Esiste la possibilità di ridurre la fibrosi cardiaca e, di conseguenza, i casi di insufficienza cardiaca.
È quanto stabilisce uno studio multidisciplinare condotto dall’Unità di Ingegneria Tissutale del Centro Cardiologico Monzino di Milano, a cui ha partecipato un team di bioingegneri del Politecnico di Torino.
“Comprendere i meccanismi cellulari alla base dello scompenso cardiaco risulta fondamentale per lo sviluppo di farmaci innovativi in grado di contrastare l’avanzamento della fibrosi e di ripristinare la funzionalità cardiaca”, spiegano i membri del team di ricerca del Politecnico.
Cos’è lo scompenso cardiaco?
Lo scompenso cardiaco è una condizione o un gruppo di sintomi correlati all’incapacità del cuore di pompare quantità di sangue sufficienti per far fronte alle necessità dell’organismo.
Quindi, il cuore non riesce a soddisfare il fabbisogno di sangue di tutti gli organi.
Questa patologia origina da un eccesso di fibrosi del muscolo cardiaco, che ne altera il suo normale funzionamento.
Inoltre, lo scompenso cardiaco è la principale causa di ricovero ospedaliero ed è caratterizzato da un’elevata mortalità.
Cos’è la fibrosi?
Per fibrosi si intende l’anomala formazione di tessuto connettivo-fibroso in un organo, in una porzione di un organo oppure in un particolare tessuto del corpo.
I processi di fibrosi alterano l’architettura e, conseguentemente, anche la funzione dell’organo o del tessuto che colpiscono.
La fibrosi può essere il risultato:
- di uno stato patologico, che comporta la deposizione insolita di tessuto connettivo-fibroso (fibrosi patologica)
- oppure può essere l’effetto dei normali meccanismi di cicatrizzazione, che s’innescano in un organo o in un tessuto, in occasione della guarigione da una lesione o un danno (fibrosi cicatriziale).
Cos’è la fibrosi cardiaca?
La fibrosi cardiaca si caratterizza per la presenza di tessuto connettivo-fibroso a livello del miocardio.
In genere, nella fibrosi cardiaca, il tessuto cicatriziale compare a causa di sofferenza cardiovascolare, come per esempio: ipertensione, coronaropatia, infarto del miocardio.
Chi soffre di fibrosi cardiaca presenta un cuore in cui la muscolatura è più rigida e meno contrattile e in cui le valvole cardiache sono meno efficienti.
Questo ha un effetto negativo sulla funzione di pompa del sangue, svolta dall’organo interessato.
Responsabile di:
- dispnea (mancanza di fiato)
- tosse persistente
- stanchezza ricorrente
- perdita di peso.
La fibrosi cardiaca può portare all’instaurarsi di uno stato di insufficienza cardiaca.
Fibrosi cardiaca: l’obiettivo dello studio
L’obiettivo dello studio è stato quello di valutare il ruolo degli stimoli meccanici nel rimodellamento cellulare in soggetti affetti da fibrosi cardiaca.
La ricerca ipotizza infatti che la comparsa di fibrosi possa essere causata dalla risposta delle cellule a particolari stimoli meccanici.
I ricercatori hanno utilizzato tecniche di imaging e metodi molecolari per la valutazione della deformazione cellulare.
In particolare, il team del Politecnico ha svolto le analisi quantitative su modelli murini e su cellule cardiache umane.
Il lavoro ha portato alla scoperta di un meccanismo in grado di ridurre la fibrosi attraverso l’inibizione degli stimoli meccanici sulle cellule cardiache, prevenendo così la progressione dello scompenso cardiaco.