Sostanze stupefacenti: a quale età? La droga, che affievolisce l’autocontrollo, fino al controllo assente, delle proprie azioni e dei propri sensi, e che risulta per alcuni accattivante e si rende attraente perché porta allo sballo, a un’esplosione di sensazioni positive, crea come è noto dipendenza e danni cerebrali in chiunque.
Che cosa avviene, poi, quando incide sulla situazione dei giovanissimi? Quando affonda le dita nella creta del loro essere non ancora formato, proprio mentre i neuroni maturano? Si tratta di una domanda ben posta: è noto che in questa fascia di età il consumo di sostanze stupefacenti sta aumentando via via.
Sostanze stupefacenti e giovanissimi: la parola all’esperto
Il dottor Giampietro Chiamenti, presidente della Fimp, si è espresso in questo modo:
“Il fenomeno spesso inizia in età pre-adolescenziale. Bisogna fornire alle famiglie gli strumenti per intervenire precocemente. Siamo pronti a dare il nostro contributo”
Ma passiamo alle statistiche, che questi esprime con le sue parole. “I dati italiani sono davvero preoccupanti. Gli adolescenti residenti nel nostro Paese sono ai primi posti in Europa per consumo di alcol, droghe, sigarette, tranquillanti e sedativi. La sostanza illegale più sperimentata, almeno una volta nella vita, è la cannabis. La provano il 21% dei giovani, mentre la media europea si attesta al 17%. L’inizio precoce avviene di solito intorno ai 14 anni, ma è in aumento l’utilizzo anche tra i pre-adolescenti. E’ quindi una fascia d’età chiaramente di interesse pediatrico”.
Una voce che ci giunge dalla Federazione italiana medici pediatri, che “è pronta a dare il suo contributo per contrastare il preoccupante fenomeno del sempre maggiore consumo di sostanze stupefacenti nel nostro Paese”.
Sostanze stupefacenti: consumate già in età scolare
Che fare? “Puntare su programmi integrati di informazione e formazione già in età scolare, fornendo alle famiglie gli strumenti per riconoscere i campanelli d’allarme ed intervenire precocemente”.
La responsabilità di un genitore è enorme in simili casi, posto che nelle analisi la traccia di consumo di sostanze stupefacenti è abbastanza rapida a scomparire e il risultato è legato al metabolismo del soggetto e alla frequenza d’uso. Che fare? Un sospetto, se fondato, può salvare una vita, se non fondato distruggere un rapporto di fiducia. Si cammina su un filo di seta.
Sostanze stupefacenti e sviluppo plastico dell’encefalo
La dottoressa Stefania Russo, responsabile nazionale di progetto Fimp per i rapporti con il dipartimento antidroga e col Miur, ha dichiarato: “Questo fenomeno può avere conseguenze negative anche da un punto di vista neuropsicologico. Lo sviluppo plastico dell’encefalo si completa solo intorno ai 20 anni e quindi ogni sostanza d’abuso, assunta prima, può interferire nel normale processo di maturazione neuronale e dare il via a tutta una serie di effetti avversi come danni sulla memoria breve e riduzione della concentrazione. Esistono poi problemi sulla capacità di problem solving, sul controllo motorio e sul tempo di reazione. È dimostrato inoltre che l’uso precoce e frequente di droghe può aumentare l’insorgenza di disturbi dell’umore, come ansia e depressione, e favorire il rischio di dipendenza in età adulta. Infine non va dimenticato il ricorso alla droga dello stupro che, mescolata alle bevande alcoliche, può essere responsabile di numerosi casi di violenza sessuale. E’ quindi necessario l’impegno di tutti, istituzioni, ricercatori, medici, operatori sanitari, per combattere questa piaga sempre più in crescita”.