Benvenuta paura! Finalmente facciamo pace
Sono un chirurgo e in fondo mi considero un uomo tutto d’un pezzo. Per lavoro affronto tutti i giorni il dolore. Non ho paura di operare una persona, del sangue, di assumermi delle responsabilità anche importanti. Però … se vedo un pennuto scappo a gambe levate. Non sopporto proprio uccelli, piccioni, galline e chi più ne ha più ne metta. Insomma: mi fanno paura! Mi danno letteralmente i brividi.
Non li mangio neppure, persino in pentola mi repellono. E non parliamo di quando li vedo al cinema: hai presente il film “Gli uccelli” dei Alfred Hitchcock? Se lo vedo mi sento male…
Generalmente tendo a tenermi lontano da situazioni particolari che mi possono mettere a quattr’occhi con un pennuto. Proprio per paura non sono mai andato in Piazza San Marco a Venezia o allo zoo. Poco male, certo. Ma in certe situazioni mi copro di ridicolo. E i miei figli mi prendono in giro. Non è bello. E poi mi dà fastidio questa paura che dichiara apertamente la mia fragilità. Non sono un bambino, vorrei riuscire a razionalizzare questa mia paura, e controllarla.
Mi rendo conto del fatto che uccelli e affini non possono rappresentare una minaccia eppure è più forte di me, quando vedo un pennuto mi va il cuore in gola, letteralmente, l’unica cosa che riesco a fare è girare i tacchi e prendere il largo nel più breve tempo possibile.
La mia paura è dovuta a un trauma
Mia madre mi ha spiegato che da piccolo ho subito un trauma. Un mio zio era cacciatore, un giorno portò ai miei genitori una sua preda in dono. Era un fagiano, che lui aveva ucciso. Ricordo che osservavo curioso e affascinato il suo piumaggio, lo zio se ne accorse e mi mise in mano il fagiano. “Guarda quanto è bello”, mi esortò. Ricordo la sensazione del suo collo molle, spezzato, che cedeva sotto le mie dita e qualcosa di appiccicoso che mi bagnava le dita. Quando lo riappoggiai sul tavolo mi guardai le mani e mi accorsi, con terrore, che erano macchiate di sangue. Iniziai a urlare. E’ strano come il tempo non abbia cancellato la memoria, quella notte sognai il fagiano, volava sopra la mia testa, mi veniva addosso e grondava sangue.
Può un trauma infantile generare tanta paura e condizionare a tal punto la mia vita presente? Perché non riesco a razionalizzare una paura immotivata e reagire? La cosa mi dà ancora più fastidio oggi che mi sono separato da mia moglie e so che mia moglie ha parlato di questo ai miei figli minando la mia figura di padre.
Alessio N. Grosseto
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A ciascuna la sua paura
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Paura dei ragni, dei serpenti, ma anche del buio, di stare in mezzo alla gente, del dentista. In fondo siamo tutti paurosi. Ognuno ha la propria fobia, c’è chi ha il terrore di salire su un aereo e chi si lava le mani in continuazione per paura di contrarre sconosciute malattie.
Alcune fobie, in fondo, non danno fastidio, chi teme i serpenti, per esempio, purché non si avventuri in una giungla, può vivere benissimo. Nel tuo caso, caro Alessio, la tua paura è un po’ più complicata. Intanto non è raro entrare in contatto con un pennuto e poi a questo si mischia il fatto che credi che questa tua fragilità ti sminuisca agli occhi dei tuoi figli.
Ebbene non è così. Parlane tranquillamente con loro, raccontagli cosa ti è successo quando eri un ragazzino e capiranno, non solo, si sentiranno più vicini a te perché, appunto, ognuno si trova a convivere con delle piccole o grandi paure e solo i ‘grandi’ riescono a farci i conti, e ad ammettere le proprie fragilità. Se questa tua paura ti rende davvero la vita difficile, prova a pensare di farti aiutare da un esperto.