Tecniche e regole, i confini dell’Arte terapia: parla Tea Taramino
Tecniche, materiali, conoscenza dello spazio e del tempo. In Arte terapia, si agisce a partire dalle storie personali dei soggetti: è così che la manipolazione porta a estrinsecare il proprio vissuto. E’ così che ci si adatta al materiale; di qui si parte per trovare le regole del vivere, diverse per ognuno. Nelle nostre mani, nelle mani di una platea eterogenea, l’arte diventa materia vivente nei polpastrelli delle dita. Al fine di riconoscere i propri limiti e per andare oltre. E’ così che opera Tea Taramino, educatrice e artista. Da docente, è esperta di arte relazionale in contesti educativi. La abbiamo incontrata e intervistata. Ci ha detto quanto segue.
Tecniche e regole. Nell’arte terapia si rivolge da artista a coloro che creano opere, lavorando sul piano educativo. In che modo agisce?
Il laboratorio La Galleria, nella Circoscrizione 8, in cui lavoro è un servizio comunale con mandato educativo, è uno spazio attivo dal 1982 ed è rivolto a persone con disabilità, ma è aperto a studenti, tirocinanti, artisti e altre professionalità. Si lavora quotidianamente con persone diverse fra di loro per età, tipologia, interessi ed esigenze, per cui strutturare un vero e proprio percorso di arte terapia, può risultare difficile da gestire o non avere senso. Preferisco, quindi, operare in prevalenza, come artista/educatrice sulla conoscenza dello spazio, del tempo e dei materiali, per un’autonomia personale finalizzata all’espressione di sé, utile per la relazione interpersonale, l’espressione e la comunicazione, anche in chiave estetica. Questo lavoro può avere valenze terapeutiche, dipende dal tipo di relazione che si stabilisce.
Nell’operare utilizzo un metodo estrattivo che comporta il partire da ciò che ogni persona sa, e, che – per quanto compromessa sia – ha delle esperienze, delle convinzioni o semplicemente delle abitudini. Credo che iniziare dallo scambio di saperi, dalle storie personali e dei luoghi vissuti sia il primo gradino, imprescindibile, per costruire occasioni di comunicazione al fine di una conoscenza reciproca, volta a un progresso cognitivo, emotivo, umano e relazionale.
I più comuni materiali da belle arti (carta, pigmenti, colori, tele) così come gli altri materiali naturali (legno, pietra, gesso, creta e altri) generalmente forniscono ai partecipanti vaste possibilità di espressione personale, permettendo alla persona buone prestazioni nella scoperta di sé. Allo stesso tempo, essi rappresentano anche una sfida, perché richiedono – a chi li usa – di tenere conto di alcuni vincoli particolari e di accettare alcune regole che caratterizzano le varie tecniche. Questo sforzo di adattamento alla realtà materiale stimola sia la capacità di riconoscere ed accettare i propri limiti sia la volontà di superarli attraverso soluzioni creative.
Invito sempre a riflettere, chi conduce con me i laboratori, su quanto sia importante conquistare un certo livello di abilità, e consapevolezza degli effetti, nell`uso dei materiali artistici, poiché tali competenze sono fondamentali in quanto accrescono la capacità di entrare in empatia con l`esperienza del partecipante e di rispondere in maniera appropriata ai suoi bisogni, sia dal punto di vista tecnico/artistico sia educativo ed eventualmente anche terapeutico, perché tra tali ambiti i confini sono molto porosi.
La qualità relazione che si stabilisce è, sempre e comunque, il tramite necessario per dare forma – ad emozioni, sentimenti, idee o altro – attraverso il mezzo dell’espressione artistica.
Piante per combattere l’inquinamento esterno
La qualità dell’aria che respiriamo è fondamentale per il mantenimento ottimale della salute dei nostri polmoni.…Tecniche ed esercizi plastici: accogliere il nuovo
Piante per combattere l’inquinamento esterno
Ogni materiale può essere visto sotto tanti aspetti differenti da quelli usuali, anzi, una ricerca in senso laterale può facilitare la conoscenza approfondita degli stessi ed essere esercizio plastico – dello sguardo e dell’attenzione – utile per comprendere anche le persone che vivono su registri differenti dal proprio, per attivare così uno spostamento di senso necessario ad aprirsi, per accogliere il nuovo.
Operare con gli strumenti dell’espressione artistica insieme a persone in difficoltà fisica, intellettiva o psichica richiede costanza nell’operare, nell’attesa di risultati o cambiamenti che avvengono in tempi lunghi, molto lunghi o che potranno anche non avvenire mai.
Tecniche e regole. E le regole sono diverse per ognuno. Come si determina il lavoro con gruppi di soggetti misti, dunque a carattere eterogeneo? Come si svolge l’attività in atelier?
Da subito la pratica dell’atelier aperto si è dimostrata un utile strumento di connessione alla vita per uomini e donne, altrimenti incapsulati o emarginati a causa di limiti, interni o esterni, di vario genere.
La storia di Torino è lunga e parte dall’ergoterapia degli anni ’70, passando dall’espressione creativa degli anni ’80, per arrivare al riconoscimento, odierno, di alcuni autori in situazione di fragilità quali artisti contemporanei.
Il cambiamento è avvenuto grazie allo sguardo e alle iniziative di educatori, studenti, storici dell’arte ed artisti che hanno portato tali visioni all’esterno dei centri diurni e dei luoghi di cura, importandovi cultura e arte.
Tecniche in laboratorio: esigenze e obiettivi dei partecipanti
Il lavoro in laboratorio viene organizzato, con modalità differenti, in base a qualità ed esigenze dei partecipanti e in relazione agli obiettivi che si vogliono raggiungere: l’emersione delle caratteristiche individuali, dell’unicità espressiva oppure lo sviluppo dell’autonomia e delle capacità relazionali tramite la costruzione di un percorso basato sulla coprogettazione e la realizzazione al plurale. Per le persone che frequentano a lungo il laboratorio le modalità si possono alternare, anzi tale alternanza fa parte degli stimoli in positivo alla persona. I percorsi di espressione condivisa non sono mai somministrati, ma solo proposti.
I gruppi misti si formano su progetto e gli incontri sono a carattere settimanale, in media due ore. Se il lavoro è condiviso si sceglie un tema di indagine e si individuano dei punti di ricerca che vengono sviluppati sia attraverso la conoscenza o il consolidamento di tecniche, sia attraverso l’indagine e l’esplorazione, di luoghi o argomenti di interesse comune, con momenti di dialogo e scambio di punti di vista.
Attualmente stiamo lavorando (oltre alle attività dedicate agli interessi e inclinazioni squisitamente individuali e personali di alcuni autori che frequentano il laboratorio) su progetti dove l’aspetto relazionale di creazione partecipata è il fulcro come, ad esempio, il progetto Di ombra e di luce Giocose manovre di integrazione fra persone, discipline e tecniche. Un’indagine – con tempi lunghi e lenti – sui temi: carattere umano e delle cose dal punto di vista antropologico, artistico, educativo; natura della luce nella relazione con le persone e materiali come carta, creta e legno; l’ombra del pregiudizio talvolta pesa su alcune realtà sociali e culturali; multidisciplinarietà, rapporti possibili tra educazione, arte relazionale e interattiva, artigianato e design. Un percorso basato sul superamento di un sapere ancorato alla specificità di una singola disciplina.
Siamo andati con il gruppo al Museo Lombroso e abbiamo parlato con un giovane antropologo che ci ha spiegato il pensiero del fu professore e le attuali argomentazioni del presente. Non ci siamo fatti mancare una visione dello straordinario e del presente quotidiano attraverso lo sguardo di artisti contemporanei e i laboratori condotti da Annamaria Cilento, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo. Con la calligrafa Chen Li e la ceramista Maria Teresa Frizzarin abbiamo iniziato un percorso, che dura mesi, per dare forma concreta a tutto ciò, a partire dalle sperimentazioni nel loro laboratorio al Cortile del Maglio. Il lavoro sulle parole per esprimere sentimenti e idee personali si sta sviluppando con le educatrici e l’attrice cantante Maresa Pagura. Alcuni studenti del Primo Liceo Artistico, coordinati dal’insegnante Giuliana Ravaschietto partecipano, con i ragazzi con disabilità del territorio, alle attività e, insieme agli esperti, siamo tutti autori e protagonisti della creazione corale.
Gli esiti di tale percorso verranno esposti nell’edizione autunnale della rassegna Singolare e Plurale a Palazzo Barolo.
Tecniche e regole, nel vissuto del singolo soggetto. Può segnalarci, se lo ritiene opportuno, storie e lavori di soggetti che Le è capitato di conoscere?
Molti degli autori irregolari con i quali lavoro o che conosco hanno una vita sociale oppure dei comportamenti che a volerli descrivere si rischia di invadere le loro dimensioni intime e fragili.
Preferisco rinviare la narrazione a uno spazio di riflessione condiviso e invece ritengo importante segnalare che è in corso un progetto di scoperta, mappatura e valorizzazione di artisti irregolari o di collezioni pubbliche e private : Mai Visti e Altre Storie a cura dell’associazione Arteco
Per artista irregolare intendiamo un autore che fa parte di un’ampia e disomogenea schiera di: autodidatti, semplici o eruditi visionari, persone con disabilità intellettiva o con disagio psichico, personalità eccentriche, etcoetera. Artisti auto ed etero emarginati o disinteressati, uomini e donne che nonostante scelte difficili o impedimenti di vario genere, perseguono con tenacia personali forme d’arte, esprimendo soggetti e modalità espressive fortemente dettati da urgenze interiori e senza (apparente) desiderio di un confronto con l’ambito culturale di appartenenza. Talvolta lavorano in segreto, in silenzio e in solitudine al proprio domicilio e/o presso luoghi protetti oppure per strada, producendo forme d’arte senza tempo, utilizzando svariate e talvolta complicate pratiche artistiche loro necessarie, rimanendo esterni, in maniera più o meno consapevole o volontaria, al “sistema dell’arte”.
Viceversa, non tutte le “espressioni creative” di autodidatti o di persone in condizione di disagio psico–fisico e/o sociale (legate a contesti come i centri diurni, l’Arte terapia, i servizi alla persona, ecc.) sono da considerarsi “arte”.
Tecniche e regole, per creare momenti di incontro. Ci sono eventi in corso in questo momento? Come sono strutturati e a quale pubblico sono rivolti?
La Rassegna Singolare e Plurale, che curo a Palazzo Barolo, propone dal giorno 8 marzo al 2 aprile 2017 la mostra 6 Case Fantastiche a cura dell’artista Paola Risoli che ha lavorato – per diversi mesi nel 2106 – con donne vittime di abusi e violenza. L’opera è un’installazione luminosa, corredata di video e fotografie a documentazione del percorso. Il progetto nasce dalla convinzione dell’artista che l’arte può essere strumento di cura, per chi la crea e per chi la completa, fruendola. Un canale prezioso di trasformazione sociale, strumento di acquisizione di consapevolezze individuali e collettive. Paola Risoli, artista ideatrice del progetto, accanto alla propria ricerca artistica individuale sviluppa da anni pratiche di “arte con le persone“, che danno vita a opere sociali collettive. Nello specifico della mostra l’artista ha lavorato con le donne della Comunità Fragole Celesti, Associazione Fermata d’Autobus, Onlus.
Il progetto 6 case fantastiche – in piena appartenenza alla filosofia del Terzo Paradiso (terza fase dell’umanità, che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura), teorizzato da Michelangelo Pistoletto e agito da Cittadellarte – Fondazione Pistoletto – verrà raccontato come progetto del Cantiere al V Forum Rebirth (Milano 17–18– 19 maggio).
Questa mostra, prevalentemente rivolta ad un pubblico di adulti e di addetti ai lavori per le tematiche trattate, è comunque fruibile da tutti – anche dai bambini – sia per la grazia con cui è descritto il percorso sia per la bellezza e la varietà di materiali di recupero con cui sono state realizzate le casette policrome, sei luminose figure di casa quale simbolo di protezione. Osservando l’installazione e la documentazione della mostra emerge chiaramente come Paola Risoli abbia saputo lavorare “contattando la parte sana, capace, positiva, ricca e arricchente del proprio essere” di ogni donna coinvolta nella costruzione.
La mostra è stata completata da un importante momento di riflessione e studio con la conferenza internazionale Architettura di una violenza e ricostruzione emotiva. Una riflessione aperta rispetto a situazioni di difficoltà e sofferenza che possono caratterizzare la vita di alcune donne, attraversando interi assi generazionali. Si sono approfonditi ruolo e strumenti multidisciplinari di chi prende in carico il tentativo di accoglienza e ricostruzione. Interverranno al dibattito autorevoli esperti del settore: Estela Welldon, psichiatra e psicoterapeuta psicoanalitica, Londra, Gran Bretagna; Frédérique Martz e Pierre Foldes, co–fondatori dell’Istituto en Santé Génésique, Saint–Germain–en–Laye, Francia. A cura di Associazione Fermata d’Autobus, Onlus in collaborazione con le Fondazioni Medicina a Misura di Donna e Fitzcarraldo.
La Rassegna Singolare e Plurale è uno dei frutti, della più che ventennale collaborazione fra la Direzione politiche sociali e rapporti con le Aziende sanitarie della Città di Torino e l’Opera Barolo per la promozione di iniziative culturali e progetti di ricerca che abbiano al centro le arti intese come motore di cambiamento, crescita personale, salute pubblica e welfare sociale.
Sempre sul tema delle donne abusate a InGenio arte contemporanea – uno spazio di dialogo tra sociale e cultura artistica contemporanea ideato e gestito dalla Città di Torino – c’è la mostra Abusi, testimonianze da una comunità terapeutica a cura di Raffaela Carola Lorio e Francesco Sena che presenta opere di Arte Contemporanea realizzate dalle donne della Comunità Fragole Celesti e dai pazienti di Fermata d’Autobus durante gruppi di Arteterapia e Foto–arteterapia e le attività di laboratorio curate da artisti. Ai lavori è associato un video racconto dei percorsi.
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Ringrazio per la pubblicazione e colgo l’occasione, dato il successo di pubblico e l’interesse dei contenuti trattati dall’artista Paola Risoli la mostra 6 case fantastiche a Palazzo Barolo è prorogata sino al 7 aprile.
Segnalo, inoltre, che ci ha accompagnati nella visita al Museo Lombroso è Gianluigi Mangiapane, un giovane antropologo con il quale si collabora da tempo a diversi progetti: http://www.artedifferenza.it e http://www.maivisti.it