Ilaria Gaspari è nata nel 1986, ha conseguito un Diploma di laurea in Filosofia alla Normale di Pisa, abita al momento a Parigi, dove lavora e studia per conseguire un Dottorato.
Come ciliegina sulla torta, la casa editrice Voland ha da poco pubblicato il suo romanzo, “Etica dell’acquario”, il primo per ovvi motivi anagrafici.
Si potrebbe dire, della giovane autrice, che sia un mix concentrato di luoghi comuni sulle ultime generazioni abbattuto in un colpo solo.
E ben venga un simile riscontro.
Il peggior nemico dei nuovi giovani sono proprio questi luoghi comuni, non le loro mancanze: i pregiudizi su di loro si annodano su se stessi in un groviglio di spire che li soffoca, che li fa sentire giudicati e sconfitti in partenza, togliendo loro la voglia di osare e di mettersi in gioco.
Senza troppo concedere all’inutile e vacuo autocompiacimento, occorre che ai giovani scrittori sia dato un adeguato spazio, che vengano proiettati nella loro giusta dimensione, ricordando sempre che ai lettori giovani bisogna offrire, prima di accompagnarli sui sentieri della Grande Letteratura, l’occasione di sperimentare il bovarismo, l’immedesimazione con ciò che si legge e con il mondo di cui si viene a conoscenza attraverso le pagine di un libro.
UN VIAGGIO DELLA MEMORIA NEI MEANDRI UNIVERSITARI CON ILARIA GASPARI
Ilaria Gaspari, studentessa della Normale di Pisa, ha individuato nell’antica e gloriosa Università il contesto ideale in cui dare svolgimento alla sua storia.
Uno spunto autobiografico, la conoscenza diretta di un mondo studentesco molto particolare e a lei ben noto, fanno da incipit alle vicende di Gaia, un alter ego della scrittrice, che ritorna sin dalle prime pagine del libro a Pisa, la città che ha lasciato da dieci anni dopo aver terminato gli studi.
Il ritorno è costellato da ricordi ancora vivissimi, alcuni dei quali piacevoli, come l’euforia che accompagnò l’inizio di quel suo percorso abbandonando la propria città, la famiglia e le sicurezze proprie di una liceale, altri più dolorosi, ma tali da temprare il suo carattere, come lo squallore di un luogo sognato in modo ben diverso, l’altezzosità dei compagni di corso più vecchi, la derisione subita sin dai primi giorni da parte di questi ultimi.
In un contesto simile, molto meno roseo di quanto appaia a chi non ha avuto il privilegio di farne parte, si sopravvive solo creandosi la giusta scorza, altrimenti si soccombe.
Gaia è riuscita a portare a termine il suo cammino pisano, contrariamente a quanto successo a una sua compagna di studi, Virginia, la cui morte non ha mai avuto contorni ben definiti.
Tornare a Pisa vuol dire scoperchiare il vaso dei ricordi, rimettere in discussione il passato, riaprire ferite mai cicatrizzate ma anche riallacciare rapporti che si credevano finiti.
Ilaria Gaspari vive nei passi da lei realmente compiuti quelli che vennero fatti da Gaia nei suoi anni di studi, quando vivere nel collegio universitario era vivere come in un acquario, osservati dall’esterno come si osservano i pesci attraverso il vetro.
Troppo spesso però dimentichiamo che nell’ottica del pesce siamo noi gli osservati, quelli al di là del vetro, quelli che si credono “normali” per antonomasia: in base a quale principio possiamo affermare con certezza chi siano gli osservati e gli osservatori?
Quando la protagonista torna a Pisa mescola i due contesti, dando il via a quello che è il percorso narrativo in senso stretto del romanzo, un cammino alla ricerca di una verità mai individuata che assume il tono del noir.
UN’ETICA DA PESCE D’ACQUARIO?
Ilaria Gaspari ha una formazione filosofica, ben evidente in molti passaggi del suo scrivere: il taglio del narratore cede talora il predominio all’occhio del filosofo, che mira all’osservazione e a all’individuazione dei meccanismi che regolano l’esistenza umana.
L’etica del comportamento ha le sue regole, troppo spesso disattese o mistificate, che la casualità dei giorni che viviamo riporta casualmente a galla.
Niente può essere davvero rimosso o scordato, i nodi vanno sciolti nella prospettiva di una reale progressione di crescita, i dubbi vanno risolti, per quanto doloroso possa essere.
La vita vissuta ha permesso a Gaia di comprendere come si può vivere dentro e fuori dell’acquario, come un pesce espulso dal suo contesto d’acqua possa sentirsi morire, come sia possibile però ribaltare le prospettive e vivere.
Al di qua o al di là del vetro, quello che conta è però il rispetto per le scelte maturate e per il cammino intrapreso, indipendentemente dalle delusioni o dai drammi che ne possono derivare.
Il racconto di Ilaria ci induce a questa riflessione finale, forte e decisa nella sua semplicità apparente: saltare fuori dall’acquario è inutile, costruire e rispettare un’etica dell’acquario rappresenta l’ottimo.
AUTORE : Ilaria Gaspari
TITOLO : Etica dell’acquario
EDITORE : Voland
PAGG. 191, EURO 15.00
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