Una fotografia della cecità legale. A Firenze, durante il congresso internazionale FLOREtina 2015, in corso fino al 13 dicembre, sono stati presentati i dati preliminari dell’Osservatorio italiano sui costi legati a tale problematica. Se ne è occupato il Centre for economic and international study (Ceis) della facoltà di Economia dell’Università di Roma “Tor Vergata”.
Si tratta, per la prima volta nel nostro Paese, di un’analisi sul numero complessivo di prestazioni erogate e costi associati per le patologie oculari e, nello specifico, per le maculopatie. L’osservatorio analizza l’impatto previdenziale e assistenziale della cecità evitabile, al fine di supportare gli esperti nel miglioramento di prevenzione, diagnosi e cura delle patologie oculari.
Cecità legale, la parola agli esperti
Francesco Saverio Mennini, direttore della Economic evalutation and Hta (Eehta), Ceis, Facoltà di Economia, Università Tor Vergata, Roma e Kingston university (Londra), si è espresso in questo modo: “Abbiamo analizzato le prestazioni fornite ai ciechi civili (assoluti, ovvero con residuo visivo pari a zero in entrambi gli occhi, e ciechi parziali o ventesimisti, cioè con residuo visivo non superiore a un ventesimo in entrambi gli occhi)”.
Cecità legale, che cosa si evince dai numeri
Continua Francesco Saverio Mennini: “Dall’analisi dei numeri fin qui elaborati, si evince che l’Inps eroga per le pensioni un numero di prestazioni pari a 100.000 ogni anno con un importo per paziente di circa 3.300 euro l’anno, mentre per le indennità si registra un totale di 125.000 prestazioni, con un importo annuo per singolo paziente pari a circa 6.000 euro. Il valore complessivo delle prestazioni Inps per i pazienti ciechi civili ammonta così a circa 1 miliardo di euro l’anno”.
Cecità legale, pensioni e indennità
Tanto per le pensioni, quanto per le indennità, è visibile un andamento crescente, significativo per la degenerazione maculare senile: parliamo della causa principale di cecità legale e di ipovisione tra gli ultrasessantenni nei Paesi industrializzati. Fortunatamente oggi, a differenza di quel che accadeva in passato, abbiamo soluzioni terapeutiche valide: possiamo evitare che si arrivi a gravi livelli di ipovisione, tali da richiedere indennizzi.
Cecità legale e degenerazione maculare, le terapie
Francesco Bandello, direttore di una clinica oculistica, Università vita salute, presso l’Istituto scientifico San Raffaele di Milano, ha affermato: “Le terapie anti-Vegf (Vascular endothelial growth factor: si tratta di cure che contrastano la crescita anomala di vasi capillari, ndr) hanno cambiato considerevolmente il trattamento della degenerazione maculare senile, dimostrando di migliorare in percentuali altamente significative la visione dei pazienti, rallentando la progressione della patologia. Affinché possano dare risultati ottimali, queste terapie richiedono un intervento tempestivo e continuativo nel tempo.”
Preservare, o anche migliorare, la capacità visiva dei pazienti è possibile grazie a terapie innovative. Sarà forse possibile contenere l’impatto socio-economico delle patologie oculari, che oggi è altamente significativo, soprattutto a beneficio dello stato di salute dei pazienti. Per fare ciò, bisogna agire su tempestività di diagnosi, presa in carico del paziente e aderenza alla terapia.
Cecità legale, un nuovo studio
Stethos ha curato uno studio, al fine di porre sotto monitoraggio il percorso dei pazienti all’interno dei centri specializzati.
Secondo Giovanni Staurenghi, direttore della clinica oculistica dell’Ospedale Luigi Sacco, Università degli Studi di Milano, “Dall’analisi effettuata su 227 Centri Specializzati nel trattamento delle patologie della retina sull’intero territorio nazionale, emerge un’attesa media pari a quasi 2 mesi tra la prenotazione e la prima visita, quando il tempo massimo non dovrebbe superare una settimana. Ulteriore tempo prezioso viene perso anche alla prima visita: solo il 6,2% dei Centri effettua gli esami diagnostici di base in occasione della prima visita; la maggioranza dei Centri rimanda gli esami a un secondo appuntamento in media, dopo altre 3 settimane”.
Costi diretti per la cecità
I costi sanitari diretti per la cecità sono pari a circa 400 milioni di euro annui. Si aggiungono quelli legati alla perdita di produttività, per ulteriori 300 milioni di euro l’anno. Se li sommiamo all’impatto in termini di prestazioni assistenziali e previdenziali Inps rilevato per la prima volta, appare chiaro che queste patologie gravano sul welfare Italiano. Così conclude il professor Mennini: “Alla luce di quest’analisi emerge come politiche sanitarie corrette e indirizzate all’appropriatezza terapeutica possano portare a un miglioramento, in primo luogo, dello stato di salute dei pazienti coinvolti e conseguentemente a una riduzione della spesa pubblica a un triplice livello: sanitario, previdenziale e sociale”.