Trapianto di isole contro il diabete
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Trapianto di isole contro il diabete

28/08/2015
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Le isole sono grappoli microscopici di cellule del pancreas, che producono insulina. Per la prima volta, su un paziente è stato svolto un esperimento clinico: le isole sono state trapiantate in una zona dell’organismo nella quale l’intervento non era stato ancora tentato. Se ne è occupato il Diabetes research institute (Dri) dell’Università di Miami.

La Fda, Food and drug administration, ha approvato lo studio di fase I/II.

Questo risultato arriva dopo decenni di interventi, al fine di compiere i quali il Dri si è giovato di partner internazionali, tra i quali l’ospedale Niguarda, il San Raffaele di Milano, l’Ismett di Palermo.

Trapianto di isole: è soltanto il primo passo

Ci si sta avvicinando via via allo sviluppo di un BioHub, organo di piccole dimensioni, bioingegnerizzato, che imita il pancreas nativo in modo da giungere di nuovo alla normale produzione di insulina: una risorsa per coloro che sono colpiti da diabete di tipo 1. In questo tipo di diabete, purtroppo, le cellule pancreatiche produttrici di insulina vengono distrutte dal sistema immunitario: per questo la sostanza viene reintegrata.

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I risultati del trapianto di isole

Già il trapianto di isole dà ottimi risultati: ci sono casi di diabetici che non si sottopongono a iniezioni di insulina da più di dieci anni. Le isole, infatti, non vengono poste sul pancreas, ma altrove. Gli esperimenti precedenti, infatti, hanno riguardato le isole pancreatiche del fegato, dove il contatto con il sangue le danneggia, a causa di una reazione infiammatoria. In questo caso, per la prima volta, sono state utilizzate tecniche di ingegneria tissutale per trapiantare le isole in un’impalcatura biologica, biodegradabile e quindi riassorbibile sulla superficie dell’omento, tessuto che riveste gli organi addominali. Lo afferma Camillo Ricordi, professore di Chirurgia e direttore del Dri e del Centro trapianti cellulari presso l’Università di Miami e presidente del consiglio di amministrazione di Ismett.

Si tratta di una zona del corpo che è accessibile in laparoscopia. Ha il medesimo apporto di sangue e le caratteristiche di drenaggio del pancreas. In questo modo la reazione infiammatoria è minimizzata, insieme al danno alle isole.

Trapianto di isole, come è fatta l’impalcatura

L’impalcatura è una combinazione di plasma del paziente e trombina, un comune enzima per uso clinico. Dall’unione delle due sostanze si crea un composto gelatinoso che si attacca all’omento, mantenendo le isole in sede. Il gel si assorbe gradualmente e le isole restano intatte. Nuovi vasi sanguigni forniscono ossigeno e nutrienti.

L’immunosoppressione che viene determinata nei pazienti nel corso di questo studio, limitato a pochi pazienti, verrà in seguito ridotta e poi eliminata. Resta da dimostrare che le cellule funzionino nel sito prescelto.

Isabella Lopardi ha lavorato come giornalista, traduttrice, correttrice di bozze, redattrice editoriale, editrice, libraia. Ha viaggiato e vissuto a L'Aquila, Roma, Milano. Ha una laurea magistrale con lode in Management e comunicazione d'impresa, è pubblicista e redattore editoriale. E' preside del corso di giornalismo della Pareto University.

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