Gli Omega-3: integratori alimentari o farmaci? Cos'è meglio?

Gli Omega-3: integratori alimentari o farmaci? Cos’è meglio?

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 hanno ormai un ruolo ben noto nella prevenzione di molti problemi cardiovascolari. E visto che l’organismo non ne produce, è necessario introdurre gli Omega-3 nella dieta, in quanto considerati assolutamente indispensabili per prevenire situazioni altrimenti molto pericolose.

Gli omega-3 sono presenti quindi in alcuni alimenti, che dovrebbero essere consumati abitualmente. Ma in caso non sia possibile possono essere assunti sia come integratori alimentari che come farmaci. E se molti pensano che sia la stessa cosa, occorre chiarire i differenti ruoli di queste sostanza, in modo da fare scelte consapevoli e responsabili.

Come si è capito che una dieta ricca di Omega-3 è utile alla prevenzione di certe malattie cardiovascolari?

Su molti studi fatti, anche a distanza di tempo, si vide subito che tra gli Eschimesi della Groenlandia, le malattie cardiovascolari erano piuttosto rare. E queste popolazioni praticamente si nutrono solo di pesce. Si è verificato inoltre che con una dieta considerabile a basso rischio, composta, cioè, da pesce e da alimenti come frutta, latticini magri, cereali integrali, verdura e legumi, il rischio di malattie cardiache, compresi certi eventi spesso nefasti, come l’infarto, si riducono di oltre il 15%

Quindi il comune denominatore di questi regimi alimentari è il pesce?

Certamente si. Non a caso, l’American Heart Association (AHA) ha ribadito la raccomandazione di includere almeno due porzioni di pesce a settimana all’interno di una dieta finalizzata alla riduzione di eventi cardiaci. Il risultato è dato proprio dall’assunzione regolare di Omega-3, che in quanto antiaritmici, ipotrigliceridemizzanti, antitrombotici e antinfiammatori” hanno un ruolo di grandi preventori di molte malattie e patologie dell’apparato cardiovascolare.

Per vari motivi, però, non tutti possono introdurre il pesce nella loro dieta in modo così regolare e in quantitativi così importanti. Ecco quindi gli integratori alimentari e i farmaci.

Esatto. Ma occorre fare chiarezza anzitutto sul fatto che gli integratori alimentari hanno generalmente una quantità inferiore di Omega-3 rispetto ai farmaci; quindi, gli integratori possono semmai servire a dare un piccolo aiuto nel mantenimento di uno stato di benessere, quando presente. Difatti, non ci sono studi seri che abbiano riscontrato una significativa riduzione del rischio cardiovascolare nei consumatori abituali di questi integratori. In pratica, nessun integratore può sostituire una dieta equilibrata con cibi ad alto contenuto di Omega-3, anche se certe campagne pubblicitarie sembrerebbero asserire il contrario.

Rimangono quindi i medicinali?

Rimangono i medicinali, che, in quanto tali, sono gli unici che hanno proprietà terapeutiche accertate (e certificate) in grado di prevenire problemi all’apparato cardiocircolatorio. Non solo; alcuni di questi farmaci hanno anche un costo più contenuto rispetto ad alcuni integratori alimentari.

Cosa possiamo dire, relativamente alle proprietà terapeutiche accertate?

Uno studio internazionale, il GISSI-HF3, ha accertato che anche lo scompenso cardiaco potrebbe essere una condizione clinica che può giovare di un trattamento con omega-3. Lo studio ha dimostrato che la somministrazione farmacologica a lungo termine di Omega-3 riduce la mortalità per tutte le cause determinate da problemi cardiovascolari; non solo: diminuisce anche la frequenza di ricovero per pazienti affetti da scompenso cardiaco, una sindrome in crescita costante negli ultimi decenni, visto che aumenta l’età media della popolazione.

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