La mente di un moscerino è stata usata per una passeggiata tra i neuroni.
Il dialogo tra questi ultimi è stato evidenziato grazie a molecole fluorescenti. A questo proposito è stata utilizzata una tecnica di indagine sviluppata da uno studioso italiano trasferitosi negli Stati uniti: parliamo di Marco Gallio, neurobiologo della Northwestern university, che si trova nell’Illinois. Ha pubblicato la ricerca la rivista Nature communications.
Possono essere in tal modo chiariti i dubbi in merito ai processi computazionali che caratterizzano ogni cervello: anche quello umano, avvolto nel mistero.
Parliamo di un progetto di ricerca enorme: si chiama “cervello”, cioè Brain (Brain research through advancing innovative neurotechnologies) e ne è promotore il presidente statunitense Barack Obama.
Nella mente di un moscerino, la parola all’esperto
Marco Gallio si è espresso in questo modo: “La maggior parte della computazione cerebrale avviene a livello delle sinapsi, giunzioni con le quali i neuroni parlano fra loro. La nostra tecnica ci offre un ventaglio di opportunità per vedere quali sinapsi sono coinvolte nella comunicazione durante una particolare esperienza sensoriale o un comportamento”. Esperienza che hai, sinapsi coinvolte che trovi.
Nella mente di un moscerino, come si è svolta la ricerca
Tre molecole fluorescenti sono state protagoniste di questa analisi: una blu, una verde e una gialla. Sono state definite in modo da essere prodotte dai neuroni del moscerino della frutta a ogni attivazione di una sinapsi nel circuito nervoso della vista, dell’olfatto o della sensibilità termica. Una volta emesso, il segnale luminoso è rimasto attivo per ore: in tal modo, gli studiosi hanno potuto svolgere al microscopio esami dettagliati.
L’attività cerebrale dell’insetto è stata messa in luce, è proprio il caso di dirlo, nei primi esperimenti, in corrispondenza di determinate esperienze. Si è capito, per esempio, se in precedenza l’esserino aveva annusato una banana o un fiore di gelsomino.