Luca Zanforlin, storie di un’umanità variegata e complessa

Luca Zanforlin, storie di un’umanità variegata e complessa

A conoscere Luca Zanforlin e la storia del suo successo sono soprattutto le giovani generazioni, quelle cresciute cercando di non perdersi neppure una puntata del fortunatissimo talent show “Amici” di Maria de Filippi.

Il nome di Luca e quello di Maria, infatti, sono stati per anni associati alla trasmissione in cui giovani cantanti, ballerini/e, assidui cercatori di fama e successo sgomitavano per ritagliarsi un proprio spazio nel mondo dello spettacolo.

Luca Zanforlin, diventato autore per Mediaset nel 1992, ha seguito il programma sin dalle origini come autore e talora anche come conduttore, sino al divorzio dall’emittente nel 2014.

Le vicende interne al talent, di carattere spiccatamente personale e legate ai sentimenti comuni tra i giovani di successo e non – amore, amicizia, solidarietà ma anche rabbia, perfidia, egoismo – sono sempre state sotto gli occhi degli spettatori grazie alle telecamere che ne registravano la quotidianità per mesi, con il dichiarato presupposto di rendere i ragazzi partecipanti più veri, meno artefatti.

O forse, e il dubbio ci appare assai fondato, per dare in pasto ad un pubblico giovane ma vorace tutti i dettagli di vite improvvisamente stravolte, non più anonime grazie a Mediaset.

Luca Zanforlin ha saputo trarre profitto dal programma pubblicando anche dei romanzi sempre legati ad “Amici”, raccontando storie immaginate annodate a storie davvero vissute, aggiornando le trame  in tempo reale, con capitoli digitali aggiunti man mano che la trasmissione andava avanti, passando anche attraverso lo stratagemma del libro game.

Ora, definita la sua separazione dal talent show, ha scelto di continuare nella narrativa con il romanzo “Diversity Hotel”, un racconto polifonico sul concetto di diversità.

Un coro di voci per raccontare una società non omologata

Diversity hotel è un luogo fisico, un vecchio albergo nei pressi della tangenziale alla periferia di Milano, una specie di non luogo in cui i clienti scarseggiano e la cui fine sembra annunciata.

Il proprietario ha deciso di trasformarlo in un ibrido, un condhotel, qualcosa di indefinito a metà tra un residence costituito da monolocali e un hotel: a gestirlo è chiamato Luca, il figlio, trentacinque anni e un profondo disprezzo per il padre. Da cui però trova assolutamente ovvio farsi mantenere.

E’ la prima volta nella vita in cui Luca deve davvero lavorare, pena il decadere di tutti i benefit mensili garantitigli dalla famiglia.

Prendere coscienza di sé, avvicinare un’umanità spesso relegata ai margini, scoprire la bellezza dei rapporti umani sinceri: le prime pagine del romanzo lasciano sperare nello sviluppo e nell’approfondimento di questi temi, ma la delusione è immediata.

Luca Zanforlin ha creato i presupposti, ma non li ha sviluppati, lasciando che si trasformassero in clichè sempre uguali, mancando un’approfondita analisi sociologica che sarebbe potuta scaturire da tali premesse.

Luca è l’insieme degli stereotipi attribuiti alla sua generazione:  indolente ed egoreferenziale, amante solo della palestra e della vita da parassita, privo di legami affettivi col padre ricco, intento a cercare un modo per punire il genitore, reo di averlo messo a contatto con la necessità di essere produttivi per sé e per la società.

Un riscatto? Un’epifania finale, che contrariamente a quanto affermato dall’autore (a pagina 223), garantisce ai lettori un finale se non lieto almeno positivo.

Il piano di Luca è semplice, consiste nel mandare in rovina il condhotel di papà, alloggiando al suo interno personaggi che lo squalifichino, che suscitino le critiche degli abitanti dei dintorni sino ad ottenerne la chiusura.

A questo proposito, seleziona lui  stesso le richieste degli affittuari, puntando su persone emarginate, disadattate, complicate nel loro vivere, capaci di attirare soltanto i propri simili.

Costruendo questi personaggi, l’autore si è lasciato prendere dal desiderio di connotarli in modo eccessivamente caricaturale, facendo sì che quasi tutti diventassero delle macchiette, poco realistici.

In breve nella struttura che verrà poi rinominata Asfaltilandia convergono Chantal, una trans plastic-addicted amante del silicone, La Carla, una brillante e ricca novantenne desiderosa di assaporare ancora la vita, Alex, un gay timido e desideroso di scomparire gli occhi del mondo, Ebo e Fabiola, un ragazzo di colore chiuso in un esasperato mutismo e una giovane obesa, bullizzata sui social e trasformata in un fenomeno da baraccone.

Gli inquilini paradossali di Luca Zanforlin

Non sono molti, gli inquilini, ma bastano a creare all’interno della struttura un microcosmo.

Peccato che spesso esagerino nelle loro manifestazioni esteriori: Chantal, ad esempio, non si limita a parlare, ma urla quasi sempre il suo disappunto, tono di voce reso dall’autore con l’uso della maiuscola, come fanno in chat o sui social i ragazzini quando vogliono essere presi in considerazione.

Questa scelta stilistica è a lungo andare sfinente, spesso accompagnata da espressioni sin troppo colorite usate in ogni tipo di discorso.

Tutti questi inquilini vengono osservati a loro insaputa da Luca, che non ha voluto disattivare le telecamere di sorveglianza del vecchio albergo, trasformandosi, nel suo piccolo, in un Grande Fratello.

(Reminiscenze da “Amici “ dell’autore? Probabilmente sì)

Nella sala da pranzo comune questa umanità ogni giorno si racconta, si sente meno sola perché le diversità dell’uno si specchiano in quelle dell’altro, si raffigura a modo proprio e cerca di partecipare alla vita collettiva.

E intanto il piano di Luca vira verso il fallimento, producendo l’effetto contrario rispetto a quello sperato.

Lui stesso sente di essere cambiato stando a contatto con emarginati e disadattati, sente di dover affrontare le sue giornate in modo diverso, più umano.

La scoperta delle telecamere, un bambino in arrivo, una nuova misteriosa inquilina, il buon senso e la dolcezza della Carla danno una nuova impronta ad Asfaltilandia, pronto a diventare La Diva, un Boutique Hotel con annesso centro spa.

E’ forse stato il tempo trascorso in comune a tavola, insieme alle piccole vicissitudini quotidiane, a rendere migliore questo gruppo di persone,  a generare un legame che è andato oltre qualsiasi criticità.

Sul concetto individuale di diversità, sul rifiuto dei modelli sociali omologati, sul desiderio di dare spazio alle proprie specificità il racconto di Luca Zanforlin avrebbe certo potuto aprire altri spiragli di riflessione, meno legati all’apparenza e alla superficialità delle diverse realtà.

Magari succederà, nelle prossime puntate del Diversity Hotel.

 Luca Zanforlin, storie di un’umanità variegata e complessaAUTORE : Luca Zanforlin

TITOLO : Diversity Hotel

EDITORE : Mondadori

PAGG. 227      EURO 18,00 (disponibile versione eBook euro 9,99)

 

 

 

 

About Luisa Perlo

Luisa Perlo, Critico Letterario dopo una vita spesa tra i banchi di scuola. Amante dei libri, dei gatti e dei viaggi, considera la lettura lo strumento più efficace per crescere, migliorarsi e trovare il proprio posto nel mondo.

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