“In due sarà più facile restare svegli” è il romanzo d’esordio di Giorgia Surina, conduttrice radiofonica, attrice e conduttrice televisiva italiana.
E’ una storia di maternità, di figli fortemente voluti, persi, ritrovati in quell’abbraccio empatico che cementa il rapporto madre-figlio.
E’ però una storia insolita, che lascia completamente al margine la maternità “facile”, quella che non ha conosciuto intoppi sin dal momento in cui è stata decisa e poi portata avanti per nove mesi seguendo le leggi della natura.
Come ben si sa, la natura a volte è però beffarda, illude e disillude, regala maternità non volute e nega figli a chi li vorrebbe con tutta se stessa, a chi pensa di trovare la propria completezza solo diventando madre ed è disposta a qualsivoglia sacrificio per riuscirci.
Il libro di Giorgia Surina è un omaggio a due tipi di donne: le prime sono quelle che si collocano fuori dal coro, che scelgono consapevolmente la non maternità, ancora oggi bollate dalla società come degeneri, egoiste e superficiali, dimenticando che ogni donna deve sentirsi libera di decidere come meglio crede.
Le seconde sono le donne diventate parte integrante del clichè dell’orologio biologico che non si arresta mai e non aspetta nessuno: per loro l’ingresso negli –anta si identifica con una pressione psicologica insostenibile se non hanno un uomo al fianco e desiderano essere madri.
Per queste ultime la legge italiana non prevede la possibilità di realizzare il loro desiderio attraverso la procedura di procreazione medicalmente assistita, non legale per le madri single.
In particolare a loro si rivolge Giorgia Surina, con una storia che le mette in primo piano e le accompagna in un breve tratto della loro vita, straordinariamente pregno di significato.
Due donne, due vite, un desiderio in comune
Sono due le protagoniste che l’autrice ha scelto di mettere a confronto, due amiche molto diverse tra di loro ma capaci di ricavare dalla diversità il massimo vantaggio, stringendo un’amicizia ancora più forte di una sorellanza, perché scelta e non biologicamente dovuta.
Gaia e Bea sono in quel periodo della vita in cui il tempo ti incalza, ti ricorda che non sei giovane come tu ti illudi di essere, che devi ponderare bene le tue decisioni perché ci sono occasioni che forse non si ripeteranno più.
E’ l’ingresso nei quarant’anni che trascina con sé molte domande e un mettersi di fronte allo specchio per guardarsi con occhi sinceri e chiedersi quali sono le priorità da definire.
Gaia e Bea, le protagoniste, lo percepiscono con chiarezza e sono pronte per una risposta che sia stata ben ponderata.
Gaia vuole un figlio, magari una figlia, e si è sentita pronta ad andarselo a prendere, dal momento che nessun principe azzurro ha bussato alla sua porta per condividere con lei l’esperienza.
Ha fatto ricorso alla procreazione assistita ed ora è in attesa di capire se il grumo di cellule che le hanno impiantato la porterà ad essere la persona più felice del mondo o l’ennesima disillusa.
A supportarla in un cammino che si presenta impervio c’è Bea, tenace, coraggiosa ed entusiasta, la sua migliore amica forte della medesima scelta.
Come dice Gaia, la vita sentimentale di Bea può essere riassunta come un bollettino di guerra: mille amori lampo, nessun uomo vero all’orizzonte, zero superstiti.
Per Gaia, invece, l’amore romantico era nato ai tempi dell’università e l’aveva tenuta legata a Luca per dodici anni, fino alla sua lenta estinzione da parte dell’uomo in cui aveva creduto di poter custodire il suo per sempre: semplicemente, lui non l’amava più e se n’era andato.
In una serata di lacrime a distanza di mesi dalla separazione, una serata in cui entrambe si erano sentite ferite dagli uomini, da Bea era venuta una proposta all’apparenza folle: «E se lo facessimo insieme?».
Non un viaggio, una vacanza, un nuovo lavoro: un bambino.
Il senso dell’abbandono che Gaia annega nelle sue lacrime e il senso di inadeguatezza che accompagna Bea sfociano in una proposta d’amore imprevedibile e inusuale, quella di lasciare gli uomini al loro destino e costruire per sé l’amore più grande che possa esistere, l’unico in grado di reggere tutti i contraccolpi del destino, quello di una madre per il proprio figlio.
Diventare madri insieme, supportarsi nel prima, nel durante e nel dopo, essere di sostegno l’una all’altra grazie al legame che le unisce, cercare la parte migliore di se stesse da sole, senza il conforto quotidiano di uomo: questo è il progetto, perché in due sarà più facile rimanere sveglie nelle lunghe notti da neo mamme.
Giorgia Surina indaga i meandri oscuri in cui si nascondono i desideri
Sarà giusto? Sarà una scelta egoista e basta? Sarà la negazione dell’importanza del ruolo paterno? Sarà dare alla luce un figlio orfano sin dalla nascita?
Sono tanti i dubbi di Gaia, tante le domande a cui non sa dare risposta e per questo invidia Bea, la sua sicurezza, la sua forza.
Cosa fa una mamma single quando non ce la fa? Perché diventare mamma non ti dà dei superpoteri. Diventare mamma non è una cosa che si fa da sola, o almeno, è qualcosa che in teoria la natura ha previsto che si facesse in due. E io sono una soltanto. Sono sola e mi dovrò occupare io di tutto, da sola.
Non so se sto facendo la cosa migliore. Non so se sono davvero io che lo voglio – diventare mamma – o se mi sto autoconvincendo che è giusto farlo. Perché a volte la scelta di provare a essere felici è l’unica scelta che hai. Perché ho raggiunto l’età limite per farlo, perché non c’è più tempo per aspettare che arrivi l’uomo giusto. Che se anche esistesse al mondo quello giusto per me, mi sa tanto che si è perso. E perché, in fondo, non ho bisogno di un lui per farlo.
Giorgia Surina non esita a scavare nel profondo dell’animo delle due donne, porta a galla i sentimenti positivi ma anche tutti quelli negativi, preannuncia un percorso di maternità non facile, non “naturale”, sottolinea però con forza in più occasioni il diritto della donna a poter decidere cosa fare del proprio corpo, della propria vita, di se stessa.
E’ un’avventura, un viaggio d’amore che a un certo punto sembra interrompersi, ma è il modo scelto per essere non solo madri, ma mamme, donne innamorate di una lenticchia custodita gelosamente nel proprio utero.
Gaia e Bea non sono sempre in sintonia, spesso le loro reciproche scelte cozzano, si rivelano insoddisfacenti, determinano crisi profonde, ma quello che l’autrice non si stanca mai di sottolineare è che ogni nostro sogno è un nostro figlio, che non si deve lasciar prevalere la convinzione di essere sole e incomprese, con un cuore arido come una piantina ormai secca.
Quello delle due amiche diventa un percorso a ostacoli, l’attenzione desta a non ricadere in amori tossici, in relazioni che distruggono e non generano nulla di buono.
Ma insieme è più facile, una sola grande casa, un unico desiderio da realizzare, i colpi più duri della vita da condividere, come le gioie più intense.
Occorre trovare gli strumenti giusti per ricavare quel tanto di spazio che basta per poterci mettere ciò che vogliamo davvero. E lì troveremo la risposta giusta. Sapere cosa tenere e cosa lasciare andare.
TITOLO: In due sarà più facile restare svegli
EDITORE : Giunti
PAGG. 312 EURO 16,90 (disponibile versione eBook euro 9,99 )