra testa il pensiero che quel dato lavoro non sia per soli uomini, o più adatto a loro. In molti casi, magari, quel determinato lavoro, era un’esclusiva maschile nel passato e, quindi, il linguaggio inclusivo traduce con più correttezza e sensibilità il mondo presente.
“Basti pensare al fatto che la lingua italiana, usando il maschile al posto del neutro, sia, di conseguenza, in parte maschilista“, aggiunge Francesca Sartori.
In altri casi, invece, per parlare di uomini, intesi come esseri umani, sarebbe forse più opportuno usare il termine “persone“, così da non aggiungere un attributo qualitativo alla categoria presa in esame.
O ancora, se non esiste un termine in grado di non distinguere il sesso o il genere, si può optare sia per il maschile che per il femminile. Per esempio:” I diritti dei lavoratori e delle lavoratrici“.
Bambini e politica: due chiavi per il futuro?
Chiudere il gender gap e arrivare al rispetto e all’uguaglianza nella società sono cambiamenti che richiedono moltissimo tempo.
In particolar modo se si pensa al mondo degli adulti, figli di una certa cultura, nati in una determinata società, influenzati da pregiudizi di varia natura.
Dove intervenire, quindi?
“Le scuole sono fondamentali in questo senso. Se un bambino viene preso in giro perchè ama vestirsi di rosa è qui che gli insegnanti possono intervenire. Allo stesso modo, se gli si insegna a colorare solo razzi e automobili, e nei libri di testo il papà è sempre quello che lavora mentre la mamma è in cucina, svilupperà alcune idee rispetto ad altre. Si può quasi parlare di messaggi subliminali“, commenta Sveva Avveduto.
Se il contesto sociale ti dice che nascere uomo o donna comporta determinate aspettative, non si avrà nemmeno il tempo per realizzarsi, per riflettere su come ci si sente, perchè l‘equazione sarà tanto semplice quanto brutale: diverso uguale sbagliato.
Questioni tanto semplici quanto, allo stesso tempo, delicate.
Tuttavia, se non affrontati in famiglia, solo a scuola si possono discutere certi argomenti e insegnare determinati valori. Il ruolo della scuola è cruciale, in quest’ottica e non solo, per il futuro.
Come fare, invece, a livello di riforme?
“Anche se qualcosa sta cambiando, il mondo della politica è ancora in mano agli uomini. Alcuni di loro cercano di fare qualcosa nel concreto, molti altri no. Ma è con la parità dei sessi, anche al potere, che la situazione potrà davvero cambiare“, conclude Francesca Sartori.
Copertina Foto di Magda Ehlers: https://www.pexels.com/it-it/foto/decalcomanie-del-ritaglio-di-ragazzo-e-ragazza-1386336/
Foto di Yan Krukau: https://www.pexels.com/it-it/foto/persone-donna-arte-tavolo-8612990/