Stefano Vignaroli, un romanzo storico per raccontare l’Italia rinascimentale
“LO STAMPATORE – Nel segno del leone” è il romanzo storico con cui Stefano Vignaroli conclude la sua trilogia, ambientata nella città marchigiana di Jesi al tempo in cui il Rinascimento italiano andava prendendo forma.
Non era di certo un periodo facile, in un’Italia che tale non poteva essere più definita, se non geograficamente, dai tempi della caduta dell’impero romano d’Occidente, fissata simbolicamente nel 476 d.C.
Terra di conquista, di guerre e di saccheggi prima per i popoli barbari, dai Goti ai Vandali ai Longobardi, poi per gli Stati e gli Imperi d’Europa, come Francia e Impero asburgico, essa era in balia degli eventi e delle decisioni prese da sovrani che nessun interesse nutrivano per la popolazione, confusa e disorientata.
Stefano Vignaroli ha scelto come sfondo del suo racconto i primi anni del XVI secolo, affidando a due personaggi di nobili discendenze, la contessina Lucia Baldeschi e il marchese Andrea Franciolini, il compito di accompagnare il lettore tra intrighi politici, sospette eresie, maneggi militari e storie di donne e uomini semplici, vittime di pregiudizi ed errori dei loro simili.
Per orientarsi nel periodo storico scelto da Stefano Vignaroli, sono necessarie alcune rapide coordinate.
L’Europa del tempo assisteva alla guerra indomita tra due sovrani: Francesco I, re di Francia, e Carlo V, che per discendenza aveva ereditato sia la Spagna e le colonie che stavano nascendo oltreoceano sia il Sacro Romano Impero di nazione germanica.
Tra i due fu guerra senza limiti di tempo, interrotta soltanto alla morte di Francesco I, la cui ossessione fu sempre quella di finire stritolato tra i due territori di appartenenza al suo nemico.
Poiché entrambi nutrivano interessi forti sul territorio italico, la guerra fu portata anche nel nord Italia e a Roma, città che subì un disastroso saccheggio ad opera dei soldati mercenari di Carlo V, i tristemente famosi Lanzichenecchi.
A ciò vanno aggiunte le guerre combattute per motivi religiosi, dal momento che a partire dal 1517 la dottrina luterana era entrata in conflitto con quella cattolica generando l’inizio di massacri compiuti da una parte e dall’altra in nome della religione stessa: proprio a ciò fu dovuto l’inasprirsi delle condanne emanate dalla Chiesa a danno di eretici e streghe (tali o presunti), finiti al rogo dopo inumane torture.
Su questo drammatico palcoscenico europeo si muovono i personaggi del nostro autore, protagonisti di vicende personali e collettive che fedelmente rispecchiano, a seguito di un lavoro di approfondimento storico encomiabile, quanto realmente avvenuto in quegli anni.
Passato e presente si intrecciano nell’espediente narrativo di Stefano Vignaroli
Come già avvenuto nei due precedenti romanzi della trilogia, “L’ombra del campanile” e “La corona bronzea”, il passato viene riportato alla luce grazie a due omonimi discendenti delle antiche famiglie nobiliari, la giovane studiosa Lucia Balleani e Andrea Franciolini, giovane archeologo a lei legato sentimentalmente.
E’ dai loro studi relativi al passato della città di Jesi, costruita sui resti di quella che fu la città al tempo dei Romani, che prendono le mosse le vicende del presente, legate al desiderio di mantenere agibili i percorsi sotterranei che testimoniano la vita degli antenati e rischiano invece di scomparire sotto colate di cemento.
La lotta contro il tempo dei due giovani li porta a scoprire documenti antichi di inestimabile valore, nascosti dove si sperava che nessuno potesse trovarli e finiti sotto i loro occhi attenti di studiosi non certamente solo per una casualità.
Ricostruendone i trascorsi, Andrea e Lucia si imbattono in una raffigurazione che li lascia perplessi: si tratta forse di un leone, ma non è quello rampante simbolo di Jesi, sul cui capo compare sempre una corona bronzea a significare la regalità della città, nella cui piazza principale, sotto una tenda imperiale, nacque nel 1194 l’Imperatore svevo Federico II.
(Proprio la corona in questione è stata al centro delle vicende dei due giovani nel secondo volume della trilogia)
Intorno a questo animale e alla sua aderenza con la realtà si scatenano dubbi e ipotesi ( nel Medioevo i bestiari raffiguravano felini esistenti a fianco di unicorni e sirene, come se tra essi non corresse distinzione), volte a capire la sua origine, il suo significato, il suo legame con il re Esio, mitologico fondatore della città.
Riflessioni e ricerche condotte anche negli anfratti sotterranei, in quello che fu sicuramente l’antico anfiteatro romano di Jesi, confermeranno le origini illustri della città e la sua storia antica, dando anche alla fiera il suo giusto valore.
Cuore e ragione, memoria storica da preservare e implacabile legge di mercato moderna saranno in lotta sino alla fine, in attesa di una soluzione che possa essere soddisfacente per tutti.
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Trattandosi di romanzo storico, l’autore ha doverosamente dedicato al passato la gran parte della sua attenzione, intrecciando le vite di Lucia e Andrea. Essi sono colti nell’atto di sposarsi nella tarda estate del 1523, sotto lo sguardo benevolo di Bernardino, lo stampatore che costituisce un ulteriore elemento di legame nell’ambito della trilogia: ma solo la Contessina si presenta dinnanzi al Cardinal Ghislieri, perché Andrea è stato richiamato ai suoi doveri di Capitano dal Duca Della Rovere, appartenente ad una delle famiglie più importanti del tempo.
La Contessina Baldeschi vede dunque sfumare il suo sogno e si sottomette alle regole del tempo, ben sapendo che la guerra incombe su tutta l’Europa e il ritorno del Marchese non sarà di certo rapido.
Le resta il conforto di due figlie, una sua e una adottata al momento del parto di una povera donna arsa sul rogo come strega.
Ma è una donna forte e combattiva, regge nelle sue mani il comando della città, sa come destreggiarsi tra uomini che non vedono di buon occhio una donna al potere e preferirebbero scalzarla. E’ altrettanto colta e amante degli studi e ciò giustifica la sua amicizia con Bernardino, che ad inizio secolo si trova di fronte un’invenzione straordinaria, quella della stampa a caratteri mobili.
Stefano Vignaroli ha condotto uno studio minuzioso sulla società di quegli anni, sugli usi e i costumi del tempo, tale da garantire un valore aggiunto al suo racconto, che si nutre anche di particolari ai più sconosciuti, come i nomi degli abiti al tempo indossati, descritti con estrema precisione.
Mentre Lucia Baldeschi affronta il presente, segnato spesso dai retaggi di un indelebile oscurantismo medievale, e il futuro, rappresentato nella fattispecie da un progetto ardito che vorrebbe dare a Jesi un porto fluviale che le permetterebbe di sfilarsi dalla sudditanza ad Ancona, il Capitano Franciolini lascia l’Italia per raggiungere i Paesi Bassi, dove è stato inviato a combattere nell’ambito della guerra tra Francesco I e Carlo V, tra cattolici e luterani, tra sostenitori del Pontefice e principi ribelli.
Sono anni in cui è storicamente difficile districarsi tra le innumerevoli alleanze fatte e subito dopo disfatte, tra i passaggi dall’una all’altra fazione dei Signori italiani succubi di una politica dell’opportunismo e di truppe mercenarie capaci di vendersi senza scrupoli al miglior offerente, come aveva sottolineato con forza e rabbia anche Machiavelli.
Di questa storia molte tracce si evidenziano nel romanzo di Stefano Vignaroli, che si trasforma in un grande affresco storico attento alle vicende di tutti gli uomini, grandi e piccoli, poveri o potenti.
Quale sia il destino della coppia vissuta cinquecento anni fa sarà il lettore a scoprirlo, dopo aver seguito Andrea nella sua vita avventurosa, che lo ha portato a conoscere genti, luoghi e abitudini al tempo ignoti ai più. Ha compreso come il pregiudizio sia un pessimo consigliere, come uomini di fama negativa possano trasformarsi in grandi amici, come il tempo trascorso lontano dalla persona amata, senza che di lei nulla sia dato sapere, non spenga i sentimenti profondi.
In conclusione l’autore ci suggerisce di approfondire la conoscenza sul nostro Rinascimento, un periodo straordinario di rinascita culturale che portò l’Italia ad essere ammirata e “copiata” ovunque, anche se in campo politico era priva della forza sufficiente per riscattarsi ed ambire ad un’unità territoriale sotto il comando di un unico sovrano.
TITOLO : Nel segno del leone – Lo stampatore terzo episodio
EDITORE : Independently Published
PAGG. 424, EURO 11,39 (disponibile in versione eBook euro 2,99)