Domenica 5 settembre si è tenuta la cerimonia di chiusura delle paralimpiadi estive, che erano iniziate lo scorso 24 agosto.
Ai Giochi di Tokyo l’Italia ha partecipato con la sua delegazione più numerosa di sempre: 115 atlete e atleti, tra cui 69 esordienti.
E 69 è anche il numero delle medaglie italiane ottenute in questa edizione delle paralimpiadi, il secondo miglior risultato di sempre per numero di medaglie ricevute in un’edizione, dopo le 80 di Roma 1960.
La delegazione italiana ci ha ci ha fatti sognare in tantissime occasioni e in diversi sport tra cui: atletica, ciclismo, scherma, tiro con l’arco e tennistavolo.
Ma la disciplina in cui si è distinta di più è il nuoto, in cui l’Italia ha vinto in totale 39 medaglie: 11 ori, 16 argenti e 12 bronzi.
I nostri nuotatori ci hanno regalato una vera e propria pioggia di medaglie.
Tra questi ci sono stati Antonio Fantin, Carlotta Gilli e Giulia Ghiretti.
Questi Giochi ci hanno regalato tantissime soddisfazioni, oltre che a livello sportivo, ci hanno donato soprattutto storie di vita.
Perché dietro ogni atleta c’è una storia meravigliosa, in cui lo sport è occasione per riscattarsi, o addirittura rinascere.
Chi è Antonio Fantin
Classe 2001, di Latisana (Udine) è un nuotatore italiano, tesserato per la Lazio Nuoto e per la Fiamme Oro.
Campione paralimpico nei 100m stile libero ai Giochi paralimpici di Tokyo, nonché tre volte campione mondiale e otto volte campione europeo.
Detentore di record mondiali ed europei sui 50sl e 100sl
Colpito nel febbraio 2005 all’età di tre anni e mezzo da una MAV (malformazione artero-venosa) si avvicina al mondo del nuoto come forma di riabilitazione post-operatoria.
Alle paralimpiadi di Tokyo vince la medaglia d’oro diventando Campione Paralimpico nei 100m stile libero S6, siglando anche il nuovo Record del Mondo (1.03.71).
Conclude la sua esperienza paralimpica a Tokyo con 1 oro, 3 argenti (400m stile libero S6, 4x50sl mixed, 4x100sl) e 1 bronzo (4x100mx).
Lo sport come rinascita
Per Antonio Fantin quello per il nuoto non è stato subito amore, ma ora è lo strumento con il quale riesce a esprimersi al meglio, regalando fantastiche emozioni a se stesso e a tutti noi.
“Lo sport per me è stato rinascita, grazie a esso sono riuscito a trasformare una difficoltà in un’opportunità.
Ogni volta che entro in acqua mi sento libero.
Non è stato fin da subito amore, infatti ho iniziato a nuotare per riabilitazione e solo successivamente, condiviso con gli amici di infanzia, è diventata una passione.
Oggi è lo strumento con il quale raggiungere tanti dei miei sogni.
Lo sport, prima ancora che essere salute fisica, è salute mentale.
Libera infatti la mente e permette di esprimersi al meglio delle proprie capacità.
È una sfida, difficile e ricca di ostacoli ma questi con la giusta mentalità possono diventare trampolini di lancio”, dice Antonio Fantin.
Le grandi vittorie alle Paralimpiadi
Antonio Fantin ha fatto grandissime prestazione e il pieno di medaglie a Tokyo.
E dopo una pioggia di medaglie conquistate ai Mondiali, agli Europei e agli Assoluti italiani, si è tolto la soddisfazione di mettere in bacheca anche un oro olimpico e il nuovo Record del Mondo.
“Tokyo è stata la mia prima Paralimpiade, dal punto di vista sportivo l’obiettivo era confermare i risultati delle ultime stagioni, mentre dal punto di vista umano mi aspettavo una grande emozione.
Ho avuto l’onore di vincere cinque medaglie (1 oro con WR, 3 argenti e 1 bronzo).
L’emozione più forte è arrivata con l’oro e il nuovo Record del Mondo, è stato il coronamento di un sogno, una delle emozioni più grandi che abbia mai vissuto”, dice Fantin.
Rinvio delle Paralimpiadi e Covid
Tutti gli atleti in questi ultimi anni hanno dovuto fare i conti con le restrizioni Covid e lo slittamento dei Giochi, e questo li ha portati a doversi rimettere in gioco.
Ma per alcuni queste difficoltà sono state comunque un modo per crescere maggiormente sia a livello sportivo che umano.
“Nonostante la situazione difficile sono sempre riuscito ad allenarmi nel miglior modo possibile.
Il rinvio di un anno è stato un modo per crescere e maturare maggiormente.
Naturalmente una paralimpiade senza pubblico è qualcosa di molto particolare, però credo fosse fondamentale disputarla a significare una ripresa della vita oltre che dello sport.
Fortunatamente ho sempre continuato la mia preparazione nel migliore dei modi, ho sempre avuto disponibilità di acqua nelle diverse piscine in cui mi sono allenato durante la Pandemia (Lignano soprattutto che è la mia seconda casa, Monastier, San Stino, Gorizia).
Un anno in più probabilmente mi ha permesso di maturare sia sportivamente sia umanamente di più”, spiega Antonio Fantin.
Le emozioni prima delle gare
Come tutti i grandi campioni, Antonio Fantin, si allena duramente per raggiungere i suoi obiettivi e portare a casa i risultati.
E per farlo è importante avere: focus sull’obiettivo, concentrazione e determinazione.
“Prima di una gara sono sereno perché conosco il lavoro che abbiamo fatto nei mesi precedenti.
Credo fortemente che una gara si costruisca solo in allenamento, ogni giorno.
Vivo la gara come un allenamento e ogni allenamento come una gara.
Rappresentare l’Italia e gli italiani è un grande orgoglio ma trasmette anche un grande senso di responsabilità.
Il mio supporto prima di una gara è ripensare al lavoro svolto nei mesi precedenti per capire le mie potenzialità”, conclude Antonio Fantin.
Chi è Carlotta Gilli
Classe 2001, di Torino è una nuotatrice italiana, tesserata per la Rari Nantes Torino e per il gruppo sportivo Fiamme Oro della Polizia di Stato.
È affetta dalla malattia di Stargardt, una retinopatia degenerativa su base genetica a trasmissione autosomica recessiva, legata a mutazione del gene ABCA4, che colpisce circa una persona su diecimila.
Insorge solitamente nella prima o nella seconda decade di vita e rappresenta una delle principali cause di ipovisione giovanile.
Detiene 11 record del mondo paralimpici (7 in vasca lunga e 4 in vasca corta) e ha vinto 23 medaglie (di cui 17 d’oro) tra Mondiali (9 ori) ed Europei (8 ori).
Inoltre, alla sua prima gara in carriera alle Paralimpiadi di Tokyo, conquista la medaglia d’oro nei 100 farfalla S13, firmando il nuovo record paralimpico sulla distanza con il crono di 1’02″65.
Vince anche l’argento nei 100 dorso S13, l’argento nei 400 stile libero, il bronzo nei 50 stile libero S13.
Ma non è finita qui, perché Carlotta Gilli si aggiudica l’oro anche nei 200 misti SM13, firmando pure il record del mondo con il crono di 2’21″44.
L’amore per lo sport
Tra Carlotta Gilli e il nuoto non è stato amore a prima vista.
Per fortuna poi, si è ricreduta e ci ha regalato emozioni uniche e performance strepitose ai Giochi di Tokyo.
Portando a casa due ori, due argenti e un bronzo, oltre a qualche record del mondo, giusto per non farsi mancare nulla.
“L’amore per questo sport è nato vasca dopo vasca.
Fin da piccolina i miei genitori mi hanno mandato a nuotare facendo corsi di acquaticità e i primi corsi di nuoto.
In realtà all’inizio non ero molto d’accordo perché non volevo nuotare ma volevo giocare a calcio.
Ma giustamente hanno insistito per farmi continuare i corsi di nuoto perché mi ripetevano che il nuoto è uno sport completo, uno sport che fa bene alla crescita.
La svolta è arrivata quando ho iniziato a fare le gare.
Lì ho iniziato a capire che era davvero quello che volevo fare e che il sogno che avevo era quello di fare l’atleta e di entrare in un gruppo sportivo.
Quindi poter dedicare tutta la mia vita al nuoto, ovviamente continuando il mio percorso di studi, sono iscritta all’Università di Psicologia.
Io attualmente faccio parte delle Fiamme Oro, Gruppo Sportivo della Polizia di Stato, purtroppo però noi atleti paralimpici non siamo a tutti gli effetti arruolati all’interno della Polizia come gli atleti olimpici.
Quindi dal momento in cui smettiamo di nuotare non abbiamo un posto di lavoro.
Per fortuna ora è passata la legge e da Gennaio 2022 dovremmo essere anche noi arruolati ufficialmente.
Dunque finalmente il sogno che ho nel cassetto da quando ero piccola si può avverare.
Inoltre, credo di essere la prima atleta paralimpica a essere arruolata effettivamente in Polizia.
In modo tale che dal momento in cui smetto di nuotare ho il mio posto di lavoro a tutti gli effetti e posso continuare a rappresentare i colori dell’Italia anche in un’altra veste e mettermi al servizio di tutte le persone e di tutti gli italiani che in questi anni mi hanno supportato nel mio sport”, dice Carlotta Gilli.
Lo sport come palestra di vita
Per tutti gli atleti e non, lo sport è una palestra di vita.
Insegna molto e ti fa crescere sia a livello umano che caratteriale.
“Per me lo sport e soprattutto il nuoto rappresentano una filosofia di vita, ti insegnano un modo di vivere 24 ore al giorno.
Quindi non solo durante le 2/3 ore di allenamento che fai ma durante tutto il giorno.
Capisci che l’essere umano ha bisogno di momenti di svago, di momenti di concentrazione, momenti in cui deve riposarsi, momenti in cui deve mangiare e cosa deve mangiare nei momenti giusti.
Ti insegna veramente a vivere, ti insegna la disciplina, il rispetto delle regole.
Perché nella vita quotidiana, in ogni cosa che fai, vedi veramente che gli insegnamenti del nuoto e dello sport in generale emergono”, dice Gilli.
Rinvio delle paralimpiadi e Covid
Il rinvio delle paralimpiadi di Tokyo ha messo in difficoltà molti atleti ma non solo a livello fisico, soprattutto a livello mentale.
Per fortuna la loro tenacia e determinazione ha avuto la meglio.
La pandemia ha rinviato i giochi di un anno ed è stato semplicemente posticipato tutto, è stato sicuramente un anno difficile.
Questo perchè non siamo mai stati fermi così tanto durante l’anno, quindi quando abbiamo ricominciato a nuotare le sensazioni non erano quelle che volevi, i riscontri cronometrici nemmeno.
In realtà il mio allenatore mi ha sempre detto che era tutto normale, in linea con quello che stavamo facendo durante gli allenamenti.
Però ovviamente quando non hai sensazioni e quando non hai riscontri cronometrici tutti ti possono dire quello che vogliono ma alla fine è sempre molto difficile.
Poi già gli europei sono stati una tappa di passaggio molto importante, ed erano andati molto bene e quelli mi avevano ridato fiducia per poi ricominciare gli allenamenti e arrivare verso Tokyo”, spiega Carlotta Gilli.
Paralimpiadi: un sogno che si avvera
L’emozione di andare ai giochi olimpici è unica e tutti gli atleti sognano questo momento fin da quando sono bambini.
“Fin dall’inizio, come ho scritto sui social, era quel sogno che hai da bambino quando inizi a fare sport.
Quel sogno che quando inizi a crescere capisci che sarà riservato veramente solo a pochi.
Ma che credendoci ogni giorno è diventato realtà.
Quando ho ottenuto la convocazione alle paralimpiadi è stato davvero il sogno di una vita che si è realizzato.
Perché fin da piccola vedevo gli atleti che andavo alle olimpiadi come dei supereroi, come degli atleti stratosferici che avevano una marcia in più e esserci arrivata anche io è un’emozione indescrivibile”, racconta Carlotta Gilli.
Essere a Tokyo è un mix tra ansia, adrenalina, voglia di vincere e divertimento, che porta gli atleti a essere competitivi ma anche solidali tra loro.
“Prima di partire sapevo già che sarai andata ad affrontare una gara molto difficle con delle avversarie fortissime, avversarie nuove e avversarie che sarebbero andate più forte di prima.
Tutti i miei compagni di nazionale più grandi mi avevano sempre detto che l’olimpiade era una cosa completamente diversa da un europeo o da un mondiale ma io non avendone mai vissuta una non capivo perché.
In realtà poi, già dal primo giorno, ho iniziato a capire, perché vieni catapultato in una realtà molto più grande e molto più importante di quello che ti aspetti.
Infatti, prima della gara ero abbastanza agitata a dire la verità, perché ero in un contesto completamento diverso da tutti quelli che avevo provato.
Capivo a sensazioni che c’era veramente qualcosa di molto più grande di me a cui stavo andando incontro.
La prima gara, la prima mattina in camera di chiamata per i 100 metri farfalla, avevo molta tensione, pensavo di non essere più in grado di nuotare, di tuffarmi.
Fortunatamente insieme a me c’era una mia compagna della nazionale, che poi è arrivata seconda dietro di me.
Lei è più grande e con molta più esperienza, mi ha aiutato molto e la sua presenza è stata fondamentale, infatti poi è stata definita “mamma chioccia” nei miei confronti.
L’olimpiade, secondo me, ti insegna davvero tanto.
Perché è la prima volta in cui sei all’interno di un villaggio olimpico.
Dove sei con tutta la delegazione italiana di tutti gli sport insieme.
Ci sono tutti gli sport di tutte le nazioni quindi vedi la massima espressione dello sport, vedi i migliori atleti che esistono al mondo.
Ti da tanti suggerimenti, ti fa davvero capire quanto sia alto il livello dello sport, quanto sia bello, quanto ogni atleta faccia di tutto pur di arrivare davanti all’altro sempre però in una sana e rispettosa competizione.
Dal punto di vista umano ti trasmette davvero tanto”, dice Gilli.
Concentrazione e determinazione
“Durante la gara ho pensato totalmente a concentrarmi su quello che dovevo fare, come dovevo farlo, a quello che mi aveva detto l’allenatore.
Quindi ho pensato solo a fare tutto al meglio.
La concentrazione durante le gare per me è qualcosa di molto istintivo, perché comunque sai che sei lì e sai che in quei secondi ti giochi davvero tutto.
Ti giochi una marea di sacrifici e di rinunce che hai fatto, e quindi è quasi una cosa automatica che ti viene.
Non sei tu che ti dici “ora mi devo concentrare” è una cosa che viene da dentro in automatico.
Sicuramente il fatto di rappresentare l’Italia e tutto il nostro paese in quel momento è la cosa che ti dà più carica.
Perché in quel momento non stai rappresentando solo te e le tue società ma stai rappresentando l’Italia intera, tutto il tuo paese, tutti gli italiani, tutte le città.
Stai andando veramente contro tutto il resto del mondo per difendere i colori italiani.
Dopo la gara, ovviamente se è andata bene come nel mio caso, sei la persona più felice del mondo.
Quindi vedi davvero il sogno che si realizza, il raggiungimento degli obiettivi, tutti i sacrifici e le rinunce che hai fatto che sono veramente serviti a qualcosa di grande.
Il momento più bello è stato quello della premiazione, dove ti godi davvero tutto”, dice Carlotta Gilli.
Carlotta Gilli: ambassador per il sociale
“Sono ambassador della campagna “La tua bontà è la tua grandezza” della Procter&Gamble e sono anche l’ambassador della Procter&Gamble per questi giochi olimpici e paralimpici di Tokyo.
Sono anche ambassador di Telethon e collaboro con la Croce Rossa italiana.
Proprio perché il messaggio che voglio mandare deve essere qualcosa che vada oltre lo sport, quindi non solo il fatto di credere nei propri sogni e di fare di tutto per cercare di realizzarli.
Ma vorrei mandare un messaggio a tutte quelle persone che magari hanno una disabilità o che stanno vivendo un periodo di depressione, la perdita di una persona cara o qualsiasi momento difficile della loro vita.
E fagli capire che devono cercare di trovare il modo di raggirare e superare l’ostacolo.
Che non possono fermarsi al primo ostacolo che la vita gli mette davanti.
Ma cercare sempre di superarlo e continuare a inseguire i propri sogni.
Perché dal momento in cui riesci a realizzarti diventi davvero la persona più felice di questo mondo”, conclude Carlotta Gilli.
Chi è Giulia Ghiretti
Classe 1994, di Parma è una nuotatrice ed ex ginnasta italiana.
Sin da bambina pratica ginnastica artistica, poi ritmica, e, dall’età di 8 anni, trampolino elastico, disciplina che la porta nel giro della Nazionale.
Nel 2010, a 16 anni, durante un allenamento di trampolino, al momento della ricaduta da un salto, le forze delle molle si concentrano su un’unica vertebra, che non regge: l’incidente le causa la paralisi delle gambe.
Avvicinatasi al nuoto per ragioni fisioterapiche, si innamora presto della piscina e decide di iniziare nuoto a livello agonistico, sport che le permette di ritrovare la libertà che aveva in aria quando saltava.
Nel nuoto ritrova la sua dimensione da sportiva e conquista, tra Paralimpiadi, Mondiali ed Europei, 18 medaglie internazionali.
Ai Campionati mondiali di nuoto paralimpico di Città del Messico, nel 2017, è stata portabandiera della Nazionale italiana dei record.
La sua specialità sono i 100 metri rana e i 50 metri farfalla. A livello nazionale, ha vinto oltre 47 titoli italiani e detiene diversi record di categoria.
Alle paralimpiadi di Tokyo, Giulia Ghiretti raggiunge la finale con il quarto tempo.
Nell’atto conclusivo conquista un argento nei 100 metri rana femminile.
Inoltre, è laureata in ingegneria biomedica al Politecnico di Milano.
L’amore per lo sport
Giulia Ghiretti con lo sport ci è nata.
Nonostante le difficoltà, non si è mai arresa e ha sempre lottato per raggiungere i suoi obiettivi.
“Lo sport è il mondo che mi ha permesso di dare continuità alla mia vita, anche dopo l’incidente sul trampolino elastico che mi ha causato la tetraplegia.
Ero sportiva prima, nazionale di ginnastica artistica, sono sportiva ora.
Quindi lo sport è un aspetto fondamentale della mia vita
Ora sono una nuotatrice e il nuoto è l’unico sport in cui sei libera, non hai ausili e devi vedertela con te stesso”, dice Giulia Ghiretti.
L’atleta manda anche un bellissimo messaggio a coloro che vogliono intraprendere la carriera sportiva ma per diversi motivi si sentono bloccati:
“Uscite di casa e prendete coraggio. Non siate timidi, abbiate coraggio e provate tanti sport prima di trovare il vostro. E sono sicura che, una volta trovate, non potrete farne a meno”.
Rinvio delle Paralimpiadi e Covid
Il rinvio delle paralimpiadi è stata una doccia fredda per tutti gli sportivi, che hanno dovuto vivere momenti di difficoltà e alcuni anche di cambiamenti.
“Prima di partire per Tokyo c’era l’incognita del Covid, quindi fino all’ultimo è stato tutto un trattenere il fiato.
Poi ci siamo abituati all’idea di una bolla, senza pubblico, quindi con uno scenario lontano dalle altre Paralimpiadi.
Così è stato, ma una volta che sei in gara, non ti accorgi del contesto ed è tutto come sempre.
Inoltre, per me è stato un periodo di grandi cambiamenti: allenatore, piscina, città in cui vivere.
Ero a Milano e sono tornata a Parma, mia città natale: inizialmente per stare con la famiglia, vista la necessità di rimanere in quarantena, poi ho capito che avevo bisogno di quella serenità anche per riprendere a nuotare.
Ecco quindi che ho preso decisioni importanti e radicali, che credo mi abbiano premiata viste le prestazioni.
È stato un anno di attesa, dopo il rinvio dell’anno scorso. Partecipare alle Paralimpiadi è la più alta ambizione di un atleta.
Poi c’è arrivare a una medaglia. Infine un oro.
Mi manca l’ultimo step, per questo voglio continuare a nuotare”, spiega Giulia Ghiretti.
L’emozione di rappresentare l’Italia
“Rappresentare l’Italia è veramente un enorme orgoglio.
Quando c’è il tricolore di mezzo, si scatenano emozioni uniche.
E in alcuni eventi, come alle Paralimpiadi, senti davvero la sensazione di rappresentare un Paese”, dice Giulia Ghiretti.
Le emozioni delle gare sono uniche: adrenalina, concentrazione e tensione, si scatenano in un mix di sensazioni indescrivibili.
“Prima di ogni gara c’è l’attesa, la tensione, l’adrenalina che sale piano piano.
Durante sei immerso nella massima concentrazione, non solo nell’acqua e pensi solo a dare il meglio di te stessa.
Dopo dipende dalle aspettative e dal risultato: sono passata dalla grande gioia dell’argento nei 100 rana alla grande delusione per la medaglia di legno, per poco più di un secondo, nei 200 misti.
Ma sono una donna determinata e continuerò a nuotare per raggiungere il gradino più alto del podio”, conclude Giulia Ghiretti.