Una donna in nero per Paolo Cognetti
Era da poco iniziata l’estate quando la giuria del Premio Strega 2017 ci consegnava il nuovo vincitore, Paolo Cognetti, autore del romanzo “Le otto montagne”.
Quarant’anni ancora da compiere (è nato il 27 gennaio 1978), lo scrittore può fregiarsi del titolo di “arrivato”, in quanto la sua scrittura ha convinto sia la critica, a volte capace di risolvere o distruggere una carriera letteraria, sia il grande pubblico, che dei critici spesso ignora non solo i giudizi ma persino l’esistenza, ma è altrettanto abile nelle stroncature senza appello.
Paolo Cognetti si è mosso sinuosamente tra gli ostacoli della scrittura e, senza nascondere quelli che sono stati i suoi grandi maestri, ha costruito un suo stile personale e forte, che lo accompagna da circa vent’anni.
Di lui, però, si vuole oggi, giornata contro la violenza sulle donne, ricordare un’ altra pubblicazione, datata 2012, che fu già finalista al Premio Strega di quell’anno, “Sofia si veste sempre di nero”, un lavoro che corre sulla linea spartiacque tra racconto e romanzo, senza mai perdere l’equilibrio.
Che scrivere un racconto ,o una short story come alcuni preferiscono, sia tutt’altro che facile, è stato più volte sottolineato: all’autore si chiede la capacità di bruciare una storia in poche pagine, di annullare tutti i dettagli superflui, di concentrare il tempo e di cogliere dei suoi personaggi solo quello o quell’altro aspetto, capace di definire una personalità.
E sin qui Paolo Cognetti sapeva di poter comodamente arrivare, avendo alle spalle la pubblicazione di diverse raccolte di racconti, ma nel dare vita alla storia di Sofia fece un ulteriore passo verso la costruzione di un suo personalissimo modello di scrittura, legando i racconti come se fossero pillole di vita della protagonista, fruibili separatamente ma dotati di un più ampio respiro biografico.
Il nero come colore dominante nella vita della Sofia di Paolo Cognetti
Sono dieci i racconti che confluiscono in questo romanzo, dieci come i passaggi fondamentali della vita di Sofia, attorno alla quale ruotano personaggi che, di volta in volta, assumono il ruolo di coprotagonisti, per poi tornare in secondo piano.
Nell’arco di trent’anni succedono fatti capaci di indurre la protagonista a compiere una scelta cromatica che null’altro è se non il riflesso della sua filosofia di vita: Sofia si veste sempre di nero perché il nero è il colore della sua anima, dei suoi pensieri, delle sue fedi tracollate di fronte all’impietoso ripetersi dei rituali di morte.
Sofia è una neonata, una bambina, un’adolescente, una giovane donna fragile, qualificazione che si adatta a tutte le sue età, nonostante i tentativi per esorcizzarla.
Nata prematura, coccolata più da un’infermiera del reparto di neonatologia che da una madre vittima di depressioni che l’accompagneranno sino alla vecchiaia, Sofia lotta per conquistarsi il diritto di vivere, accompagnata dalle parole dell’infermiera che tenta di spiegarle come la nascita non sia altro che una nave pronta a partire per la guerra.
Roberto e Rossana, i suoi genitori, non riescono a trovare un equilibrio nella loro vita di coppia e le conseguenze ricadono sulla piccola Sofia, che trova rifugio e protezione solo in un mondo fantastico, costruito durante i suoi giochi di bambina, senza riuscire ad affrancarsi da una madre nevrotica ed insoddisfatta che rappresenta un modello negativo da cui cerca di scappare.
La fuga nel gioco dura il tempo dell’infanzia, poi Paolo Cognetti riporta Sofia adolescente nel mondo reale, dove non trova la forza di integrarsi, tentando il suicidio: salvata, viene accolta dalla zia Marta, l’antitesi di sua madre, una donna forte e capace, imbottita di ideali e di caparbietà.
A fianco di Sofia qualche amica, poche per la verità: una compagna di stanza nella clinica psichiatrica e due giovani attrici con cui condividerà un appartamento nel momento in cui deciderà di volersi dedicare alla recitazione.
Nel disegnare le figure femminili Paolo Cognetti pesca dal vissuto della generazione degli anni ’70, inanellando le aspettative, le disillusioni, il facile successo, le grandi utopie e i fallimenti degli uomini e delle donne di quel tempo, che hanno avuto un peso maggiore sulle seconde, travolte dal turbinio dei cambiamenti in atto, di fronte ai quali hanno disegnato nettamente la propria personalità (Marta), hanno celebrato la propria sconfitta (Roberta), si sono trovate confuse e disorientate (Sofia).
Il tempo narrativo dello scrittore è molto fluido, trascorre dal presente al passato per lasciare spazio alla vita dei diversi personaggi, non necessariamente raccontata in ordine cronologico.
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E gli uomini? Come escono gli uomini dalle pagine di Paolo Cognetti?
E’ negativo il giudizio sul padre, che ha sistematicamente disatteso le aspettative della propria figlia, impegnato nel far carriera e nel mantenere viva la relazione con la sua amante, sino a quando una grave malattia lo conduce alla morte, di fronte alla quale la figlia non riesce a piangere, non riesce a recitare il dolore, nutrendo rabbia e insofferenza.
E poi ci sono Leo, il professore di recitazione con cui ha una relazione, Yuri e Pietro, con cui ormai adulta intreccia relazioni lavorative ed affettive a New York, prima di andarsene ed allontanarsi da tutto e da tutti, alla ricerca di una vita che sia solamente sua, possibilmente sgombra dalla eredità di delusione e fallimento lasciatale dai suoi genitori.
L’universo maschile è monolitico, quello femminile ha innumerevoli sfaccettature.
L’unico personaggio maschile davvero in sintonia con Sofia è stato Oscar, un suo coetaneo che ha trascorso con lei un’estate della loro infanzia, in quanto sua madre era gravemente malata ed il padre non poteva prendersi cura di lui: è con Oscar che la bambina ha saputo creare un mondo a sua misura in cui trovare rifugio e conforto, dove lasciare libera la fantasia era un dovere più che un diritto. Ma il gioco dei pirati ha dovuto fare i conti con la morte della madre di Oscar e la fine di una infantile illusione.
Ciò che desidera Sofia adulta con tutta se stessa è semplice: vuole una vita adesso, da vivere giorno per giorno assaporandone il gusto, senza troppi progetti per domani.
Vivere è come combattere una guerra: Sofia lo ha appreso attraverso i suoi dolori e i suoi successi, lasciandoci il piacere di conoscere le infinite sfumature del suo animo femminile, lasciandoci sperare che almeno una battaglia ogni tanto ci veda vincitrici.
TITOLO : Sofia si veste sempre di nero
EDITORE : Minimum Fax
PAGG. 208, EURO 14,00