Casa dolce casa: difficile credere, dopo aver letto “Urlo nelle tenebre” di Nicoletta Branco, che il vecchio detto funzioni sempre.
La casa come rifugio, come porto sicuro, come metaforico abbraccio consolatorio può lasciare il posto ad un luogo in cui la paura prima e il terrore poi possono diventare i sentimenti predominanti.
Nicoletta Branco ne è certa, dal momento che, insieme al marito Daniele Lionello e ai tre figli ancora piccoli, è stata protagonista di una vicenda che ha deciso di raccontare in un libro a distanza di dieci anni dal suo accadere.
E’ nato così “Urlo nelle tenebre”, che nel titolo stesso richiama quello che fu l’inizio di una vicenda che va oltre i limite del normale, al di là delle giustificazioni scientifiche che si possono dare di un fenomeno, ma non per questo è meno vera per chi l’ha vissuta in prima persona.
Ad oggi, insieme al marito Daniele Nicoletta Branco costituisce il team del PPI, il Paranormal Photography Investigation, che per mezzo di sofisticate apparecchiature studia i fenomeni di psicofonia o metafonia e metavisione, con lo scopo ultimo di fornire una lettura più mirata dei fenomeni paranormali.
Questo specifico interesse non è nato come un hobby per ingannare il tempo, ma è il risultato della vicenda che nel 2011 i coniugi hanno vissuto nella casa in cui si erano da poco trasferiti, in un piccolo paesino molto caratteristico alle pendici del Monte Musinè in Valle di Susa (To).
Nicoletta Branco non è alla sua prima prova da scrittrice: nel 2017 decise di raccontare in un lavoro autobiografico la sua vita di modella, di donna convinta di poter vivere liberamente la propria femminilità, mettendo a nudo vizi e virtù – non molte, per la verità – che si nascondono dietro la realtà patinata dei social.
Pur trattando sempre di esperienze vissute in prima persona, nel secondo libro ci sembra di essere catapultati in un altro mondo, dove lustrini e pailettes hanno lasciato il posto a momenti di profonda angoscia, a conferma del fatto che la vita di Nicoletta, esattamente come la nostra, può essere contraddistinta da cento diverse sfumature, alcune delle quali molto molto cupe.
Nicoletta Branco, la casa degli incubi e non dei sogni
Come affermato dall’autrice, col senno del poi è facile giudicare il passato e pensare che si sarebbero dovute ascoltare le voci interiori, ma quando Daniele e Nicoletta videro la casa in Val Susa dove intendevano trasferirsi non esitarono a considerarla la casa dei sogni, di quelli almeno che in quel momento erano tali.
Sentire un disagio interiore, come una vocina nel profondo che genera dubbi fu percepito come una sciocchezza e ignorato, a fronte dell’entusiasmo del momento: essi stessi e i loro bambini avrebbero cambiato come voluto il loro modo di vivere, a contatto con la natura e in armonia con il mondo.
A distanza di dieci anni da quel momento l’autrice si chiede ancora se furono loro a scegliere la casa o fu la casa stessa a legarli a sé, tessendo intorno a loro la sua rete invisibile.
Se pensiamo a romanzi o film horror scopriamo facilmente che le case hanno un ruolo preponderante, sono spesso luoghi di misteri indicibili, di atti inenarrabili se non a posteriori, mostrano una indiscussa attitudine al protagonismo: ma sono frutto di invenzione, parto di menti sopraffine come, ad esempio, quella di Stephen King, giochi di specchi in cui la maestria sta nel generare sensazioni vere attraverso vicende dichiaratamente false.
La storia di Nicoletta Branco, invece, ha un elemento in più da non scordare, quando si entra nel vivo del suo racconto: nulla è stato da lei inventato, tutto è frutto di esperienza e non di immaginazione e non si vede perché non dovremmo crederle, sebbene scettici nei confronti del paranormale.
Dunque, tutto ha inizio dalla casa dei sogni, in una notte all’apparenza come tante altre: alle 3:31, però, “un urlo surreale ed agghiacciante squarciò il silenzio delle tenebre”, destando di soprassalto Nicoletta e il figlio Simone, gelandoli di paura.
Nessuna fonte apparente può giustificarlo, forse è solo un brutto sogno o forse è qualcosa di peggio, una costante che non abbandonerà più le notti della famiglia.
A ciò si aggiungeranno presto movimenti impossibili di oggetti, porte che si aprono da sé, borse della spesa posate in un luogo e rinvenute in un altro, odori nauseabondi e ineliminabili e un amico nuovo del figlio Simone, Kaby, che nessun altro però riesce a vedere.
Nicoletta Branco sottolinea con forza il fatto che cercarono a lungo di razionalizzare la situazione, di darsi una risposta credibile, rifiutando di mettere in gioco fantasmi, presenze, entità paranormali, ma alla fine dovettero smettere di farlo, sconfitti dall’evidenza.
Ciò che appare, talvolta, è proprio ciò che sembra, anche se è apparentemente inspiegabile.
Nicoletta Branco racconta il parossismo della paura
Gli appassionati di paranormale, giunti a questo punto del racconto dell’autrice, non potranno che fare associazioni tra casi simili, come quello avvenuto in Inghilterra, a Enfield, negli anni 1977/1978.
Ne furono protagonisti una madre divorziata e i suoi quattro figli, soggetti alle bizzarrie della loro casa, che fu visitata da preti, medium ed esperti di simili fenomeni, senza successo.
In quel caso fu come se la casa maledetta ad un certo punto avesse deciso di lasciare in pace i suoi cinque abitanti, pacificandosi: ma furono due lunghi anni di paure, dubbi, indagini e falsificazioni mescolati tra di loro.
Nel caso di Nicoletta Branco i fenomeni si sommano con intensità crescente: le lampadine esplodono, gli apparecchi tecnologici a batterie non funzionano più, le stanze vengono messe a soqquadro.
La stanchezza fisica e l’inquietudine psicologica hanno soppiantato la felicità iniziale successiva al trasloco.
C’è una sola certezza, dopo mesi di fenomeni che si ripetono all’improvviso: il problema non è nella casa, il problema E’ la casa, perché all’esterno di essa la vita dei protagonisti scorre regolare, senza alcun intoppo, è davvero come se la casa stesse dicendo loro che sono ospiti non graditi.
Peggio di ogni cosa è l’urlo: “quell’urlo nelle tenebre faceva gelare il sangue, bloccava il respiro.”
Difficile immaginare che la famiglia potesse ritrovare una anche minima tranquillità, senza farsi ingarbugliare i pensieri dal nulla , un nulla oggettivo, ma devastante nell’animo.
L’accavallarsi di nuovi gravi fenomeni induce la coppia a rivolgersi ad un sacerdote prima e a un esorcista poi, che dichiarano la loro impossibilità ad aiutarli, pur credendo ai loro racconti, dopo aver visitato la casa.
Con lo scorrere delle pagine balza agli occhi una evidente tragica considerazione: di fronte all’irrazionale, a ciò che non rientra nei canoni di normalità e giudizio quotidiano, l’uomo vacilla, perde i suoi punti di riferimento, si fa travolgere da un presente che soffoca il suo quotidiano e lotta con tutte la sue forze per capire, senza volersi arrendere.
Così fanno Nicoletta e Daniele, a lungo, fino ad arrivare alla decisione di abbandonare l’abitazione, trasferirsi altrove per ritrovare una equilibrata serenità.
“Ci allontanammo senza più voltarci…quella casa ci aveva rovinato la vita, ci aveva destabilizzati, aveva spazzato via tutte le nostre certezze ma, ancora non lo sapevamo, ci avrebbe aperto la strada verso un mondo per noi completamente sconosciuto, misterioso ed oscuro… quello del paranormale.”
Di certo esiste la consapevolezza che entrambi hanno di aver veramente vissuto un’esperienza paranormale, accanto ad un’entità indefinita presente nella casa della paura, motivo per cui hanno deciso di dedicarsi allo studio di fenomeni simili, uno studio che li impegna ormai da dieci anni e che essi sono pronti a condividere con chi si senta pronto a credere all’apparentemente incredibile.
TITOLO : Urlo nelle tenebre
EDITORE : PPI
PAGG: 179 EURO 15,90