Quello che chiediamo alle scarpe per correre, è semplicemente il fatto di essere comode. E’ un luogo comune. E’ anche un assunto scientifico, da quando se ne sono occupati i ricercatori dell’università canadese di Calgary. Pubblica lo studio il British journal of sports medicine.
Ma c’è di più: si è studiata la “pronazione”, rotazione del piede verso l’interno, che si verifica quando esso viene messo a terra. Altro oggetto di indagine la forza dell’impatto con il terreno. Questi fenomeni, che si verificano mentre si corre, non sono stati demonizzati: non è necessario che, appunto, si agisca contro la pronazione e l’impatto con il terreno sia il più possibile morbido.
Un ambito, questo, nel mirino dei produttori di scarpe sportive: la soluzione era dietro l’angolo.
Alla ricerca della scarpa adatta
Ortopedici e allenatori si sono adoperati al fine di individuare la scarpa adatta, tale da ridurre il rischio. Si è trattato di una meta-analisi: studi precedenti, posti in essere negli ultimi decenni, avevano già dimostrato che la pronazione, ben lungi dall’aumentare gli infortuni, potrebbe addirittura proteggere il soggetto. Chi, durante la corsa, ruota il piede verso l’interno ha meno possibilità di incorrere in infortuni, come dimostra una ricerca condotta su più di mille atleti. Non è chiaro, poi, se l’impatto sul terreno sia direttamente collegato alle problematiche che si verificano: le evidenze in materia non sono conclusive.
Il comfort è il parametro principale
Resta un parametro soltanto da leggere su noi stessi, quando si sceglie una scarpa: se essa è comoda, se ci pone in una condizione di comfort. Il nostro corpo è l’indicatore che dovremmo prendere in considerazione prima di ogni altro: “è un ottimo giudice” di come si dovrebbe correre, come si evince dalle parole dell’autore principale dello studio, Benno Nigg, sulle colonne del New York Times.
Il rischio di infortunio, in sintesi, è destinato a salire se agiamo contro i movimenti che attuiamo naturalmente.