B. A. Paris: la perfezione come ossessione?

B. A. Paris: la perfezione come ossessione?

Che B. A. Paris abbia una predilezione per la dicotomia perfezione / imperfezione è alquanto evidente, dal momento che i titoli (in traduzione italiana) dei suoi ultimi due romanzi contengono entrambi i suddetti riferimenti.

Che poi l’analisi di questi due concetti risulti sufficientemente approfondita, elegantemente trattata, filosoficamente sviluppata è discorso altro, che scavalca il contesto della più elementare costruzione narrativa, come spesso sembra essere quella di B. A. Paris.

Origini inglesi, un trasferimento definitivo in Francia, una famiglia numerosa ed un lavoro in un ambito molto lontano da quello culturale, la scrittrice decide ad un certo punto della sua vita di abbandonare il mondo della finanza sino ad allora praticato e di trasformarsi in insegnante di lingue e scrittrice.

Di qui al successo il passo (fortunatamente per lei) è breve: il suo “La coppia perfetta” riscuote un successo internazionale, vende centinaia di migliaia di copie e viene tradotto in decine di paesi.

E’ il 2016 e B. A. Paris, messa da parte la perfezione, rivolge il suo sguardo alla sua antitesi, l’imperfezione, senza discostarsi dalle ambientazioni precedenti, la coppia, la famiglia, la casa dei sogni della classe media, il presente ambiguo in cui stiamo tutti vivendo.

Nel 2017 pubblica “ La moglie imperfetta”, thriller psicologico o domestic thriller, con il quale si propone di replicare il successo precedente.

B.A. Paris e la ricerca dei mostri che vivono dentro e fuori di noi

La moglie che non sembra avere la completezza desiderata si chiama Cass, è un’insegnante che vede cambiare di colpo la sua prospettiva sul mondo una sera d’estate quando, dopo una cena con gli amici, si appresta a fare ritorno a casa.

Cass è la voce narrante della storia, è dunque colei che vive in una prospettiva soggettiva, e in fondo contorta, la vicenda che fa da input alla narrazione.

Sulla strada del ritorno, attraversando un bosco, impaurita da un forte temporale che le impedisce di essere pienamente padrona di sé, vede un’auto ferma, che potrebbe essere in panne; il momento però è critico e Cass, pur fermandosi, non si sente sicura all’idea di scendere e prestare eventuale soccorso.

Dopo alcuni minuti, dato che nessuno dalla macchina ha fatto cenno di essere in difficoltà,  rimette in moto e torna a casa, in pace con la propria coscienza.

Ma il mattino seguente il marito Matthew la informa con noncuranza del ritrovamento di un cadavere in un’auto ferma nel bosco, sulla cui sorte non si sa ancora nulla, in attesa che il medico legale valuti se si tratta di suicidio o omicidio.

Cass comprende subito che l’auto ritrovata è la stessa da lei vista la notte precedente, ma non può parlarne col marito, dato che lui le aveva fatto promettere di non prendere quella scorciatoia.

Ha disubbidito a Matthew, non ha cercato di aiutare quella donna, ha messo in dubbio il proprio altruismo e ha tacitato la propria coscienza: questa rapida sequenza di fatti la mette profondamente in crisi e la induce a nutrire forti riserve su se stessa.  “Mi tolgo il pigiama ed entro nella doccia. L’acqua è calda, ma non abbastanza da sciacquare via il mio senso di colpa”.

Come se questo non fosse abbastanza, B. A. Paris costruisce per la sua protagonista un altro motivo di sofferenza psicologica, ovverosia il timore di ammalarsi come la madre di demenza senile, perdendo i contatti con la realtà.

La focalizzazione narrativa è tutta su di lei, sui suoi pensieri e le sue paure, senza un riscontro oggettivo che possa venire dal marito o dalla sua migliore amica, cosicchè Cass porta avanti le sue ansie relative al fatto che ci possa essere un assassino in circolazione, dato che si è trattato di omicidio, che questi possa averla vista (da chi vengono fatte le telefonate mute da cui è perseguitata?), che lei sia in qualche modo responsabile non avendo prestato aiuto alla donna.

Questi pensieri, minuziosamente ricostruiti al limite della pedanteria, la assillano costantemente, accompagnandola nel percorso che, con l’inevitabile colpo di scena, la porterà a confrontarsi con la verità.

La vecchiaia dolente di B. A. Paris.

B.A. Paris ha evidenziato con forza, nel suo lavoro, il problema della demenza senile che colpisce spesso una popolazione ancora attiva rendendola pari ad uno spettro che nel presente altrui non trova più collocazione.

La madre di Cass ha subito questa condanna che ha condizionato la sua vecchiaia e lei, sebbene poco più che trentenne, vive nel terrore di replicare la sorte materna, a causa di frequenti amnesie che caratterizzano il suo quotidiano: B. A. Paris introduce questo elemento caratterizzante sin dall’inizio, nel momento in cui la protagonista vive da spettatrice la tragedia della donna uccisa.

La sua amica Rachel, quasi una sorella, capisce che qualcosa non va quando Cass non ricorda di aver proposto un regalo da acquistare per una comune amica, rivelando un vuoto di memoria che va aggiungersi a numerosi altri.

Sarà difficile per Cass vivere le sue giornate come se niente fosse, dedicandosi all’insegnamento e a Matthew, che sembra essersi arreso all’incombere della malattia, dando per scontato di avere una moglie imperfetta.

Toccherà comunque a lei riprendere il controllo della situazione e risolvere i dubbi laceranti, rivalutando se stessa e il suo ruolo nei confronti della donna brutalmente assassinata e del suo matrimonio.

La perfezione non esiste, né per Cass, né per Rachel, né per Matthew: capirlo e ridimensionare le proprie imperfezioni sarà il cammino da percorrere.

B. A. Paris: la perfezione come ossessione?AUTORE : B. A. Paris

TITOLO : La moglie imperfetta

EDITORE : Nord

PAGG. 400,  EURO 16,90

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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