Immagine di copertina
Comprendere il nostro cervello: un viaggio tra neuroscienze e meditazione
Libri

Comprendere il nostro cervello: un viaggio tra neuroscienze e meditazione

03/09/2024

La saggezza degli antichi lo sapeva già: la meditazione può curare il nostro cervello, e le neuroscienze moderne lo dimostrano.

Questa pratica, infatti, sta prendendo sempre più piede al giorno d’oggi, come antidoto alle nostre vite frenetiche, e anche come percorso di osservazione e conoscenza di sé.

lo specchio del cervelloNel saggioLo specchio del cervello” (Ed. Ponte alle Grazie) la neuroscienziata Nazareth Castellanos raccoglie i risultati delle sue ricerche sulla meditazione evidenziando i vantaggi di un atteggiamento attento e consapevole.

Le sue indagini in ambito scientifico, ma anche filosofico e spirituale, ci aiutano a scoprire come funziona il cervello: la sua tendenza ad allontanarsi dal presente, la sua dipendenza dalle abitudini, la sua abilità nel selezionare un pensiero rispetto a un altro, la sua docilità di fronte all’emozione.

Approfittando delle incredibili capacità plastiche del cervello, la meditazione può permetterci di riorganizzare i nostri percorsi neuronali, arrivando a modificare perfino la concezione che abbiamo di noi stessi.

Questo libro è un inno alla crescita personale basata sulla coscienza di sé, un invito ad avvicinarsi alla magia del corpo e della vita.

Mindfulness: è così complesso familiarizzare con noi stessi?

“Definire cosa sia la meditazione è più difficile che praticarla. In questo libro parlerò principalmente della neuroscienza della meditazione per la mindfulness, traducendola come attenzione piena. L’atteggiamento della mindfulness si può definire come il prestare attenzione al momento presente senza giudicarlo. Un ritorno a casa che ci invita a saper stare con noi stessi”, spiega l’autrice.

È stato ricordato tante volte che meditare non è non fare niente, ma entrare in relazione con la propria esperienza, in intimità con i nostri stati mentali.

E, secondo la psicologia scientifica, familiarizzare con il proprio essere produce benessere.

Eppure, nel 2014 l’Università di Harvard ha pubblicato un articolo sulla prestigiosa rivista scientifica Science, secondo il quale la maggior parte delle persone preferisce fare qualsiasi attività mondana piuttosto che rimanere da sola con se stessa.

Ma l’esperimento ha rivelato altri dettagli preoccupanti: molti partecipanti avevano preferito procurarsi dolore fisico piuttosto che restare dieci minuti in solitudine con i propri pensieri.

John Milton, scrittore e poeta inglese, affermava che “La mente ha in sé la propria dimora e in sé può fare di un inferno il paradiso e del paradiso un inferno”.

La tradizione buddista promuove la pratica dell’attenzione piena come strumento per ‘svegliarsi’ da quello stato di coscienza dormiente secondo il quale agiamo prevalentemente in automatismo, senza quasi renderci conto di quello che facciamo, pensiamo, sentiamo o diciamo.

“Una delle pratiche più abituali di meditazione consiste nell’osservare le sensazioni che produce in noi la respirazione. Meditare non è solamente respirare, consiste nel portare l’attenzione su se stessi“, afferma l’autrice.

Dove nasce l’attenzione?

Iniziamo un viaggio nella neurofisiologia dell’attenzione, che percorre il cervello dal basso verso l’alto.

“Innanzitutto, per restare attenti dobbiamo preparare l’attenzione. Questa si origina nel tronco encefalico, il gambo che sostiene il nostro cervello, nel prolungamento del collo. Lì si trova il sistema attivatore reticolare ascendente, chiamato anche Sara, dalla sua sigla S.A.R.A. Questo sistema si occupa di attivare quei nuclei del cervello che poi distribuiranno l’informazione all’intera corteccia cerebrale. Il lettore può visualizzarlo come un fuoco d’artificio che parte da terra e arrivato in cielo si apre in una corona di luci. Questo fascio di luci ci permette di mantenerci in allerta rispetto a quel che stiamo facendo. Ed è anche, di conseguenza, un sistema di vigilanza sul focus dell’attenzione. Mantiene attivi quei nuclei che processano le informazioni su ciò che stiamo facendo. Nel tronco encefalico si trova uno dei nuclei più importanti per l’attenzione, il locus cœruleus, la cui funzione il lettore che ha sperimentato la meditazione o lo yoga riconoscerà subito”, prosegue Castellanos.

Questa piccola struttura cerebrale fa parte della rete di spionaggio che informa il nostro cervello su come stiamo respirando.

Immagine di copertina
Benessere
Benessere – Peeling. Parola d'ordine: sfogliare
Normalmente in tutte le persone la pelle che noi vediamo non è mai la stessa, per…
Lo specchio del cervello

Quando siamo ormai capaci di stare più di due minuti a osservare le sensazioni della respirazione, arriva l’ostacolo successivo: le distrazioni. Mi prude un braccio, mi fa male la gamba, quello accanto respira molto forte, mi annoio, comincio a sentire freddo, questa situazione mi mette a disagio, il maestro non è bravo, tutto questo non serve a niente e ho molte cose da fare ecc.

Ci distraiamo molto facilmente, e la cosa difficile è rendersene conto. Questo ci porta alla successiva stazione del nostro viaggio: la corteccia cingolata anteriore, che chiameremo ACC, e che è una delle aree più importanti nella risoluzione di questo processo. Ha l’importante funzione di trasformare in cosciente ciò che è incosciente”, prosegue l’autrice.

La meditazione accresce lo spessore e l’attività della ACC. Le dimensioni e la risposta elettrica della corteccia cingolata anteriore aumentano nelle persone che meditano, la qual cosa accresce la capacità di riconoscere la distrazione e di riorientare la mente alla pratica.

La ACC è un’area cerebrale impegnata a mantenere uno stato mentale, ma anche a cambiarlo. Come lo scambio dei binari che consente al treno di prendere una direzione piuttosto che un’altra.

La corteccia cingolata ci permette di accorgerci del cambiamento del focus dell’attenzione, ma nella nostra consapevolezza manca un ingrediente fondamentale, l’idea dell’’io’. Mi sono distratto, (io) sono passato dal pensare questo ad altro.

“Per esempio, se durante la meditazione stiamo badando alle sensazioni della respirazione, possiamo distrarci e seguire la sensazione di dolore alla spalla e restare focalizzati su quella per molto tempo senza esserne coscienti. Una ACC agile ci informerà rapidamente del cambiamento. Sei altrove, avvisa. Ma per riorientare l’attenzione abbiamo bisogno anche della corteccia frontale, quella che abbiamo rafforzato sostenendo l’attenzione”, spiega Castellanos.

Dimmi qual è la tua postura, e ti dirò come ragioni

cuore e cervelloQuando abbiamo detto che la mente si insedia nel corpo, ci siamo sempre riferiti in questo testo al cervello, giacché da pochi secoli abbiamo ritenuto quest’organo l’unico in grado di dar luogo alla mente.

“Tuttavia, fortunatamente, questo decennio è quello della rivoluzione scientifica che restituisce il protagonismo al resto degli organi. Abbiamo già visto come la scienza ha riconosciuto l’influenza della respirazione nell’attenzione, e come il cuore stia ritornando su un trono che non avrebbe mai dovuto abbandonare. Sono tante le voci scientifiche che situano nel cuore la porta della percezione. Ma forse l’influenza più nota sul cervello è quella dell’intestino, che si è giunti a chiamare il regolatore dello stato d’animo. Oggi sappiamo che i milioni di microrganismi che abitano il nostro colon hanno un forte potere sulla dinamica neuronale. Ma anche al contrario, dal cervello si possono controllare lo stomaco e l’intestino. La scoperta di questa via ha aperto le porte allo studio scientifico di programmi basati sulla meditazione attenta per curare diverse alterazioni dell’apparato digestivo“, spiega l’autrice.

Se è importante ciò che accade dentro il corpo, è imprescindibile ciò che succede alla sua struttura.

“La postura del nostro corpo è fondamentale per l’interpretazione che fa il nostro cervello di ogni situazione. Stare contratti implica dinamiche neuronali proprie della tristezza o dell’abbattimento, con il conseguente deterioramento della memoria. Per esempio, nelle scuole zen di meditazione si parla di zazen, meditare seduti. Siamo anche la nostra postura. A tal punto è importante, che la zona del cervello più coinvolta nell’idea che abbiamo di noi stessi è anche la zona che processa la postura corporea. Alcuni esperimenti suggeriscono che la postura mentale e quella corporea siano la stessa cosa”, conclude la Neuroscienziata.

Copertina Foto di Spencer Selover: https://www.pexels.com/it-it/foto/sagoma-di-uomo-seduto-sul-campo-in-erba-durante-il-giorno-775417/

Foto di Nadezhda Moryak: https://www.pexels.com/it-it/foto/amore-cuore-emozione-storia-d-amore-9162030/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »