Vito Franchini, uomo di legge, ufficiale dei carabinieri attualmente in Africa in missione per conto dell’UE, è anche scrittore, autore di romanzi e di saggi pubblicati come indipendente.
Appassionato di musica e di antropologia, l’autore ha avuto modo negli anni di conoscere la complessità dell’animo umano, le pulsioni che generano atti apparentemente inspiegabili, le drammatiche conseguenze di sentimenti capaci di degenerare a tal punto da diventare strumenti di morte.
Per Vito Franchini il fatto che la realtà superi spesso l’immaginazione nella sua efferatezza non è soltanto un luogo comune, è una verità che ha purtroppo avuto modo di constatare nel corso delle sue indagini e dei suoi percorsi operativi.
Questo pesante bagaglio di esperienza è stato trasposto nel suo ultimo romanzo, “Il predatore di anime”, un thriller che, pur concedendo ampio spazio ai fatti, affida al protagonista il compito non facile di riflettere sulla storia dell’uomo e della sua evoluzione, sul percorso compiuto per arrivare ad essere l’homo technologicus, l’ultima frontiera del sapiens.
Millenni di evoluzioni, prima lentissime e poi straordinariamente rapide, hanno indotto l’essere umano a sentirsi l’unico artefice consapevole del proprio destino, capace di operare scelte razionali a suo esclusivo vantaggio, senza rendersi conto che così non può essere, dal momento che nel nostro dna è scritta la storia di ciò che possiamo essere ed essere diventati.
I personaggi di Vito Franchini sono tutti profondamente umani: alcuni agiscono spinti dalla passione che trasforma l’amore in odio, altri dalla presunta freddezza di chi crede di saper dominare ogni proprio istinto e pensiero, altri ancora dalla capacità di comprendere che li determina, ma tutti indistintamente sono il prodotto finale di un ciclo evolutivo inarrestabile.
Passioni e pulsioni nelle pagine di Vito Franchini
La storia che ci viene raccontata copre un arco temporale di nove mesi e prende le mosse dal ritrovamento dei cadaveri di un uomo e una donna, marito e moglie, forse protagonisti di un suicidio/omicidio o forse vittime di un delitto perpetrato da altri.
Ad indagare sulla vicenda è chiamata Sabina Mondello, commissario di polizia a Roma, ai Parioli, una donna forte, energica, intuitiva, implicata in una storia d’amore col sostituto procuratore Roberto Placido, l’uomo della sua vita, se non avesse una moglie di troppo.
E’ agosto, Roma è una città insolitamente calma, ma le passioni non conoscono stagioni: una prima ricostruzione porterebbe a pensare che si tratti di un ulteriore femminicidio, conclusosi poi col suicidio del marito, spiegabile anche con una denuncia precedente della donna per stalker ai danni dell’uomo.
Qualcosa però non torna, particolari all’apparenza di poco conto ma che non sfuggono all’analisi attenta di Sabina: all’appello mancano un bossolo e il cellulare della moglie, i due coniugi stavano per partire per una vacanza in Croazia e avevano il desiderio di un figlio a breve.
Perché costruire progetti in grande e poi dare e darsi la morte?
Un numero telefonico suscita l’interesse di chi indaga, si tratta di un cellulare che rimanda ad una sconosciuta donna cinese ma in realtà appartiene a Nardo Baggio, operatore Shiatsu con cui si scoprirà che entrambi i coniugi hanno avuto un contatto il giorno della morte.
E’ quindi su di lui che si concentrano le indagini ed è proprio quest’uomo a diventare il protagonista assoluto delle pagine successive.
La morte dei coniugi Brugli, causa scatenante della vicenda, scivola sullo sfondo e verrà risolta compiutamente solo nove mesi dopo, ma sulla scena entra di prepotenza Bernardo Baggio, un uomo prestante, atletico, interessante, abile parlatore dallo sguardo magnetico, di un’eleganza sobria ma efficace, presentatosi spontaneamente a deporre in relazione alla sua conoscenza delle vittime.
Ufficialmente operatore di medicina olistica con fare da guru, capace di anticipare le stesse domande di Sabina durante il colloquio in commissariato, intercettato telefonicamente si rivela ben altro: a giudicare dai riscontri, è un uomo impegnato a difendere con freddezza e precisione tutte le donne vittime di stalker che si rivolgano a lui, come un novello Batman.
Nel momento in cui Sabina viene informata da Roberto del fatto che sua moglie è in attesa del secondo figlio, notizia che la sconvolge profondamente e la induce a interrompere ogni contatto con lui, inizia ad essere vittima di atti estremi di stalkeraggio, che minano la sua stabilità emotiva al punto da indurre i suoi superiori a toglierle la direzione del commissariato.
Travolta dagli eventi, dagli errori commessi nell’indagine, dai sentimenti calpestati da Roberto, Sabina decide di avventurarsi su un campo a lei sconosciuto, la conoscenza di una persona come Nardo Baggio, lontanissimo dai principi e dalla filosofia che ispira l’attività della polizia, sebbene avente il medesimo fine, garantire la salute fisica e psichica delle donne ridotte a vittime impotenti.
Sabina e Nardo, l’attrazione dei poli opposti
Avvicinatasi a lui con l’abito mentale del commissario, ben presto la donna lo depone, ammaliata dalla forza del pensiero dell’uomo che Vito Franchini definisce un predatore di anime.
Nardo Baggio trascorre il suo tempo offrendo protezione alle donne, punendo gli uomini che hanno trasformato l’amore in violento possesso, ma ricorre a metodi che la polizia di certo non potrebbe approvare.
Sabina è combattuta tra la poliziotta che è stata sino al giorno prima e la donna delusa e vittima incolpevole che è diventata: ma non ci vuole molto prima che il fascino di Nardo la avvolga nelle sue spire e la induca ad aiutarlo nelle sue azioni.
Il senso della giustizia ufficiale soccombe talora sotto i metodi ingiustificabili dell’uomo, che però hanno una conseguenza positiva, il ritorno alla vita delle donne perseguitate.
Inizialmente agli antipodi, Sabina e Nardo diventano col passare dei giorni sempre più intimi, legati da uno scopo comune e dalla capacità di bilanciare le diverse abilità in loro possesso.
Ma ciò che incanta Sabina è la capacità dell’uomo di riflettere su ciò che l’essere umano è diventato in seguito a millenni di trasformazioni, senza riuscire a sottrarsi agli impulsi più primitivi.
Con Nardo Vito Franchini affonda la sua scrittura nell’antropologia a lui ben nota, richiama al lettore concetti costruiti faticosamente nel tempo dopo la rivoluzione darwiniana, sottolinea come tutto possa essere riconducibile al passaggio dalla scimmia all’ominide e poi all’homo, chiamato la scimmia nuda.
L’evoluzione in questione ha coperto millenni di cui sappiamo pochissimo e molto ipotizziamo, ma certamente le trasformazioni più evidenti sono state quelle dell’istituzione dei gruppi sociali, delle regole e della lingua per esprimerle.
Ma in fondo, secondo Nardo Baggio, l’uomo non è altro che una scimmia nuda e si comporta di conseguenza: come nel paleolitico, pretende di avere il controllo sulla donna, sulla procreazione dei figli, sul sesso che esercita come un suo diritto.
Gli uomini violenti sono scimmie nude scaraventate nel presente senza i mezzi per affrontarlo, capaci di attivare la parte basica del loro cervello ma non quella evoluta quando sentono sfuggire la loro proprietà, la donna che non li vuole più.
Nardo non crede nell’amore, ritiene sia un sentimento “sociale” volto alla creazione dei concetti forzati di famiglia, di monogamia, di fedeltà, che non appartengono alla natura animale: è invece il sentimento ancestrale della paura che muove le azioni degli uomini, che stimola i loro comportamenti.
La collaborazione “professionale” tra Nardo e Sabina viene rafforzata dai sentimenti che lei prova verso un uomo così intrigante, ma lui non ha dubbi, non è amore, perché l’amore non esiste.
Vito Franchini sembra avere accantonato la soluzione del caso che ha dato il via alla parte più corposa del suo racconto: sembra, ma ovviamente non è.
Il percorso compiuto da Sabina, le tante lezioni impartitele dal guru hanno una conclusione inaspettata: proprio grazie alla persona che è diventata, le si fa chiaro nella mente il reale svolgimento dei fatti che hanno portato alla morte dei coniugi Carlo e Gaia Brugli, tutti i tasselli si sistemano e l’impianto finalmente regge, in un finale che sorprende il lettore.
In fondo, siamo soltanto scimmie nude, questo è l’assunto base da comprendere, ma il riconoscerlo non ci rende né diversi né migliori, nemmeno se a muoverci è la volontà di ristabilire il senso della giustizia.
TITOLO : Il predatore di anime
EDITORE : Giunti
PAGG. 396 EURO :16,90 (disponibile versione eBook euro 10,99)