Effetto Joker: quali sono le attrattive? Ricordate l’avversario di Batman, con il suo ghigno? Se ne parla ovunque, poiché al cinema è stata proposta una versione mai raccontata del personaggio: sta riscuotendo un successo inaspettato. Una figura combattuta, instabile, triste e violenta ha conquistato il pubblico. Si è espresso in argomento Adriano Formoso, psicologo e psicoterapeuta a Milano e ideatore del metodo terapeutico neuropsicofonia.
Effetto Joker: perché tutti ne parlano
Effetto Joker: perché tutti ne parlano? Non c’è Batman, non è interpretato da Jack Nicholson, non si ride. Eppure molte reazioni sono state suscitate. Queste le parole dell’esperto: “La violenza di Joker capta l’attenzione, poiché si tratta del protagonista di una triste storia esistenziale e spesso realistica, nella società che non fa sconti a nessuno. L’opera pone l’attenzione sul vissuto di un personaggio. Ne spiega la personalità omicida, in una prospettiva sociologica e psicosociale, inquisitoria verso la società. Joker è una creazione sociale: un eroe contro la disuguaglianza, la discriminazione e l’abbandono. Interessante la sua richiesta di un briciolo d’amore, rivolta all’uomo ricco individuato come suo padre, al quale si propone dicendo: ‘non voglio niente da te, solo un abbraccio’. Spiccano il rifiuto e l’angoscia dell’abbandono, che aggrava la condizione psichica di Joker. Sono in molti a pensare che questi sia un malato di mente, impossibile da curare: l’impossibile attrae sempre. Il fascino della paura che può generare uno psicopatico pericoloso o una mente molto disturbata è la chiave del successo di questo film, che suscita soprattutto l’interesse di coloro che sono meno avvezzi ad accogliere il dolore umano. Ogni giorno mi confronto con la sofferenza psichica. Ho guardato Joker con interesse, come si trattasse di uno dei miei malati, affetto da un grave disturbo della personalità, che non gli consente di controllare l’agito”.
Effetto Joker: perché piace tanto agli adolescenti
E’ stato chiesto ad Adriano Formoso perché il film piaccia tanto agli adolescenti. Queste le sue parole: “Molti ragazzini sono attratti da situazioni sconcertanti per gli adulti e vivono in piena euforia alcune scene terribili del film: si immedesimano nel protagonista. La letteratura, il fumetto e il cinema horror hanno sempre un ascendente sugli adolescenti. Questo dipende dall’evoluzione con la quale le loro rappresentazioni e i loro pensieri cambiano l’espressione di contenuti invarianti. Il tema centrale della passione per i film horror o impressionanti come Joker è la corporeità con le sue inquietanti trasformazioni. La paura che alcuni film suscitano dipende dalla ferocia con la quale il corpo viene attaccato. In Joker si assiste a un omicidio. Delle forbici sono conficcate negli occhi della vittima. Si tratta di un dato che colpisce: interessa un certo spazio mentale l’efferatezza che sconfina in imprevedibili trasformazioni, alle quali si va incontro attraverso manipolazioni magiche e scientifiche.
Effetto Jocker: comprendere i ragazzi e i loro comportamenti
Lo psicoterapeuta ha aggiunto: “Bisogna comprendere i ragazzi e i loro comportamenti. Non dobbiamo mai dimenticare che il tema della trasformazione del corpo li riguarda molto da vicino. La pubertà, lo sviluppo accelerato del fisico nei muscoli e nelle ossa, l’invasione degli ormoni e delle pulsioni che occupano le tenere menti, spingendole verso desideri inconfessabili, fanno sì che i nostri ragazzi fantastichino abitualmente all’interno di mondi paralleli, come quello costruito abilmente con il film Joker.”
Effetto Joker: la passione per i film da brivido
Queste le conclusioni di Adriano Formoso: “Molti dei miei pazienti mi spiegano con codici diversi, ma riconducibili alla stessa azione, che la passione per i film che fanno paura nasce dalla possibilità di avvicinarsi a un’emozione artificiale. E’ piacevole provare paura in un contesto rassicurante. In definitiva, è soltanto un film. E’ un po’ come pilotare un aereo in una cabina: se precipiti, non morirai veramente. Trovo questo persino educativo per i nostri ragazzi. Si tratta della possibilità di comprendere la differenza tra l’immaginario e il reale, per sfruttare al meglio il pensiero e la riflessione: dare un valore prioritario all’opportunità di esistere nel mondo”.