Gli anni di piombo nella vita e nelle pagine di Mario Calabresi
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Gli anni di piombo nella vita e nelle pagine di Mario Calabresi

24/10/2020
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Mario Calabresi, giornalista e scrittore, ha diretto negli anni due importanti testate giornalistiche nazionali, La Repubblica e La Stampa.

Da inviato speciale ha raccontato momenti terribili della storia recente, come l’attacco alle Torri gemelle, mantenendo sempre uno stile di scrittura limpido e pulito, attento ai particolari e ai sentimenti umani, non solo alla notizia sensazionalistica fine a se stessa.

Il suo cognome è uno di quelli ingombranti, che non si dimenticano, perché legato ad uno dei momenti bui della storia italiana del Novecento, i cosiddetti anni di piombo.

Mario Calabresi aveva soltanto due anni quando suo padre, il commissario Luigi Calabresi, fu ucciso sotto casa in un attentato i cui mandanti provenivano dalle fila di Lotta Continua e si ritenevano in diritto si vendicare in questo modo la morte dell’anarchico Pinelli, una vicenda anch’essa oscura, dai contorni fumosi, che scosse le coscienze del tempo.

Era necessaria, da parte dei suoi compagni , una forma di rivendicazione che avesse un capro espiatorio e questo triste destino toccò al commissario Luigi Calabresi.

L’Italia di allora viveva una situazione di precarietà assoluta, di violenza inaudita, dopo anni di relativa quiete impegnati nella ricostruzione postbellica del Paese.

Improvvisamente si riscopriva lacerata da una sorta di guerra civile tra gli esponenti della sinistra e della destra estreme, che avevano trovato nell’uso delle armi e delle bombe il modo più violento e immediato per farsi sentire.

Di quegli anni Mario Calabresi ha ovviamente un ricordo indiretto, filtrato dalle parole di chi era stato testimone, come i colleghi del padre e il mondo politico del tempo, e i silenzi di chi non aveva la forza di ricordare e raccontare senza piangere, come la madre.

Appena adolescente, Mario Calabresi si oppone con forza all’oblio della storia della sua famiglia e ricerca e ricostruisce i vari momenti e i diversi protagonisti di quella che, a suo giudizio, può essere definita la cronaca di una morte annunciata: il suo lavoro giornalistico e la sua forza interiore confluiranno nelle pagine di “Spingendo la notte più in là. Storia della mia famiglia e di altre vittime del terrorismo”, in cui pensa di aver saldato il debito con gli anni Settanta.

Consapevole del fatto che la storia di dolore della sua famiglia non è unica, ma è purtroppo una delle tante che si sovrapposero durante la notte della Repubblica, ha allargato il suo sguardo non solo ad altre vittime, ma anche ad altri sopravvissuti, come lui, a quel passaggio devastante di privazione di una persona cara, la cui vita cadde troppo in fretta nel silenzio, nella disattenzione pubblica, nell’oblio.

Dopo tredici anni e altre storie raccontate, imprevedibilmente quelle vicende lo hanno di nuovo coinvolto e indotto a scrivere un nuovo capitolo, perché, come dice lui stesso, sono le storie che ti vengono a cercare, senza che tu abbia fatto nulla per portarle alla luce.

Mario Calabresi e Marta Saronio, vite parallele

E’ stato alla presentazione del suo precedente libro che Mario Calabresi ha incontrato Marta Saronio, la figlia di Carlo Saronio, rapito nell’aprile del 1975 e morto probabilmente durante il trasferimento verso il nascondiglio prescelto a causa di una dose eccessiva di cloroformio.

Marta Saronio non ha mai conosciuto suo padre, ucciso prima ancora che lei nascesse, e non ha mai avuto informazioni sufficienti per ricostruirne la controversa e nebulosa vicenda.  E’ stato insieme a Piero Masolo, un cugino missionario, che ha dato il via alla ricerca confluita nelle mani di Mario Calabresi.

Per lui è stato lo spunto per accantonare il libro a cui stava dando forma e ritornare ancora una volta, dolorosamente, agli anni Settanta, per scrivere “Quello che non ti dicono”, per colmare i silenzi che avevano trasformato il padre di Marta in un fantasma, impedendogli di essere un ricordo.

Grazie alle indagini compiute e allo studio delle carte contenute in un armadio della nonna di Marta, la figura di Carlo ha ripreso i suoi contorni e si è mostrata per quello che era, un ragazzo di ventisei anni tradito da quello che credeva essere il suo migliore amico, forse troppo ingenuo per capire che coloro a cui stava dando un aiuto concreto tramavano alle sue spalle rendendolo una vittima sacrificale.

La sua compagna di allora, Silvia, scoprirà di essere in attesa di un figlio e deciderà di tenerlo, permettendo così a Marta di nascere otto mesi e mezzo dopo la morte del padre.

Ciò nonostante, il dolore non le permetterà mai di parlare di lui se non dicendo che è stato ucciso, nulla di più.

Emerge l’elemento che Mario  e Marta hanno in comune, il desiderio di fare chiarezza, di illuminare un passato buio, di spezzare i silenzi, perché quello che non ti dicono quando fai delle domande scomode ti induce a non accontentarti, motivo per cui decidi di andartelo a cercare da solo.

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Carlo Saronio, una vita bruciata tra ricchezza e ideali

Carlo Saronio era un giovane ingegnere milanese, avvicinatosi a Potere Operaio,  figlio di una famiglia tra le più ricche di quegli anni, educato privatamente dal padre senza frequentare le scuole pubbliche sino all’accesso al liceo Parini.

Si vergognava della sua ricchezza che lo faceva sentire in imbarazzo, per cui si era avvicinato a Don Giussani e aveva iniziato a insegnare nelle scuole serali di Quarto Oggiaro.

Studente brillantissimo, come ricordano i suoi compagni di liceo, ma molto isolato, privo del senso ci collaborazione coi compagni, destinato ad eccellere per precisa volontà del padre.

Da una parte il successo scolastico da ricco borghese, dall’altra la voglia di darsi degli ideali, di dotarsi delle chiavi necessarie per leggere la realtà e farne finalmente parte, superando la sua ingenuità.

La ricerca di Calabresi lo porta a riprendere in mano la vicenda della morte di Giangiacomo Feltrinelli, su cui indagava suo padre prima di morire, con cui ha dei legami Carlo Fioroni, esponente della sinistra extraparlamentare.

Durante le indagini Saronio lo aveva nascosto a casa sua e con lui frequentava gli esponenti eversivi dei vari movimenti della sinistra estrema, cercando di conciliare il mondo da cui proveniva con quello in cui aveva iniziato a credere.

Carlo Saronio era probabilmente troppo ingenuo per comprendere il modo in cui stava per essere trasformato in una vittima, sebbene involontaria, della lotta armata.

Gli fu forse proposto un finto rapimento che lui rifiutò, per poi essere davvero rapito da uomini della mala con cui i suoi “amici” avevano combinato l’azione.

A fronte di un riscatto di cinque miliardi richiesto dai rapitori per pagare gli uomini della mala e sovvenzionare il gruppo terroristico, la famiglia pagò una prima tranche, non sapendo che Carlo era già morto.

L’avvicinamento agli ideali che Potere Operaio o il Fronte Armato Rivoluzionario Operaio andavano ostentando, il suo essere contiguo a una storia di eversione che sfociò poi nella lotta armata gli costarono la vita: Saronio si era distaccato da questi gruppi, ma troppo tardi.

Mario Calabresi ha ricostruito la vicenda e la figura a tutto tondo del protagonista, per dargli un’identità che la figlia era pronta ad accettare in toto, nel bene e nel male, e contemporaneamente ha tratteggiato una Milano che negli anni Settanta era costituita da elementi contrastanti: era la città delle bande della malavita, dei gruppi politici eversivi che si servivano dei rapimenti come mezzo di estorsione, la città che dava forza alle rivolte studentesche, che covava i primi nuclei delle Brigate Rosse mentre ostentava la sua opulenza, la sua vuota ricchezza.

Mario Calabresi, nel restituirlo a sua figlia (il suo corpo fu rinvenuto solo nel 1979 su segnalazione di un pentito), ci racconta un uomo e la sua tragica morte insieme alla sua città, che non seppe proteggerlo nel momento in cui sarebbe ancora stato possibile.

Gli anni di piombo nella vita e nelle pagine di Mario CalabresiAUTORE : Mario Calabresi

TITOLO : Quello che non ti dicono

EDITORE : Mondadori

PAGG. 216,  EURO 17,10  (disponibile versione eBook euro 9,99)

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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