Gli amanti del romanzo storico, il mix di storia e invenzione creato con successo da Walter Scott due secoli fa, conoscono certamente Matteo Strukul, prolifico emulo del suo predecessore scozzese.
Questo genere romanzesco, che tanta fortuna ebbe al suo apparire, essendo spesso pubblicato in forma di appendice ai giornali e quindi rivolto ad un pubblico più ampio di quello degli addetti ai lavori, è arrivato con fortune alterne sino ai giorni nostri. In Italia ha conosciuto un momento di gloria con “Il nome della rosa” di Umberto Eco, che lo ha riportato in auge, ma Guglielmo da Baskerville ha avuto molti eredi nelle pagine, ad esempio, di Sebastiano Vassalli e di Valerio Massimo Manfredi.
Matteo Strukul, personaggio assai eclettico come si può evincere dalla sua biografia, negli ultimi dieci anni si è mosso tra un genere e l’altro, dando vita ad una corposa bibliografia, ma a suo merito va ascritto non solo l’impegno nella scrittura, ma anche quello nella lettura, che gli ha permesso di avere una buona conoscenza di ciò che fu la storia italiana tra Basso Medioevo e Rinascimento e di dedicarsi con passione al genere storico.
Sulla base storica l’autore ha fatto muovere i suoi personaggi, veri o verosimili, in luoghi molto noti sia nel bene che nel male, come la Firenze dei Medici e la Roma della Curia pontificia, tornata nella sua sede dopo i lunghi anni della cattività avignonese.
E così ha avuto origine la tetralogia dei Medici, una serie di quattro romanzi dedicati alla famiglia più significativa di quei tempi, tanto che a Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico fu associata la definizione di “ago della bilancia” nel panorama politico dell’Italia del tempo, frantumata in grandi e piccoli stati.
Ultimo nato, in libreria da poche settimane, è “Inquisizione Michelangelo”, una vicenda in cui il protagonista è Michelangelo Buonarroti, genio indiscusso del Rinascimento italiano, pittore e sculture capace di dar vita ad opere di tale bellezza che ancora lasciano stupefatto chi le ammira, ma anche uomo combattuto e travagliato, forte e sensibile, amato e invidiato dai suoi contemporanei.
Matteo Strukul prende in esame un periodo che alterna buio e splendore, il XVI secolo italiano
Michelangelo nacque nel 1475, pochi anni dopo che, grazie anche a Lorenzo il Magnifico, i cinque grandi Stati regionali italiani avevano firmato una pace tra loro, che avrebbe dovuto garantire alla penisola la possibilità di riprendere l’antico splendore.
Si pensava che i momenti bui, come le lotte intestine e la cattività avignonese della Chiesa, fossero ormai un ricordo, ma in realtà ci si avvicinava all’invasione degli eserciti stranieri in Italia, che, da Carlo VIII in poi, per molti decenni, l’avrebbero trasformata in un campo di battaglia e di conquista.
Buonarroti si affacciò al nuovo secolo, il 1500, avendo già esperienza “di bottega”, quella del Ghirlandaio a Firenze, dove aveva avuto modo di superare ogni aspettativa del suo maestro nei suoi confronti. Perché e come il figlio di una famiglia patrizia fosse finito in una bottega anziché a studiare le lettere antiche era ed è fonte di discussione: forse le peggiorate condizioni della famiglia avevano indotto il padre ad accettare questa situazione, che permise al giovane Michelangelo di far emergere le sue innate abilità.
Si divise tra Firenze e Roma, nella sua lunghissima vita, conoscendo i personaggi più influenti dell’epoca, in particolar modo i Pontefici, assistendo allo scempio operato dai Lanzichenecchi nella città eterna, al diffondersi delle nuove dottrine religiose che dalla Germania, dalla Svizzera e dalla Francia andavano espandendosi in tutta Europa, ma anche alla feroce risposta che ne derivò dalla Chiesa cattolica, con Inquisizione e Controriforma.
Un personaggio dalle tante sfaccettature visse dunque in un tempo in cui i cambiamenti si susseguivano senza sosta, rivelando le debolezze umane e mettendo allo scoperto la fragilità di istituzioni secolari.
Matteo Strukul ha scelto di raccontare in forma di romanzo cinque anni della vita del Maestro, quelli compresi tra il 1542 e il 1547, lasciandosi alle spalle il percorso che gli aveva portato la fama, per soffermarsi invece su un momento difficile, certamente critico, in cui avrebbe potuto perdere non solo il suo successo, ma anche se stesso, a causa del sospetto di eresia.
Erano gli anni in cui la Chiesa si preparava a controbattere le tesi considerate eretiche di Lutero e di Calvino, nonché lo scisma operato dal sovrano inglese Enrico VIII.
I pontefici si sentivano accusati di ogni nefandezza, simonia e concubinato erano solo le più note, ben sapendo che non erano accuse infondate, ma degenerazioni dei principi attuate senza soluzione di continuità dai secoli precedenti (basti pensare a personaggi come Bonifacio VIII o Alessandro VI Borgia).
Perdere i privilegi acquisiti non era pensabile, per cui venne scatenata una vera e propria caccia agli eretici, ai quali toccavano le torture inflitte dal Tribunale dell’Inquisizione, colpevoli o innocenti che fossero, seguite a volte dal rogo purificatore.
Matteo Strokul e Michelangelo Buonarroti
Quello che Matteo Strukul sceglie come base del suo raccontare è un periodo poco noto della vita di Buonarroti e fa riferimento al momento in cui egli si avvicinò ai nuovi credo religiosi, che gli parevano più consoni alla predicazione di Cristo.
Sessantasette anni, alle spalle opere colossali come i dipinti della Cappella Sistina, nel 1542 Michelangelo continuava a lavorare senza sosta ad opere iniziate decenni prima, come il monumento funebre a papa Giulio II Della Rovere, senza sottrarsi a nuovi impegni.
Sebbene avesse compreso da tempo la necessità di lavorare su ispirazione e non su commissione, sovente si trovava a confrontarsi con impegni presi precedentemente e non assolti.
Stabilitosi a Roma e circondato nel suo laboratorio da allievi entusiasti (a questo riguardo Matteo Strukul lascia intendere che l’accusa di omosessualità rivolta al Maestro possa avere un fondamento, per quanto egli abbia tenuto a bada la sue reali passioni, senza mai dichiararle apertamente) Michelangelo poteva contare su una buona amica, la nobildonna Vittoria Colonna, che si era avvicinata ai movimenti religiosi riformatori.
Nelle pagine di Matteo Strukul si assiste agli ultimi anni di questa amicizia, troncata nel febbraio del 1547 dalla morte della donna, non prima che entrambi si fossero interessati alla figura del cardinale Reginald Pole.
Il pensiero di quest’ultimo, unito alla sua nazionalità, avevano però messo in allarme il Pontefice, il quale temeva il diffondersi dei principi sostenuti dal gruppo degli Spirituali, sostenuti da Pole e da Vittoria Colonna, la quale li aveva fatti conoscere al suo amico Buonarroti.
La storia narrata da Matteo Strukul si snoda nei cinque anni in cui a Roma dilagano il sospetto e il tradimento, la collusione e la delazione, portando come risultato un clima di completa sfiducia.
Seguendo l’evoluzione psicologica del protagonista, l’autore costruisce attorno a lui un mondo popolato di gente del popolo e di potenti, tutti schiavi dell’ambizione e del denaro.
Tra questi ultimi c’è il Capitano dei birri del Sant’Uffizio, Corsini, uomo capace di passioni viscerali, ma incapace di sottrarsi alle conseguenze che da esse derivano; ci sono il Pontefice Paolo III, intenzionato a far partire i lavori di un Concilio tra i più importanti della Storia, quello di Trento, con l’intenzione di trovare una soluzione alle questioni dottrinali, e Gian Pietro Carafa, spietato capo dell’Inquisizione romana.
A loro si affiancano figure che vengono dal popolo, come Imperia, passata dalla prostituzione alla imprenditoria, Gramigna, uno dei Lanzichenecchi di Carlo V rimasto alle dipendenze della donna, e Malasorte, una giovane cresciuta nella strada tra furti e concessioni agli uomini, diventata poi utile supporto di Imperia e oggetto del desiderio di Corsini.
Al loro fianco molti comprimari, a cui Matteo Strukul affida il compito di tratteggiare il tempo in cui vivono, un secolo di luci e di ombre destinato a veder fallire tutti i propositi di conciliazione religiosa o politica.
Questo è il meglio che si ricava da questo romanzo storico: un affresco dettagliato e preciso di un’epoca spesso volutamente trascurata, in cui si mossero personalità geniali come quella di Michelangelo Buonarroti, il cui animo combattuto emerge pagina dopo pagina.
“(…) Michelangelo tornò a respirare, e si ricordò di come lo splendore dell’arte potesse imprigionare anche solo una scheggia di divino, facendosi ponte, unico e irripetibile, fra Cristo e gli uomini.”
TITOLO : Inquisizione Michelangelo
EDITORE : Newton Compton
PAGG. 384, EURO 12,00 (disponibile in versione E-book euro 2,99)